STORIA E STORIE DIMENTICATE - VOLUME 3
  
                            

DOCUMENTO
L’ILLUSIONE TRIPOLINA

L’impresa di Libia, nel 1911, incontrò anche forti oppositori: un articolo anonimo, sulla rivista «La Voce», critica la posizione dei nazionalisti che caldeggiavano la conquista per risolvere il problema dell’emigrazione italiana, come un’assurda invenzione propagandistica. La Libia non era fertile come dicevano perché mancava l’acqua; e altre difficoltà si sarebbero incontrate, secondo l’articolista, per la mancanza di capitali da parte dell’Italia, che non sarebbe stata in grado di riorganizzare l’economia della Cirenaica.

Secondo il pensiero dei nazionalisti questioni interne non esistono; se esistono si risolvono col trasformarle in esterne. La chiave d’Italia è fuori d’Italia. E la questione meridionale, affermava per esempio Enrico Corradini in una sua relazione al Convegno Nazionalista che non suscitò alcuna manifestazione di dissenso o di critica, sarebbe per metà risolta se noi avessimo nell’Africa settentrionale una colonia nostra dove mandare i nostri emigranti. […]
La Cirenaica non è adatta all’immigrazione perché manca assolutamente di acqua e non è possibile procurargliela. Il suolo di cui è costituita è pietra albarese (limestone), pietra di calce, «porosa come un setaccio». Non avendo corsi d’acqua, bisognerebbe fare affidamento alle piogge che, di inverno, sono abbastanza frequenti (una media circa come in Spagna), ma l’acqua delle piogge scompare immediatamente nel sottosuolo e nel mare. Non si può pensare né a pozzi artesiani né a serbatoi: troppo costosi: e ad ogni modo l’acqua che nell’inverno si raccoglierebbe sarebbe assorbita subito dal suolo. Durante quattro mesi d’estate la popolazione vive con acqua conservata in cisterne sotterranee. Le sorgenti e le fontane naturali sono rarissime. Le questioni tra tribù hanno per origine quasi sempre il possesso dell’acqua. Le poche aree dove esistono sorgenti sono già sfruttate, sia pure inabilmente. Se vi dovesse vivere una popolazione più numerosa, questa avrebbe acqua da bere sufficiente, ma non ne avrebbe né per il bestiame né per l’irrigazione. Ogni speranza agricola è spenta da queste scientifiche constatazioni. […]
Se amor di patria significa voler risparmiare al proprio paese avventure disastrose e vergognose; se dovere di cittadino, come d’ogni uomo, è quello di agire con la mente ben illuminata e con controllo sopra i facili sentimentalismi; io prego i nazionalisti di riflettere bene a quello che fanno e di ricredersi. Essi hanno sbagliato, lo riconoscano. La Cirenaica non è l’Eden, non è la terra promessa per i nostri emigranti. […] Anche se si riuscisse a dimostrare che la Tripolitania, o meglio la Cirenaica, si presta alla immigrazione della popolazione agricola, che non trova lavoro, per dimostrare la convenienza di una occupazione politico-militare italiana bisognerebbe anche dimostrare:
1. Che l’Italia è ricca non solo di braccia disoccupate, ma anche di capitale che cerca impiego, il quale troverebbe quest’impiego nei territori nuovamente occupati, e in questi investimenti darebbe occupazione ai lavoratori immigrati. C’è bisogno di ricordare che l’Italia è ancora paese poverissimo di capitali, e che si deve appunto a questa povertà la emigrazione del lavoro? C’è bisogno di ricordare che se il capitale esistesse, non si dovrebbe oggi sospingerlo a colonizzare paesi estranei e a intensificare la emigrazione?
2. Anche ammesso che la Cirenaica si offra all’impiego di capitali e di braccia e che l’Italia abbia, oltre alle braccia, i capitali, bisognerebbe dimostrare che noi italiani abbiamo la capacità di organizzare amministrativamente il nuovo territorio, in modo da darvi un serio slancio alla produzione, invece di soffocarla sotto il funzionalismo inerte, parassita e devastatore. C’è bisogno di ricordare che questa capacità oggi manca a noi; che ci siamo dimostrati incapaci di assicurare in Sicilia finanche condizioni fondamentalissime dell’ordine pubblico? […]
Un paese male organizzato, come il nostro, non può pretendere di andare a organizzare i paesi altrui.

(Fonte: «La Voce», 1911)

Comprendere
- Quali caratteristiche del territorio libico rendevano difficile lo sviluppo agricolo?
- Oltre ai fattori ambientali, quali altre carenze presenti nell’economia italiana rischiavano di rendere inutile l’occupazione della Libia?
- L’articolista solleva dei dubbi anche sulla capacità degli Italiani di amministrare i territori conquistati. Che cosa sostiene a tale proposito?

Contestualizzare
- Per quali ragioni Giolitti ritenne opportuno riprendere la politica coloniale?
- Che cos’è il Dodecaneso e quale importanza ebbe nella guerra italo-turca?
- Che cosa prevedeva il Trattato di Losanna firmato dall’Italia e dalla Turchia?
- Perché la Libia fu definita dalle cronache dell’epoca uno «scatolone di sabbia»?
- Chi guadagnò dall’avventura coloniale libica?

Rielaborare, discutere, reinterpretare
Il testo che hai letto inizia con questa affermazione di carattere generale: «Secondo il pensiero dei nazionalisti, questioni interne non esistono; se esistono si risolvono col trasformarle in esterne». Qual è il senso di tale affermazione? Prova a cercare nella storia passata o recente qualche esempio per confermare o smentire il significato.


                            


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