Il Nabucco, Giuseppe Verdi
L’opera nota come
Nabucco (che si chiama in realtà
Nabucodonosor) è la terza di
Giuseppe Verdi. Fu il lavoro che lo portò al successo e lo rese famoso come
musicista risorgimentale: questo perché all’epoca gli italiani potevano identificarsi con gli ebrei del racconto.
La storia è questa: il popolo ebraico viene sconfitto dal Re di Babilonia, Nabucodonosor e deportato.
Una delle figlie del Re, innamorata del giovane ebreo Ismaele, si converte e intende liberare gli ebrei, approfittando dell’assenza del padre.
La sorellastra, anche lei innamorata di Ismaele -che l’ha rifiutata- ne approfitta a sua volta per prendere il potere. Condanna tutti gli ebrei e la sorella a morte.
Il re Nabucodonosor, disperato per la condanna della figlia, si converte al dio degli ebrei per avere il suo aiuto.
Nabucodonosor ottiene l’aiuto di Dio, la figlia e gli ebrei sono liberati e la figlia crudele viene punita.
Una delle parti più celebri di questa opera è “
Va’ pensiero...”. Si tratta di un canto di nostalgia intonato dagli ebrei prigionieri a Babilonia.
Il testo dice così:
Va, pensiero, sull’ali dorate;
Va, ti posa sui clivi, sui colli,
Ove olezzano tepide e molli
L’aure dolci del suolo natal!
Del Giordano le rive saluta,
Di Sïonne le torri atterrate...
Oh mia patria sì bella e perduta!
Oh membranza sì cara e fatal!
Arpa d’or dei fatidici vati,
Perché muta dal salice pendi?
Le memorie nel petto riaccendi,
Ci favella del tempo che fu!
O simile di Solima ai fati
Traggi un suono di crudo lamento,
O t’ispiri il Signore un concento
Che ne infonda al patire virtù!”
Parafrasi
Vai pensiero, su ali d’ oro (
metafora);
vai, fermati sui pendii e sulle colline
dove si sentono i dolci, leggeri e tiepidi venti
del mio paese natale
Saluta le rive del Giordano,
le torri cadute di Sionne...
oh patria mia bella e persa!
o ricordo caro e fatale!
Arpa dorata dei profeti fatidici (
che preannunciano il futuro),
perché pendi dal salice senza suonare?
Tu accendi i ricordi nel mio cuore,
tu racconti del tempo passato!
Simile il destino a quello di Gerusalemme
tu porti un suono di crudo lamento,
e ispiri il signore con canti e parole (
concento)
che infondono virtù al dolore.