La guerra nella storia
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Manifesto di propaganda a favore della marina da guerra tedesca.

Nel 1919, il Trattato di Versailles vietò alla Germania di possedere armi pesanti (cannoni, aeroplani, carri armati) e impose che l’esercito tedesco non potesse superare i 100 000 effettivi. Allo stesso modo, la Germania non avrebbe dovuto possedere una vera flotta da guerra bensì, al massimo, un numero limitato di navi, capace di svolgere un ruolo di guardia costiera.
Nel febbraio 1922, la Germania cercò di aggirare i divieti del Trattato di Versailles stipulando con l’Unione Sovietica il trattato di Rapallo: un accordo che prevedeva non solo l'attivazione di un regolare commercio fra i due paesi, ma anche (e soprattutto) l’impegno della Germania a non partecipare ad un’eventuale futura crociata antibolscevica delle potenze capitaliste, impedendo il passaggio delle loro truppe sul suo territorio. Inoltre, una clausola segreta dell’accordo prevedeva che all’esercito tedesco fosse concesso di addestrarsi clandestinamente in territorio russo con tutte quelle armi moderne (carri armati, artiglieria pesante, aviazione) che il trattato di Versailles aveva vietato alla Germania di possedere. In URSS, il principale sostenitore della collaborazione militare russo-tedesca fu il generale Michail Tuchacevvskij, il quale aveva precocemente intuito che la guerra del futuro sarebbe stata decisa dalle macchine, più che dagli uomini. Nel 1931, Tuchacevskij convinse anche Stalin dell’importanza di potenziare l’apparato militare sovietico e fu posto a capo di un grandioso progetto per la produzione su vasta scala di carri armati e aeroplani; nel 1937, però, Tuchacevskij sarebbe stato arrestato e fucilato, nell’ambito della grande purga che coinvolte moltissimi generali dell’Armata rossa.
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