I volti del potere
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Lenin, intento a leggere nel suo studio, in un quadro degli anni Venti del Novecento.

Al congresso del 1903, il Partito socialdemocratico russo, di ispirazione marxista e membro della Seconda Internazionale, si divise in due correnti. A fronte di una tendenza risultata in un primo tempo minoritaria (e per questo chiamata menscevica), stava l’agguerrita corrente dei cosiddetti bolscevichi ( bolshe = più grande). Mentre i primi incarnavano il marxismo ortodosso, e quindi prevedevano tempi molto lunghi per la rivoluzione proletaria, i bolscevichi erano più radicali e disponibili a soluzioni rivoluzionarie più decise.
La spaccatura era nata a proposito della struttura da dare al partito; poiché miravano, come primo obiettivo, al raggiungimento di una democrazia parlamentare pienamente realizzata (sul modello occidentale), i menscevichi propendevano per un partito ampiamente ramificato, di massa, che costituisse soprattutto un efficiente strumento elettorale una volta che le condizioni russe fossero mutate e fossero state indette libere elezioni. I bolscevichi, all’opposto, erano favorevoli a un partito elitario, composto da un numero ristretto di militanti quanto mai impegnati e determinati. Anzi, come nelle società cospirative del XIX secolo, il nucleo dirigente doveva essere formato da veri e propri rivoluzionari di professione. All’interno del partito, poi, doveva esistere una ferrea disciplina, che solo fino ad un certo punto poteva coniugarsi col dibattito e la critica: dopo che la direzione aveva preso una decisione, tutti i militanti dovevano rispettarla, pena l'espulsione.
Lenin
Lenin, la guida della rivoluzione
Il leader e le masse nei regimi totalitari
Lenin
Lenin oratore
Lenin impartisce istruzioni
Lenin e i vertici dell'Armata rossa
Comizio di Lenin