San Colombano: fede, potere e cultura
La costruzione dell’attuale complesso dell’abbazia di San Colombano risale a un periodo che va dal 1456 al 1552.
Fu edificato sull’antica basilica protoromanica di Agilulfo, di cui rimangono alcuni resti, come la cripta dove si trova il sarcofago di
san Colombano. Questi, alla fine del VI secolo, aveva lasciato la comunità monastica di Bangor (Irlanda), con dodici compagni. Dopo essersi stabilito in
Francia giunse in Italia nel
612. Gli ottimi rapporti che il monaco instaurò con i
Longobardi, in particolare con Agilulfo e la moglie Teodolinda, gli permisero di ampliare la sua
azione evangelizzatrice e di consolidare il suo
potere spirituale. Si racconta che fu proprio la regina Teodolinda a scegliere e a donare a Colombano l’antica abbazia di San Pietro a Bobbio, località sull’Appennino tosco-emiliano, presso il confine con il territorio bizantino di Genova.
Colombano si prese l’onere di restaurare il luogo e fondò con i suoi seguaci una
comunità monastica. La sua regola (che è l’insieme delle norme di vita e di condotta di ogni ordine monastico) era molto semplice: si basava sull’obbedienza e su un equilibrio fra
lavoro manuale,
studio e
preghiera. L’attenzione che Colombano ebbe per la conoscenza ispirò alle fondazioni colombaniane la vocazione di luoghi di cultura dove la vita intellettuale e la ricerca del sapere erano particolarmente apprezzate. L’abbazia di San Colombano ospitava un importantissimo scriptorium.
San Colombano diceva: “La Chiesa deve essere universale e sempre in movimento”; lui per primo fu pellegrino e viaggiò per tutta l’Europa. Per questo motivo nei suoi monasteri l’
accoglienza dei viandanti e dei pellegrini era molto importante. Insieme a
san Benedetto, è una colonna del monachesimo medioevale, anzi in molti casi i monasteri e le vie aperte da Colombano furono i luoghi dove più tardi attecchì l’opera benedettina.