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    Legenda

    Sulle facce del cippo quadrato (Cippo quadrato in marmo con calendario rustico. Roma, Museo della Civiltà Romana) in marmo sono incisi i dodici mesi, raggruppati per tre; in alto vi sono i segni dello zodiaco corrispondenti ai mesi.

    Di ogni mese sono indicati il nome, il numero dei giorni, delle ore del giorno e della notte, i lavori agricoli da compiere e le divinità protettrici.

    Descrizione

    Con il calendario di Cesare i mesi venivano calcolati secondo le fasi lunari, in corrispondenza delle quali ogni mese aveva tre giorni principali: le calende, le none e le idi: le calendae (da cui il nome “calendario”) corrispondevano alla fase di luna nuova e cadevano il primo giorno del mese; le none corrispondevano al primo quarto di luna e vennero così chiamate perché precedevano di nove giorni le idi; le idi, invece, corrispondevano alla luna piena, e il loro nome deriva dal verbo dividere (iduare) in quanto dividevano il mese in due.

    La denominazione dei mesi prendeva origine dalla dedica di ciascuno di essi a varie divinità (ad esempio gennaio a Giano, maggio a Maia) o da ciò che solitamente avveniva in quel periodo (aprile da aperire, sbocciare). I giorni assunsero le denominazioni che utilizziamo ancor oggi solo nel II d.C. I nuovi nomi si riferirono al pianeta o all’astro che presiedeva alla prima ora del mattino in ciascun giorno; venne così chiamato “giorno della Luna” (dies Lunae o Lunae dies) quello che noi chiamiamo lunedì, “giorno di Marte” (dies Martis o Martis dies) quello che chiamiamo martedì e allo stesso modo avvenne per Mercurio, Giove, Venere, Saturno e il Sole.

    Con il cristianesimo, venne introdotta la settimana; fu cambiato il nome al “giorno di Saturno” che divenne il nostro sabato, dall’ebraico shabbath cioè riposo; e il “giorno del Sole” divenne “giorno del Signore” (dies dominica), domenica. È interessante osservare che i nomi antichi sopravvivono ancora nell’inglese Saturday e Sunday e nel tedesco Sonntag, che mantengono l’antico significato.

    Il calendario giuliano rimase in vigore per tutta l’età imperiale senza più subire variazioni e continuò a essere usato fino al 1582, quando papa Gregorio XIII ordinò un’operazione di aggiornamento per recuperare una differenza di dieci giorni; venne inoltre stabilito che gli anni di inizio secolo fossero bisestili solo se divisibili per 400. Per questo il nostro calendario è detto “gregoriano”, anche se nella sostanza è rimasto quello di Cesare.

    Note

    Dal calendario giuliano al calendario gregoriano

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