STORIOGRAFIALA TRAGEDIA DEI POGROM RUSSINel clima di diffuso antisemitismo in tutta Europa, nel 1881 la Russia accese la furia dei pogrom che coinvolse numerosi città e villaggi e ridusse migliaia di Ebrei alla condizione di senza tetto. Si scatenarono violenze inaudite e sempre più frequenti, che godevano dell’appoggio degli apparati governativi e delle testate giornalistiche più note. Così gli Ebrei, accusati di ogni male, furono isolati nel terrore e poi spinti all’emigrazione. Fu nella Russia del 1881 che, per la prima volta nell’Europa del XIX secolo, gli Ebrei dovettero affrontare l’antisemitismo non semplicemente come un fastidio di routine, bensì come una minaccia immediata alla stabilità del loro modo di vita, come forza esplosiva, come fenomeno non statico ma dinamico. Il 15 aprile
1 scoppiò un
pogrom a Elizavetgrad. Esso infuriò praticamente incontrollato per tre giorni, quando finalmente intervennero le forze armate. A partire dal 17 aprile, i contadini locali lanciarono attacchi violenti e distruttivi contro i numerosi insediamenti agricoli di Ebrei della regione circostante, frutto di stanziamenti avvenuti sotto il regno di Nicola I. Meno di due settimane più tardi fu Kiev teatro di un
pogrom: per giorni e giorni interi quartieri vennero messi a sacco e in gran parte rasi al suolo da una folla valutata in più di quattromila persone. Aprile vide anche
pogrom in città come Kishinev, Yalta e Znamenko, mentre ai primi di maggio l’onda della distruzione raggiunse Odessa. È stato calcolato che entro l’anno si verificarono
pogrom in oltre duecento città e villaggi. Nel 1881 vennero massacrati complessivamente circa quaranta Ebrei, i feriti assommarono a un numero infinitamente più grande e centinaia di donne subirono violenze. Inoltre, nelle regioni nord-occidentali, dove non ebbero luogo
pogrom, durante l’estate del 1881 si assistette a una serie di incendi di enormi proporzioni, che distrussero ampie zone nei quartieri ebraici di città come Minsk, Bobruisk, Vitebsk e Pinsk. In questo modo decine di migliaia di persone si ritrovarono senza un tetto e senza un soldo. La stampa russa, capeggiata da fogli nazionalisti come il
Rus di Aksakov, il
Novoe vremia di Suvorin e il
Kievlianin, in genere descrisse i
pogrom come la rivolta spontanea e giustificata della popolazione indigena, che da tempo immemorabile chinava il capo, contro lo spietato sfruttamento imposto da un elemento straniero. Quando gli Ebrei reclamarono la punizione dei responsabili, questi giornali presentarono la richiesta come un affronto al popolo russo, un tentativo di porre il fratello contro il fratello. Testate come il
Nedelia, considerate di tendenze liberali nei confronti della popolazione ebraica, ora rimasero in silenzio o in qualche caso si unirono persino a questa caccia alle streghe. Data la stretta sorveglianza a cui era sottoposta allora la stampa in Russia, si ritenne che questi attacchi vieppiù virulenti godessero per lo meno della tacita approvazione di potenti esponenti governativi. [... ]
In una circolare [emanata] in data 22 agosto, inviata tre giorni dopo dal ministro degli Interni ai governatori delle province, si prescriveva l’istituzione in ciascun
guberniia2 di commissioni formate da cittadini locali, con il compito di esaminare le cause dei
pogrom e di proporne i rimedi. A far parte delle commissioni dovevano essere invitati anche rappresentanti delle comunità ebraiche. Tuttavia, sia pure per linee generali, la circolare presentava già una valutazione preventiva della questione, addossando agli Ebrei la responsabilità dei
