La colonna della flagellazione
Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio e io non ho opposto resistenza, non mi sono tirato indietro. Ho presentato il dorso ai flagellatori, la guancia a coloro che mi strappavano la barba.
Isaia 50, 5-6
Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia, era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima. Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato. Egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti.
Isaia 53, 3-5
Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare.
Giovanni 19, 1
Presso i romani era prassi comune che prima della crocifissione i condannati fossero sottoposti alla flagellazione. A frustare i condannati erano i
lictores, soldati armati di fruste formate da funicelle di cuoio alle cui estremità erano fissate piccole schegge di metallo, di osso o palline di piombo. Il condannato veniva legato a una colonna o a un palo e i
lictores si alternavano nell’infliggere i colpi. Lo scopo del supplizio, dolorosissimo, era quello di prostrare fisicamente la vittima in modo da rendere la crocifissione più breve (il condannato moriva prima) ma anche molto più dolorosa.