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Energia o energie?
Le energie fra sviluppo e diseguaglianze
Energie rinnovabili: la sfida per il futuro
L’energia, lo spreco e il risparmio
Energie: il ruolo della ricerca e della tecnologia

Le energie

Energia o energie?

Le energie fra sviluppo e diseguaglianze

Energie rinnovabili: la sfida per il futuro

L’energia, lo spreco e il risparmio

Energie: il ruolo della ricerca e della tecnologia

Che cosa sono le energie?

Che cosa sono le energie?

L'energia, in termini fisici, può essere definita come la proprietà di un sistema che può essere scambiata fra i corpi attraverso il lavoro. L’energia ha quindi diverse forme (meccanica, chimica, elettromagnetica, termica, nucleare) che vengono utilizzate dall’uomo per alimentare diversi sistemi ormai essenziali per la vita di tutti i giorni.

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La capacità dell’uomo di trasformare l’energia esistente in natura e di crearne di nuova ha contraddistinto le diverse fasi di sviluppo della civiltà e ha consentito all’uomo di mettere in opera sistemi produttivi sempre più complessi e in grado di svolgere quantità di lavoro che richiedevano, nell’antichità, l’impiego di migliaia di persone.
La diffusione globale dell’energia elettrica ha caratterizzato il XX secolo e ha permesso anche ai Paesi più poveri di avviare processi di industrializzazione, nonostante tuttora il consumo di energia rifletta grandi squilibri: questa diffusione pur parziale ha indubbiamente consentito di migliorare le condizioni di vita in tante parti del mondo, permettendo allo stesso tempo di migliorare i sistemi di trasporto [vedi Trasporti] e di comunicazione, l’assistenza sanitaria, la qualità della vita delle aree urbane.

L’impiego sempre più massiccio di energia ha portato tuttavia con sé numerosi problemi e svantaggi che richiedono interventi urgenti e coordinati a livello globale: si pensi soltanto all’impiego degli impianti nucleari, fonti di energia potenzialmente inesauribile che richiedono però grandi precauzioni, in particolare nel caso degli impianti di vecchia concezione. Oggi la tecnologia in materia energetica ha compiuto grandi progressi e l’uso di fonti e impianti alternativi è sempre più diffuso, ma è chiaro che, a prescindere delle soluzioni tecniche adottate, la questione energetica è strettamente legata innanzitutto alla sostenibilità dei modelli di sviluppo attuati dalle società umane [vedi Sviluppo sostenibile].

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LE ENERGIE:

Quale energia per il futuro?

AMBITI COINVOLTI

"Democratizzare" l'energia

La Chiesa per lo sviluppo dell'uomo

Il risparmio energetico

Tecnologia e sicurezza

LA POSTA IN GIOCO

Produrre energia sostenibile

LE ENERGIE: Quale energia per il futuro?

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Le energie

Perché è un problema etico

Data la crescita costante della domanda di energia a livello globale, e in considerazione dell'esaurimento progressivo delle fonti tradizionali come il petrolio, l'uomo si trova a compiere scelte importanti per garantire la produzione di energia. Molto ovviamente dipende dal modello di sviluppo prescelto, ma l'orientamento di gran parte degli esperti è di utilizzare un insieme di metodi diversi, sfruttando con consapevolezza e attenzione le numerose opzioni rese disponibili dai ricercatori.

La domanda, ma soprattutto i consumi di energia riflettono le grandi diseguaglianze economiche che ancora oggi affliggono l'umanità. In una logica sostenibile, l'obiettivo deve essere quello di produrre energia "dal basso", sfruttando al massimo i progressi tecnologici nell'uso delle fonti rinnovabili e dei prodotti di riciclaggio, come le biomasse.

Su questo tema la voce della Chiesa ha espresso la centralità del progresso dell'uomo, che deve proteggere e rispettare l'ambiente, ma al tempo stesso è responsabile di proseguire e incoraggiare lo sviluppo scientifico e tecnologico, a beneficio di tutti.

La crescente domanda di energia deve però porre interrogativi sulle modalità di consumo, spesso influenzate da atteggiamenti consumistici e, soprattutto, sulla questione degli sprechi. Molti esperti sostengono infatti che la migliore energia rinnovabile sia proprio il risparmio energetico, a cui tutti possono dare un contributo.

La questione energetica è strettamente legata al rapido sviluppo tecnologico, che offre sempre nuove opportunità, consentendo di produrre maggiori quantità di energia con impianti che soddisfano sempre più le esigenze di sicurezza dei cittadini e dell'ambiente. 

Oggi la sfida in ambito energetico è legata strettamente al tema della sostenibilità, poiché è chiaro che molte risorse andranno a esaurirsi. Si tratta quindi di coniugare le legittime aspirazioni di progresso, specie dei Paesi emergenti, con la messa in opera di sistemi che consentano di preservare le risorse ambientali utilizzando al massimo le fonti rinnovabili.

