Le leggende e i miracoli del cammino
Insieme al
groviglio di strade, c’è un’altra matassa che si dipana e si scioglie lungo il tragitto per Santiago. Sono le
storie e le
leggende spesso legate ad eventi
straordinari o frutto di
miracoli di cui sono protagonisti gli stessi pellegrini.
La prima si incontra nel valicare
“l’Alto del perdon”, cima poco distante da Puente la Reina. Si narra che il demonio tentò un pellegrino rimasto senz’acqua, chiedendogli di rinnegare la sua fede per bere. Ma il pellegrino rifiutò e, ormai allo stremo delle forze, vide sgorgare da una roccia un getto di acqua cristallina per opera di un
angelo. Ancora oggi i viandanti che affrontano l’ultimo strappo del colle possono rifocillarsi alla
“Fuente de la reniega”.
Dopo aver lasciato Puente La Rejna, percorsi una cinquantina di chilometri, ci si imbatte in un’altra leggenda. Si racconta che nel vicino castello vivesse
Ferragut, un gigante musulmano forse diretto discendente di Golia, che teneva segregati alcuni paladini di Carlo Magno. Orlando decise di liberarli usando lo stesso trucco di
Davide: scagliò una grossa pietra e uccise il guerriero.
Ancora più famosa è
la storia dell’impiccato, che ha valicato mari e monti e si sente anche sul tragitto della Francigena. Nel XIV secolo una famiglia di pellegrini tedeschi sostò in una locanda di Santo Domingo. La figlia dell’oste si innamorò del più giovane membro della famiglia. Lui la rifiutò e lei si vendicò denunciandolo per furto. Il ragazzo fu impiccato. La madre, prima di proseguire il cammino, volle rivedere il figlio e lo scoprì vivo. I genitori lo dissero al giudice il quale sprezzante rispose: “Vostro figlio è vivo come questi due polli arrosto che sto per mangiare”. A queste parole gli animali si rianimarono e tornarono a cantare. Tuttora nella cattedrale di
Santo Domingo, vengono allevati e venerati, all’interno di una gabbia detta
gallinero, due polli bianchi.
Ma la storia più toccante è il miracolo del
cebreiro. Un pellegrino, mentre affrontava la salita al monte per ascoltare la messa, si trovò in mezzo a una tempesta di neve. L’uomo, in difficoltà, continuò la sua marcia, ma giunse in chiesa solo alla consacrazione. Il sacerdote vedendolo lo prese in giro perché aveva fatto tanta fatica solo per un’ostia. Ma in un attimo l’ostia divenne
carne e il vino
sangue. Calice e patena del miracolo sono ancora conservati nella chiesa, non distanti dalle tombe del prete incredulo e dell’uomo ricco di fede.