Chaucer e i racconti di Canterbury
Geoffrey Chaucer (Londra 1343 - 1400), famoso autore inglese del Medioevo, scrisse molte opere, ma dal 1386 fino quasi alla morte si dedicò completamente al suo capolavoro:
I racconti di Canterbury.
Spesso paragonato al Decameron di Boccaccio, come quello, questo testo usa la struttura divisa in
racconti. Il progetto iniziale prevedeva 120 storie, raccontate da un gruppo di pellegrini in cammino da Londra a Canterbury per venerare le reliquie dell’arcivescovo
Thomas Becket.
L’idea iniziale non fu mai portata a termine: si contano
21 racconti completi e tre incompiuti scritti in versi e in prosa.
La raccolta, che sfrutta la modalità narrativa della
cornice (ovvero un racconto che fa da ambiente in cui qualcuno narra gli altri racconti), si apre con un prologo in cui l’autore, pellegrino egli stesso, immagina di trovarsi alla Locanda del Tabarro (in un sobborgo di Londra), dove incontra trenta pellegrini diretti a Canterbury.
L’Oste propone loro di raccontare a turno due storie all’andata e due al ritorno. A chi avrà raccontato la storia più bella sarà offerta una
cena. I personaggi rispecchiano le classi sociali inglesi del XIV secolo, escluse le più alte e le più umili. Quasi tutti vengono descritti con i loro peccati e le loro manie, gli unici presentati senza ironia sono il cavaliere, il parroco e il contadino, quasi figure ideali. I pellegrini non concluderanno il loro viaggio.
I racconti, diversi fra loro, propongono
vari generi e stili di scrittura: vite di santi, allegorie, spunti tratti dai romanzi cortesi, la farsa.
Chaucer viene paragonato a Dante e a Boccaccio come promotore, in Inghilterra, della
letteratura in lingua volgare.