La moschea degli Omayyadi
La grande moschea di Damasco è la prima opera monumentale di architettura islamica della storia, la sua costruzione rese la città un luogo importante per l’islam.
Damasco è importante anche per il cristianesimo perché l’apostolo Paolo si convertì in questa città.
Fu costruita sui resti di antichi templi e di una basilica cristiana. Nel 636 i musulmani trasformarono la parte orientale della basilica in una moschea, consentendo però ai cristiani di praticare il loro culto nella parte occidentale dell’edificio. La convivenza delle due religioni durò ben settanta anni.
All’interno della moschea è conservata una reliquia particolare: la
testa di Giovanni Battista. Personaggio comune alla tradizione cristiana e a quella islamica, Giovanni venne decapitato per ordine di
Erode.
Il modello di moschea, ideato a Damasco, trova pronta diffusione un po’ in tutto il mondo islamico e l’edificio sarà identificato come “
moschea a pianta araba”. Le principali caratteristiche sono la
corte centrale, circondata su tre lati da un porticato, uno o più
minareti, e la
sala della preghiera molto ampia, tanto da ospitare numerosi fedeli. L’edificio fu completamente rivestito di marmi e mosaici in pasta vitrea con conchiglie e madreperle inserite sul fondo oro, di cui si occuparono maestranze bizantine.
Questi mosaici richiamano quelli che ornano le pareti della Cupola della Roccia a Gerusalemme che furono eseguiti a pochi anni di distanza, ma non sono altrettanto particolari.
Oggi è ancora integra la sola facciata del
luogo di preghiera, a causa dell’azione devastante di terremoti e di un incendio. La facciata è ricca di
motivi fitoformi, di
elementi naturali e di
raffigurazioni di fabbricati.
Una parte dei mosaici fu nascosta sotto uno strato di intonaco e venne riportata alla luce durante un restauro nel secolo scorso.