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Il primo impianto a energia solare nella Città del Vaticano

Il Vaticano avrà l'impianto fotovoltaico più grande del mondo e il progetto è ormai alle fasi finali di studio. La Città del Vaticano si è data infatti l’obiettivo di raggiungere entro il 2020 il 20% di energie rinnovabili.
Per raggiungerlo, gli ingegneri hanno installato sul tetto della moderna Aula delle udienze (progettata dall’architetto Nervi e voluta da
Paolo VI, cui è intitolata) 2.400 moduli fotovoltaici.

Un piccolo Stato con una grande sfida all'orizzonte, quella di sfruttare le fonti di energia rinnovabili per giungere, primo in Europa, all'obiettivo di utilizzarne almeno il 20% nel consumo totale entro il 2020. È il traguardo che i tecnici dello Stato della Città del Vaticano si sono posti da quando hanno iniziato a studiare il modo migliore di sfruttare tutto quanto è a disposizione sul suo territorio (0,44 chilometri quadrati di estensione) per ottenere energia. Prima fra tutte quella solare, praticamente inesauribile e gratuita, senza dimenticare altre alternative, quali la produzione di gas da biomasse e lo sfruttamento della potenza del vento.
Dalla teoria alla pratica: la Direzione dei Servizi Tecnici del Governatorato a breve avvierà il primo progetto di impianto ad alta tecnologia per lo sfruttamento dell'energia solare. L'installazione avverrà sulla copertura dell'Aula Paolo VI che, per la sua moderna struttura, si presta bene allo scopo. Ne parla l'ingegner Mauro Villarini, responsabile dei progetti sulle fonti di energia rinnovabile.

La Direzione dei Servizi Tecnici del Governatorato ha accolto le sollecitudini di Benedetto XVI per la tutela dell'ambiente promuovendo il ricorso a fonti di energia rinnovabili. Ci parla del progetto? 
Il progetto in questione nacque dopo una serie di discorsi di Benedetto XVI, nei quali si parlava dell'utilizzo delle risorse del Pianeta, della sostenibilità ambientale e delle soluzioni tecnologiche adeguate. In particolare, fondamentali furono per noi le parole del Papa pronunciate il 1° gennaio 2007 in occasione della Giornata mondiale della Pace:  «Di fronte al diffuso degrado ambientale l'umanità si rende ormai conto che non si può continuare a usare i beni della Terra come nel passato... Sta così formandosi una coscienza ecologica, che non deve essere mortificata, ma anzi favorita, in modo che si sviluppi e maturi trovando adeguata espressione in programmi e iniziative concrete». Il progetto prevede la produzione di energia elettrica da fonte solare. Si tratta dell'installazione di un impianto fotovoltaico sulla copertura dell'Aula Paolo VI. È stata scelta l'Aula Nervi perché è uno degli edifici più moderni e quindi più compatibili con tecnologie di questo tipo. Inoltre, vi era anche l'esigenza di rinnovare e di ristrutturare comunque la copertura del tetto. In un certo senso, l'architetto Nervi fece quasi una progettazione premonitrice, utilizzando delle tegole frangisole costituite da una metà rivolta perfettamente a sud e da una metà a nord. In pratica, noi non andiamo a fare altro che sostituire le tegole rivolte a sud con dei pannelli fotovoltaici. È importante sottolineare che le tegole fotovoltaiche sono state realizzate ad hoc sulla misura di quelle originali volute da Nervi. I pannelli a nord saranno sostituiti con materiale altamente tecnologico, la cui peculiarità è di riflettere una parte della radiazione solare, aumentando così la produttività dell'impianto. 

 

Ci offre qualche dato tecnico? 
Della superficie complessiva dell'Aula Paolo VI, circa 5.000 metri quadrati, verranno coperti da moduli fotovoltaici circa 2.000 metri quadrati, mentre altri 2.000 metri quadrati sarebbero utilizzati da schermi, per aumentare la quantità di energia captata. La potenza media dei quasi 2.400 moduli fotovoltaici sarà di poco meno di 100 watt per una potenza complessiva di circa 220 kilowattora. Tale potenza servirà l'Aula Paolo VI, pur non coprendone l'intero fabbisogno. Ci saranno momenti, però, nei quali l'Aula non assorbirà tutta l'energia prodotta e allora potremo immettere l'energia eccedente nella rete dello Stato della Città del Vaticano. Ci sarà così una gestione del flusso energetico tale che da soddisfare le utenze che lo richiedono dando la priorità all'Aula delle udienze Paolo VI. Per farci un'idea dell'entità della produzione, con quello che produrremo dall'impianto, andremmo a soddisfare i consumi annui equivalenti a quelli di un centinaio di famiglie. Con il nostro impianto, perciò, copriremo qualche punto percentuale dei consumi annui della Città del Vaticano. 

