Adamo ed Eva (1)
Adamo ed Eva sono raffigurati giovani e belli (simbolo dell’innocenza originaria), ma già inclini a cedere alla tentazione indotta dal serpente, che segnerà la loro condanna.
Notiamo tuttavia che Michelangelo si prende alcune “libertà” rispetto al testo della Genesi. Innanzitutto Adamo è proteso a cogliere direttamente il frutto, anziché riceverlo da Eva. Inoltre è evidente l’innaturalezza dei pugni semichiusi dei progenitori: il gesto più ovvio di chi prende o riceve qualcosa è quello di aprire la mano. È come se l’artista volesse sottolineare una sorta di “parità” tra Adamo ed Eva nel commettere il Peccato, contrariamente al testo biblico, che recita: «[Eva] prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito», un Peccato, in un certo senso, più “voluto” dai progenitori che “indotto” dal serpente.
C'è poi quel tronco secco cui è appoggiata Eva, di cui la Genesi non parla: una sorta di “doppio” dell’albero della vita. Il messaggio è chiaro: a causa della disobbedienza, il corpo di Eva fa seccare l’albero, perché con il Peccato la morte (prima d’allora ignota nel giardino dell’Eden) fa la sua irruzione nella storia. Con il sacrificio di Gesù, un nuovo albero (cioè la croce) si porrà all’origine della resurrezione dell’uomo. Michelangelo riprende questo piccolo tronco disseccato e contorto da una sua opera giovanile, la notissima Pietà, nella quale il piede di Gesù si appoggia a un piccolo tronco spezzato, quasi uguale a quello dell’affresco.