VIAGGIARE AL TEMPO DI PAOLO
Al tempo di Paolo, una rete di collegamenti stradali e marittimi, al cui centro era Roma, rendeva rapidi e facili gli spostamenti da una parte all’altra dell’Impero. Paolo e gli altri apostoli poterono usufruirne con grandi vantaggi.
Già un secolo prima di Paolo il sistema viario romano era imponente. Nato a poco a poco per necessità militari, continuò a svilupparsi fino a raggiungere ai tempi di Diocleziano 78 000 km! Le strade, costruite con la caratteristica pavimentazione a lastroni di pietra e larghe m 4,80 (secondo una legge romana del V secolo a.C.), erano attrezzate con vari servizi essenziali.
Si potevano trovare le: • mansiones: stazioni per i servizi pubblici, la posta, i funzionari statali, ecc. • mutationes: stazioni per il cambio dei cavalli e per le riparazioni dei carri; • stationes: posti di sorveglianza con una guarnigione di soldati; • tabernae: locande con piccole stanze per i viaggiatori e stalle per le bestie.
Si garantiva così anche ai viaggiatori non ricchi una certa sicurezza. Sorprese e pericoli d’ogni genere erano però all’ordine del giorno, soprattutto nelle valli e sulle montagne selvagge (cani, lupi, imboscate, ecc.). Fuori città, nelle direzioni secondarie, spesso le strade erano piste piuttosto strette.
C’erano mezzi di trasporto che coprivano le distanze in un tempo ragionevole: da Efeso all’Eufrate si impiegavano 35 giorni a piedi, 30 con carro e cavalli, 21 con il cursus publicus: il servizio veloce dello stato. La gente però come Paolo viaggiava abitualmente in comitiva, a piedi, col bagaglio sui muli; le tappe giornaliere erano di 25 miglia circa (37 km).
Molti erano i collegamenti estivi veloci che trasportavano a Roma per mare ogni tipo di merce, con navi anche grandi: un traffico senza precedenti nella storia. Le navi andavano di solito a vela e il tempo in cui si percorrevano le distanze dipendeva dal vento e dalla perizia dei marinai. Da novembre a febbraio non ci si metteva in mare se non con grossi rischi, così come accadde per la nave di Paolo quando venne imbarcato per Roma: «La nave fu travolta e non riusciva a resistere al vento: abbandonati in sua balìa, andavamo alla deriva» (At 27,15). Nella bella stagione invece, soprattutto se favoriti dall’assenza di guerre e brigantaggi, erano moltissimi quelli che viaggiavano: uomini politici e governatori di province, militari e commercianti, filosofi e artisti, atleti e turisti. In tal modo si moltiplicavano i contatti fra le popolazioni di origine diversa e l’Impero diventava qualcosa di più di un fatto amministrativo e politico.
Nelle condizioni di allora, sicuramente i viaggi di Paolo furono una vera e propria fatica. Lui stesso così li ricorda: «spesso in pericolo di morte…, tre volte ho fatto naufragio, ho trascorso un giorno e una notte in balìa delle onde. Viaggi innumerevoli, pericoli di fiumi, pericoli di briganti…, pericoli nel deserto, pericoli sul mare…, disagi e fatiche, veglie senza numero, fame e sete, frequenti digiuni, freddo e nudità» (2 Cor 11,23-27).
Adattato e ridotto da A. Ranon, San Paolo vita e lettere, Ed. Messaggero
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