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Chiesa di San Salvatore alle Coppelle

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Le origini della chiesa risalgono all’XI secolo, poi (sec. XV) fu affidata alle cure dell’Università dei Sellai, che vi rimasero per tre secoli, in seguito fu concessa alla gestione della Confraternita del SS. Sacramento della Divina Perseveranza, che forniva assistenza a pellegrini e forestieri che si ammalavano nelle locande limitrofe.
Nel 1914 è diventata chiesa nazionale romena e al suo interno la messa viene ancora oggi officiata in rito orientale bizantino-romeno.

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La chiesa, che ha una facciata molto semplice, vanta origini molto antiche. Fu, infatti, costruita nell'XI secolo su una chiesa preesistente intitolata a San Salvatore de Pietate, venne poi riconsacrata nel 1196, dopo un restauro, da Celestino III (1106 circa-1198) con il nome di San Salvatore alle Coppelle. La tradizione vuole che la prima struttura fosse stata edificata sulla casa di una nobildonna romana, Santa Abbasia, che aveva lasciato in beneficenza le sue proprietà.

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L’interno è diviso in tre navate e vi si possono notare: a destra l’epigrafe che ricorda la consacrazione da parte di Celestino III (1106-1198) nel 1195; nella navata centrale l’iconostasi con l’Ultima Cena e figure di santi; sulla parte di fondo della cappella della Vergine un frammento affrescato risalente al Trecento di una Dormitio Virginis molto rimaneggiata.

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L’iconostasi, parete coperta interamente da icone, separa il presbiterio dalla navata ed è una caratteristica delle chiese ortodosse. Nella chiesa le funzioni liturgiche, infatti, seguono il rito orientale: da più di cento anni, San Salvatore alle Coppelle è il punto di incontro della comunità greco-cattolica romena, oltre a essere la chiesa nazionale della Romania.

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Ancora visibile sul fianco sinistro della chiesa, si trova una lapide a forma di buca per lettere che invitava chiunque ospitasse forestieri a depositare un biglietto per denunciare i casi di malattia tra i pellegrini ospitati. La particolare cassetta postale risale al Giubileo del 1750, quando la maggiore affluenza di pellegrini rese probabilmente più pressante il problema di proteggere i visitatori e di tenere sotto controllo i focolai di epidemie.