 

Perché la scelta proprio di questa energia rinnovabile?
Innanzitutto, perché dobbiamo fare i conti con quello che abbiamo a disposizione e la risorsa principale e più facilmente reperibile in Vaticano è evidentemente quella solare. Poi perché coincideva con le esigenze di ristrutturazione della copertura dell'Aula Paolo VI. E, soprattutto, l'energia solare rappresenta per noi un dono che viene dall'“alto”, una risorsa quasi inesauribile che se fosse sfruttata adeguatamente soddisferebbe tutti i fabbisogni energetici della Terra. 
Naturalmente, per altre fonti dobbiamo tener conto delle disponibilità e dei limiti dello Stato. Per esempio non abbiamo né mare, né fiumi e quindi non possiamo sfruttare fonti idriche.
L'obiettivo di tutti i nostri progetti è, in sintesi, quello di creare una filiera energetica, in cui da una produzione di energia pulita e da una sua gestione intelligente sia possibile alimentare innanzitutto le utenze e poi anche i mezzi di trasporto rendendo sostenibile dal punto di vista ambientale la stessa mobilità [vedi Trasporti]. La nostra sfida è che lo Stato della Città del Vaticano raggiunga gli obiettivi europei prima dell'Europa. Il traguardo ben noto, infatti, è che al 2020 gli Stati europei abbiano almeno il 20% di contributo energetico da fonti rinnovabili. Con questi primi impianti previsti in Vaticano, ci attesteremo a qualche punto percentuale.

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Copertina

La definizione

Il problema

Il fatto

L'energia è:

  • la capacità di un sistema fisico di compiere un lavoro

  • ottenibile soltanto da fonti naturali

  • impossibile da creare senza impianti complessi

  • prodotta esclusivamente nei Paesi ricchi

1

L’energia nucleare:

  • era già prodotta dagli antichi Romani

  • è stata utilizzata dalla metà del XX secolo

  • è meno pericolosa della produzione di energia solare

  • è prodotta anche in Italia

2

La Chiesa Cattolica:

  • è contraria all’uso dell’energia nucleare

  • incoraggia la ricerca e le tecnologie per lo sviluppo di energie rinnovabili

  • ritiene che l’unica prospettiva per risolvere la crisi energetica sia lo sviluppo sostenibile

  • ritiene che il progresso dei Paesi poveri sia più importante delle conseguenze ambientali dello sviluppo

2

Il risparmio energetico:

  • non è più necessario, grazie all’uso delle energie rinnovabili

  • è utile soltanto nei Paesi poveri, che non dispongono di centrali nucleari

  • dipende esclusivamente dai provvedimenti di legge adottati dagli Stati

  • può essere praticato quotidianamente da ognuno di noi

4

Domande per riflettere

  • Insieme all'insegnante, discutete se sia possibile risparmiare energia nel corso delle giornate scolastiche o nella vita di tutti i giorni.
    Quante volte, per esempio, ci dimentichiamo di spegnere la luce quando usciamo da una stanza?

  • Cercate informazioni sugli impianti per la produzione di energia situati nell’area in cui vivete e preparate una breve scheda che ne sintetizzi le caratteristiche.

  • Progettate, con la collaborazione dell’insegnante, una lezione multidisciplinare dedicata ai temi dell’energia.

  • Insieme ai compagni, sintetizzate su un cartellone alcuni consigli per risparmiare energia.

Dilemmi per discutere

L'uso dell’energia nucleare:

“È inevitabile, le altre forme di produzione energetica sono troppo costose e inquinanti”

“Deve essere vietato perché è troppo pericoloso”

La domanda di energia:

“Dipende dal modello di sviluppo dei diversi Paesi e spesso è legata ad aspetti consumistici”

“È difficile da limitare, perché tutti vogliono le stesse comodità”

Nella vita di tutti i giorni:

“Dobbiamo fare attenzione a non sprecare energia inutile”

“È sufficiente usare apparecchi di ultima generazione, a basso consumo energetico”

Fare il punto

Riflettere

Discutere

Le energie | Per approfondire

Che cosa dice la Legge

La comunità internazionale affronta ormai da anni la questione energetica: uno dei documenti fondamentali è il Protocollo di Kyoto, in vigore dal 2005 e predisposto per combattere i cambiamenti climatici [vedi Cambiamenti climatici] e che sostiene esplicitamente lo sviluppo di un modello eco-compatibile basato sull'incremento dell’impiego di energie rinnovabili.
L’Italia ha ratificato il Trattato di Kyoto nel 2002 e ha, nel corso degli anni, adottato numerosi provvedimenti di legge a favore di un impiego più razionale delle fonti di energia, ma i provvedimenti in vigore nel nostro Paese sono in fase di revisione su richiesta di numerosi operatori economici e associazioni ambientaliste.

