Annunciazione
Marco Palmezzano (1460-1539)
Annunciazione, 1495-1497 ca.
Forlì, Pinacoteca Civica

Nicolas Poussin
Il fatto
Con Annunciazione si intende l’annuncio della prossima nascita di Gesù, fatto a Maria dall’arcangelo Gabriele. L’evento ha luogo a Nazaret, nella casa di Maria, e la data è convenzionalmente fissata al 25 marzo, nove mesi esatti prima del Natale, in quanto l’Annunciazione coincide con il concepimento miracoloso di Gesù.
La parola
Dal Vangelo di Luca (1,26-37)
«L’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: “Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te”. A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L’angelo le disse: “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine”. Allora Maria disse all’angelo: “Come è possibile? Non conosco uomo”. Le rispose l’angelo: “Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio”. Allora Maria disse: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”. E l’angelo partì da lei.»
Approfondimento
Marco Palmezzano (1460-1539)
particolare dell'Annunciazione, 1495-1497 ca.
Forlì, Pinacoteca Civica
La chiesa dal campanile quadrato sulla collina, proprio sopra le pagine del libro e accanto alla mano aperta di Maria, allude alla figura del corpo di Cristo in quanto “tempio ricostruito”, come si può leggere nel Vangelo di Giovanni (2,13-22). «Era prossima la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio i venditori di buoi, di pecore e di colombe e i cambiavalute seduti, e fattasi una frusta di funicelle scacciò tutti dal tempio, pure le pecore e i buoi, disseminò il denaro dei cambiavalute, rovesciò i banchi e disse ai venditori di colombe: “Portate via questa roba di qui e non fate della casa del Padre mio una casa di mercato”. Si ricordarono i suoi discepoli che sta scritto: Lo zelo della tua casa mi divorerà. Gli risposero allora i Giudei e gli domandarono: “Quale segno ci mostri per agire così?”. Gesù replicò loro: “Distruggete questo santuario e in tre giorni lo farò risorgere”. Dissero allora i Giudei: “In quarantasei anni fu costruito questo santuario, e tu in tre giorni lo farai risorgere?”. Egli però parlava del santuario del suo corpo.» Anche l’albero posto davanti alla chiesa, sempre tra il libro aperto e la mano di Maria, è allusivo. Ricorda infatti la figura messianica del virgulto, usata sia da Geremia: «Ecco verranno giorni – dice il Signore – nei quali susciterò a Davide un germoglio giusto…» (Geremia 23,5) sia da Zaccaria: «Io manderò il mio servo Germoglio» (Zaccaria 3,8). Il “germoglio di Davide” e “servo” fedele di Dio sarà Gesù Cristo, concepito nell’istante in cui l’angelo porta a Maria l’annuncio divino.