San Rocco da Montpellier
Tra i pellegrini che percorrevano le strade verso i luoghi di spiritualità, nasceva spesso la voglia di
non limitarsi alla visita: il viaggio era un mezzo per raggiungere la
santità, ma era difficile confessarlo, perché sarebbe stato peccare di
presunzione.
Imitando
Cristo e mettendo in pratica l’esempio del
samaritano, la santificazione sarebbe stata più vicina. La storia del pellegrinaggio diventa così anche storia di
gesti di santità. Lo testimoniano le tradizioni e il culto di santi venerati in tutta Europa.
Un ruolo particolare spetta a
san Rocco di Montpellier, la cui vicenda storica si intreccia spesso con la leggenda.
Nato tra il 1348 e il 1350 dalla famiglia aristocratica de la Croix, dopo aver distribuito i suoi beni ai poveri si mise in viaggio verso
Roma.
All’epoca l’Europa era devastata da un’epidemia di peste, culminata nella
Peste Nera del 1348. Ad Acquapendente, nell’hospitale di San Gregorio, Rocco si dedicò alla cura degli appestati tra il 1367 e il 1368.
Infine, concluse il suo percorso arrivando Roma, dove rimase per tre anni.
La leggenda narra che dopo aver miracolosamente guarito un cardinale,
Anglico de Grimoard - fratello del Papa -, Rocco avrebbe incontrato il
pontefice in persona.
In seguito si recò a Forlì, Cesena, Rimini, Bologna, sulla tomba di san Domenico, e a
Piacenza. Qui, nell’ospedale di Santa Maria di Betlemme, venne contagiato dalla
peste. A Sarmato, in una grotta lungo il fiume Trebbia, si dice sia stato curato da un
angelo e sfamato dal cane di
Gottardo Pollastrelli, uno tra i suoi primi fedeli.
Durante il viaggio di ritorno a Montpellier, Rocco venne arrestato con l’accusa di essere una spia e fu
rinchiuso nel carcere di Voghera, dove
morì tra il 15 e il 16 agosto del
1379. Nella stessa città, dal 1382 si celebra una
festa in suo onore.
Al
Concilio di Costanza, nel 1414, venne invocato durante l’epidemia di peste. Venne
canonizzato nel 1584.