I riti di Santiago
Salendo sulla sommità del
Monte Gozo spiccano all’orizzonte le guglie della cattedrale di Santiago: la
gioia (il termine “gozo” significa proprio questo) trabocca dall’animo del pellegrino.
È consuetudine inginocchiarsi di fronte a questo spettacolo che rimarrà impresso nel cuore:
il viaggio è concluso, si inizia la discesa verso la città. Anticamente, poco prima di arrivare alla meta, i pellegrini avevano l’abitudine d’immergersi in un fiume per purificarsi e per riposarsi.
Una volta arrivati dovevano
vegliare tutta la notte nella cattedrale intonando canti.
All’alba si facevano le offerte seguendo un rituale ripetuto in varie lingue da un sacerdote.
Oggi si predilige arrivare alle prime luci del giorno: ci si mette subito in coda per ritirare l’ambita
Compostela e giungere alla Cattedrale appena apre. Si entra dal portone principale e si è al cospetto del famoso
Portico della Gloria: qui iniziano i
riti più noti.
Si deve porre una mano nei solchi alla base dell’
albero di Jesse, al centro del Portico, inchinandosi a Cristo e all’Apostolo per chiedere tre grazie. Un’altra abitudine è quella di battere la testa sulla scultura che raffigura l’autore del Portico,
Maestro Mateo, riprodotta alle spalle di Adamo.
Questa usanza ha
due origini: gli studenti universitari lo facevano per avere fortuna e intelligenza e quindi passare gli esami, ma pare anche che, esprimendo tre desideri, uno di essi sarà esaudito.
Poi si prosegue verso la
cripta dove riposano i
resti di san Giacomo. Infine si sale sull’
Altare Maggiore per abbracciare la statua di Santiago. Da lì si intravede la
Porta Santa, che si apre solo durante l’
Anno Santo.
A questo punto non resta che attendere la
Messa del pellegrino alle dodici, nella quale verranno citati tutti coloro che, registrandosi, hanno concluso ufficialmente il cammino.
Monte Gozo:
è l’ultima altura prima di Santiago. Qui i pellegrini, felici di aver raggiunto la meta, ringraziavano Dio in una cappella, che poi è andata distrutta. Secondo la tradizione iniziata dalla regina Isabella del Portogallo, coloro che giungono a cavallo smontano e proseguono a piedi. Altri percorrono l’ultimo tratto scalzi. Sulla sommità c’è una scultura che rappresenta i pellegrini in contemplazione del panorama.
Compostela:
è il documento che attesta l’avvenuto Cammino. Per ottenerlo bisogna esibire la famosa
Credencial, una sorta di tesserino che viene timbrato ogni volta che si raggiunge un rifugio. È necessario aver percorso almeno 100 Km perché sia valido, con qualunque tipo di mezzo. Oggi uno dei mezzi di locomozione più usati è la bicicletta.
Albero di Jesse:
“Un germoglio spunterà dal tronco di Jesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici” (Is, 11,1) è la profezia di Isaia raffigurata, a partire dal Medioevo, con un albero genealogico che spiega le origini di Gesù. Generalmente l’albero è rappresentato con il tronco che affonda le radici nel fianco di Jesse, disteso, mentre sui suoi rami sono posti gli antenati di Gesù.
Maestro Mateo:
è stato uno scultore e architetto che ha sviluppato il suo lavoro nei regni cristiani medievali della Penisola Iberica durante la seconda metà del XII secolo. Uno dei suoi capolavori è il Portico della Gloria all’ingresso della cattedrale di Santiago.
Cripta:
nelle basiliche cristiane, e poi in tutte le chiese, era il vano interrato sotto il presbiterio, dove spesso c’era la tomba di un martire. Divenne molto importante in età romanica e gotica.
Anno Santo:
nell’anno in cui il 25 luglio, festa di san Giacomo, cade di domenica, viene proclamato l’anno santo jacobeo, secondo quanto stabilito da papa Callisto II nel 1122. Solo durante questo periodo viene aperta la “Porta Santa” della cattedrale. Chi si reca in pellegrinaggio riceve speciali indulgenze.