SEZIONE 3 - MORFOLOGIA
UNITÀ 2 - IL NOME E L’ARTICOLO
  
                            


CAPITOLO 1: IL NOME - 1.7 LA FORMA DEL NOME: IL GENERE


"Arturo, cavallo, melo, tavolo, Po, pensiero, problema, amore Marcella, cavalla, mela, sedia, Dora, pazienza, mano, quiete

Le parole elencate, tutte singolari, sono di genere diverso: maschili nel primo gruppo, femminili nel secondo.
Per quanto riguarda il significato, soltanto nel caso di persone e animali il genere corrisponde al sesso degli individui; in tutti gli altri casi l’attribuzione del genere grammaticale è convenzionale: per esempio, non vi è alcuna ragione naturale per cui il tavolo sia maschile e la sedia femminile.
Per quanto riguarda la desinenza, possiamo osservare che le desinenze -o, -a, -e compaiono in nomi sia femminili sia maschili (tavolo – mano, problema – pazienza, amore – quiete).
Non è dunque possibile dare delle regole per risalire con sicurezza al genere dei nomi in base al loro significato oppure osservandone la desinenza; in tutti i casi dubbi sarà opportuno:

• verificare il genere dell’articolo che precede il nome, se è presente, e di eventuali aggettivi; infatti questi elementi concordano sempre con il nome cui si riferiscono;
• consultare il dizionario, in cui il genere è sempre segnalato;
• considerare le indicazioni generali riportate nella tabella seguente, ricordando però sempre che non si tratta di regole certe e che le variazioni sono numerosissime.





Il cambiamento di genere
Il cambiamento di genere consiste nel passaggio dal maschile al femminile. Esso è possibile solo per i nomi che si riferiscono a persone e animali, per i quali la distinzione di genere ha un fondamento naturale. Per i nomi di oggetti e di elementi non animati si parla, in determinati casi, di falso cambiamento di genere. Vediamo entrambi i casi.

Nomi di persone e di animali
Il passaggio dal maschile al femminile può avvenire in modi diversi, in base ai quali possiamo distinguere:

• nomi mobili, che mantengono inalterata la radice del maschile e cambiano la parte finale,
- modificando solo la desinenza (maestr-o – maestr-a; infermier-e – infermier-a);
- inserendo un suffisso e modificando la desinenza (cont-e – cont-ess-a; gall-o – gallin-a);
- cambiando solo il suffisso presente nel nome maschile (at-tor-e – at-tric-e; vinci-tor-e – vinci-tric-e; scrit-tor-e – scrit-tric-e; let-tor-e – let-tric-e);
• nomi irregolari, che non seguono le regole precedenti e modificano anche la radice (re – regina; cane – cagna; dio – dea);
• nomi indipendenti, in cui il maschile e il femminile hanno radici diverse; sono nomi che indicano legami di parentela e animali domestici, come padre madre; toro mucca; genero – nuora; maiale – scrofa; celibe – nubile; montone – pecora; fratello – sorella; ape – fuco.

Sono numerosi anche i nomi di esseri animati che comprendono individui maschi e femmine, ma non possiedono forme diverse per indicarli. In questi casi si distinguono
• nomi di genere comune, che si riferiscono a persone e utilizzano la stessa forma sia per il maschile sia per il femminile:

Il custode è un parente della mia collega. / La custode è una parente del mio collega.

Il genere dei nomi custode, parente e collega viene indicato dall’articolo e dagli aggettivi che li accompagnano.
La tabella elenca i principali tipi di nomi di genere comune.



• nomi di genere promiscuo, che si riferiscono ad animali e hanno una sola forma. Sono nomi per i quali non è possibile formare il femminile o il maschile né indicarlo cambiando l’articolo (non si dice la squalo o il lucertola!).
Quando è necessario specificare il genere, si utilizzano i termini maschio o femmina:

la tigre maschio oppure il maschio della tigre.

Falsi cambiamenti di genere
Numerosi nomi di oggetti e realtà materiali hanno la stessa radice e la desinenza in -o e -a, cosicché sembrano la forma maschile e femminile di uno stesso termine; in realtà non è così ed essi hanno significati diversi. Eccone alcuni esempi:

• il collo (parte del corpo) – la colla (adesivo)
• il gambo (dei fiori) – la gamba (parte del corpo)
• il mento (parte del viso) – la menta (pianta aromatica)
• il pianto (atto di piangere) – la pianta (vegetale)
• il posto (luogo) – la posta (ufficio postale)
• il suolo (terreno) – la suola (delle scarpe)

Talvolta il falso cambiamento di genere è segnalato solo dall’articolo, perché anche la desinenza non muta:

• il boa (serpente) – la boa (galleggiante)
• il camerata (compagno d’armi) – la camerata (dormitorio)
• il capitale (patrimonio) – la capitale (di uno Stato)
• il fine (scopo) – la fine (termine)
• il fronte (di guerra) – la fronte (parte del volto)
• il lama (animale) – la lama (del coltello)


                            


  Gruppo Editoriale La Scuola SEI     Informativa privacy