Visitazione
Dirck Bouts (1415-1475)
Visitazione, 1445, olio su tavola
Madrid, Museo del Prado
- Pierre Puget
Il fatto
Con Visitazione si intende la visita che Maria rende alla cugina Elisabetta dopo aver saputo che questa sarebbe diventata madre (del futuro Giovanni Battista), malgrado l’età avanzata. È lo stesso arcangelo Gabriele, annunciando a Maria il concepimento di Gesù per opera dello Spirito Santo, a parlarle di Elisabetta: «anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio». Il grado di parentela fra Maria ed Elisabetta, soltanto accennato da Luca, è precisato dalla tradizione apocrifa, secondo la quale erano cugine prime: Maria era figlia di Anna, anche lei rimasta incinta quando ormai veniva considerata sterile, la quale aveva una sorella, Ismeria, madre di Elisabetta.
La parola
Dal Vangelo di Luca (1,39-56)
«In quei giorni Maria, messasi in viaggio, si recò in fretta verso la regione montagnosa, in una città di Giuda. Entrò nella casa di Zaccaria e salutò Elisabetta. Ed ecco che, appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, le balzò in seno il bambino. Elisabetta fu ricolma di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno. Ma perché mi accade questo, che venga da me la madre del mio Signore? Ecco, infatti, che appena il suono del tuo saluto è giunto alle mie orecchie, il bambino m’è balzato in seno per la gioia. Benedetta colei che ha creduto al compimento di ciò che le è stato detto dal Signore”. E Maria disse: “L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore perché ha considerato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Perché grandi cose m’ha fatto il Potente, Santo è il suo nome, e la sua misericordia di generazione in generazione va a quelli che lo temono. Ha messo in opera la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi con i disegni da loro concepiti. Ha rovesciato i potenti dai troni e innalzato gli umili. Ha ricolmato di beni gli affamati e rimandato i ricchi a mani vuote. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva promesso ai nostri padri a favore di Abramo e della sua discendenza, per sempre.” Maria rimase con lei circa tre mesi, poi ritornò a casa sua.»
Approfondimento
Stanley Spencer (1891-1959),
Zaccaria ed Elisabetta, 1913-1914, olio su tela,
Londra, Tate Gallery.
La «città di Giuda» di cui parla il Vangelo di Luca è identificata con Ain Karim, un paese a sei chilometri a ovest di Gerusalemme, dove, secondo la tradizione, si sarebbe trovata la casa della cugina di Maria, Elisabetta, e di suo marito Zaccaria, sacerdote presso il Tempio di Gerusalemme. Ain Karim significa “vigna (Karm) resa fertile da una sorgente perenne (Ain)”, e la sorgente ha preso il nome di Ain Sitti Mariam (la fontana di Maria). L’etimologia del nome racchiude il significato simbolico della Visitazione, e Ain Karim diventa il luogo ove il Signore, sorgente di grazia perenne, trasforma miracolosamente la sterilità in fecondità. Il pittore inglese Stanley Spencer, in una rara iconografia novecentesca ispirata alle figure di Zaccaria ed Elisabetta, amplifica ulteriormente il valore simbolico dell’episodio ambientandolo… nel giardino del suo studio a Cookham, nel Berkshire, in Inghilterra, a voler significare che in ogni tempo e in ogni luogo il Signore può avviare l’uomo alla redenzione irrorandolo con la propria grazia. Importante è altresì la dimensione dimessa dell’ambientazione dell’opera di Spencer, un semplice giardino dietro casa, umile come lo era il paesino di Ain Karim. Come Elisabetta, accompagnata dal marito Zaccaria, aveva cantato la sua lode alla Beata fra tutte le donne, e come Maria aveva innalzato il canto del Magnificat esaltando la grandezza del Signore manifestatasi nell’umiltà della sua serva, così Spencer celebra il perenne mistero della Grazia inserendolo in un contesto di umile vita quotidiana: «Doveva essere un quadro – afferma l’autore – che caratterizzasse ed esprimesse con esattezza la vita che… io stesso stavo vivendo e quella che vedevo intorno a me… allo scopo di innalzare quella vita che mi circondava al suo autentico status, significato e scopo».