L’invasione tedesca della Polonia avvenuta il 1° settembre 1939, segnò l’inizio della Seconda guerra mondiale. L’avanzata nazista sembrò all’inizio inarrestabile. Nel giugno 1940 anche l’Italia entrò in guerra, quando ormai in Europa solo la Gran Bretagna continuava a resistere alle aggressioni della Germania. L’ingresso nel conflitto degli USA nel 1941 e la decisione di Hitler di invadere l’URSS, avrebbero però ribaltato le sorti del conflitto. Tra il 1942 e il 1943 le forze dell’Asse iniziarono a perdere posizioni su tutti i fronti. Gli Alleati avanzarono: l’8 maggio 1945, ormai allo stremo, la Germania firmò la sua resa incondizionata.
Mentre il Centro-Nord della penisola era occupato dalle forze tedesche, circa 200 000 partigiani si ritirarono sulle montagne, dove organizzarono azioni di guerriglia armata, mossi da un desiderio di libertà e di giustizia. Erano divisi da opinioni diverse sul futuro da dare all’Italia, ma condividevano un principio di fondo: per restituire onore e dignità a un Paese distrutto dal fascismo, occorreva coinvolgere attivamente il popolo nella guerra di liberazione condotta dall’esercito anglo-americano, in risalita dal Sud.
Il tragico paradosso di Auschwitz consisteva anche in questa scritta, che campeggia tuttora all’ingresso del campo della morte. “Il lavoro rende liberi” doveva rassicurare i prigionieri circa le intenzioni degli aguzzini nazisti ed evitare di insospettire i civili su ciò che realmente accadeva nei campi. I capi nazisti avevano coscienza dell’enormità del massacro che, per loro responsabilità, si stava consumando a danno di milioni di innocenti; ma non deviarono di un millimetro dall’obiettivo prefissato, ovvero sterminare un intero popolo. Solo così, nella loro follia, si poteva «rigenerare» l’umanità.
Finita la Seconda guerra mondiale, non cessarono le divisioni e le ostilità. La contrapposizione – militare, ideologica, economica – tra le due «superpotenze», USA e URSS, e i Paesi «satelliti» a loro collegati, generò nel mondo un clima di scontro, nutrito degli stessi ingredienti (corsa agli armamenti, spionaggio, propaganda) che caratterizzano le fasi belliche. La guerra, però, rimase fortunatamente «fredda», perché le armi dei due contendenti, se fossero state usate, non avrebbero avuto altro effetto che quello di distruggere il mondo.