pogrom, «in considerazione dei danni arrecati alla popolazione cristiana dell’Impero dall’attività degli Ebrei, dal loro esclusivismo tribale e dal loro fanatismo religioso ». Gli sforzi più che ventennali del governo, intesi a realizzare «una fusione degli Ebrei con il resto della popolazione», si dichiarava nella circolare, non avevano avviato a soluzione il problema, che doveva considerarsi essenzialmente economico, dello «sfruttamento [a opera degli Ebrei] della popolazione indigena e di gran parte delle classi più povere». In questo modo le commissioni venivano di fatto invitate a indicare ulteriori misure di restrizione della vita economica delle comunità ebraiche. Molti [...] scorsero in queste parole un trasparente invito a scatenare altri
pogrom; in ogni caso la circolare indicava per lo meno una svolta nella politica del governo, il quale in un primo tempo aveva temuto che la violenza di piazza potesse essere sfruttata in senso rivoluzionario, mentre ora cercava egli stesso di cavalcare l’onda dell’antisemitismo. [...] Godendo ormai un aperto avallo ufficiale, la stampa russa, con in testa il
Rus e il
Novoe vremia, non lasciò più passar giorno senza sferrare attacchi alla popolazione ebraica. Alle accuse di sfruttamento economico, si andava ora aggiungendo con frequenza sempre maggiore quella secondo la quale gli Ebrei erano rei di una cospirazione internazionale per dominare il mondo. Non si trattava di una teoria nuova: durante tutto il regno di Alessandro II, Icov Brafman se ne era fatto assiduo portavoce, in particolare nel suo
Libro del kahal3 (
Kniga kagala) uscito nel 1869; ora tuttavia, essa divenne uno dei temi più ricorrenti nella campagna della stampa. [...]
In questo clima di istigazione, da parte del regime come della stampa, non fece sorpresa che di quando in quando durante la seconda metà del 1881 scoppiassero dei
pogrom. A novembre l’arrivo della famosa attrice francese Sarah Bernhardt fu occasione di disordini a Odessa, dove si era diffusa la voce che si trattasse di un’Ebrea: la sua carrozza venne presa a sassate e furono saccheggiate alcune abitazioni di Ebrei. Ma nulla di ciò che era accaduto fino a quel momento poteva lasciar presagire il grande
pogrom che ebbe luogo a Varsavia a metà dicembre: prima dell’intervento delle truppe vennero devastate circa millecinquecento tra abitazioni private, botteghe e sinagoghe.
Fino a quel momento queste improvvise esplosioni di violenza erano state classificate come fenomeno tipico esclusivamente della Russia meridionale; ora che invece esse avevano raggiunto Varsavia – la città più europea dell’Impero –, non c’era più Ebreo che potesse considerarsi al sicuro. [...] In breve, alla fine del 1881 la paura – di ciò di cui si veniva a conoscenza, ma ancor più dell’ignoto – aveva assunto un ruolo centrale nella vita degli Ebrei di Russia.
(Fonte: J. Frankel,
Gli Ebrei russi. Tra socialismo e nazionalismo, 1862-1917, Torino 1990)
1 Per noi, era il giorno 28: il calendario russo era sfasato di 13 giorni rispetto a quello occidentale.
2 Provincia, distretto.
3 Kahal è un termine ebraico che significa «comunità».
Comprendere- Che cosa sono i
pogrom?
- Come presentò la stampa russa queste violenze contro le comunità ebraiche?
- Come reagirono le autorità governative di fronte ai
pogrom?
- Di che cosa erano accusati gli Ebrei, tanto da giustificare la violenza contro di loro?
- Perché la devastazione di Varsavia assunse particolare importanza?
Contestualizzare- Su che cosa si basa il razzismo biologico di Gobineau?
- In quale mito affonda le sue radici il razzismo tedesco?
- In Russia agli inizi del Novecento si diffusero i
Protocolli di Sion: di che cosa si trattava?
- Per volontà di chi nacque la pubblicazione dei
Protocolli di Sion?
- Quale caso di antisemitismo fu molto dibattuto in Francia?
Rielaborare, discutere, interpretareL’antisemitismo è un «virus» antico che in alcuni periodi della storia riemerge e infetta intere componenti violente della società. Ricordi quali episodi importanti della storia antica hanno riguardato forme di violenza verso il popolo ebraico e da che cosa erano determinati? Che cosa è cambiato nell’antisemitismo ottocentesco e novecentesco rispetto a quello antico?