Nazioni Unite, Protocollo di Kyoto

Ogni Parte, al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile, applicherà e/o elaborerà politiche e misure, in conformità con la sua situazione nazionale, come: I) Miglioramento dell’efficacia energetica in settori rilevanti dell’economia nazionale; II) Protezione e miglioramento dei meccanismi di rimozione e di raccolta dei gas a effetto serra, non inclusi nel Protocollo di Montreal, tenuto conto degli impegni assunti in virtù degli accordi internazionali ambientali; promozione di metodi sostenibili di gestione forestale, di imboschimento e di rimboschimento; III) Promozione di forme sostenibili di agricoltura, alla luce delle considerazioni relative ai cambiamenti climatici; IV) Ricerca, promozione, sviluppo e maggiore utilizzazione di forme energetiche rinnovabili, di tecnologie per la cattura e l’isolamento del biossido di carbonio e di tecnologie avanzate e innovative compatibili con l’ambiente; V) Riduzione progressiva, o eliminazione graduale, delle imperfezioni del mercato, degli incentivi fiscali, delle esenzioni tributarie e di sussidi, che siano contrari all’obiettivo della Convenzione, in tutti i settori responsabili di emissioni di gas a effetto serra, e applicazione di strumenti di mercato; VI) Incoraggiamento di riforme appropriate nei settori pertinenti, al fine di promuovere politiche e misure che limitino o riducano le emissioni dei gas a effetto serra non inclusi nel Protocollo di Montreal; VII) Adozione di misure volte a limitare e/o ridurre le emissioni di gas a effetto serra non inclusi nel Protocollo di Montreal nel settore dei trasporti; VIII) Limitazione e/o riduzione delle emissioni di metano attraverso il suo recupero e utilizzazione nel settore della gestione dei rifiuti, come pure nella produzione, il trasporto e la distribuzione di energia.

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Il parere della Chiesa Cattolica

La Chiesa Cattolica ha indicato, per esempio nella Caritas in Veritate, che lo sviluppo è un elemento fondamentale per la pace. Di conseguenza anche in materia di produzione e uso dell’energia la finalità deve essere quella dello sviluppo e della crescita dell’uomo.
In materia di energia nucleare la Chiesa non ha una posizione contraria (la Santa Sede è membro dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica), ma ritiene che essa da sola non possa risolvere il problema energetico, ma dare un contributo considerevole: la soluzione sta in un portafoglio di alternative e di scelte energetiche che non devono essere viste in contrapposizione.

Benedetto XVI, Responsabilità e bene comune

Le conoscenze scientifiche e tecniche vengano sempre applicate con senso di responsabilità e per il bene comune, nel pieno rispetto del diritto internazionale. L’ Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica ha tra i suoi obiettivi quello di sollecitare e accrescere il contributo dell’energia atomica alle cause della pace, della salute e della prosperità in tutto il mondo. La Santa Sede, approvando pienamente le finalità di tale Organismo, ne è membro fin dalla sua fondazione e continua a sostenerne l’attività.


Renato Raffaele Martino, No ai pregiudizi ideologici

L'energia nucleare non va guardata con gli occhiali del pregiudizio ideologico, ma con quelli dell’intelligenza, della ragionevolezza umana e della scienza, accompagnate dall’esercizio sapiente della prudenza, nella prospettiva di realizzare uno sviluppo integrale e solidale dell’uomo e dei popoli.


Ufficio Nazionale per l’Ecumenismo e il Dialogo Interreligioso, Un impegno per la pace e la giustizia

Pace, giustizia e cura della Terra possono crescere solo insieme e la minaccia a una di esse si riflette anche sulle altre: «Il libro della natura è uno e indivisibile, sul versante dell’ambiente come sul versante della vita, della sessualità, del matrimonio, della famiglia, delle relazioni sociali, in una parola dello sviluppo umano integrale». 

È in questo contesto che va letto il richiamo del Papa a una responsabilità ad ampio raggio, al «dovere gravissimo […] di consegnare la Terra alle nuove generazioni in uno stato tale che anch’esse possano degnamente abitarla e ulteriormente coltivarla». Tale dovere esige una profonda revisione del modello di sviluppo, una vera e propria “conversione ecologica”. La famiglia umana è chiamata a esercitare un responsabile governo dell’ambiente, nel segno di «una solidarietà che si proietti nello spazio e nel tempo» (Messaggio per la 43ª Giornata Mondiale della Pace), guardando alla generazione presente e a quelle future. È impossibile, infatti, parlare oggi di bene comune senza considerarne la dimensione ambientale, come pure garantire il rispetto dei diritti fondamentali della persona trascurando quello di vivere in un ambiente sano.

 Si tratta di un impegno di vasta portata, che tocca le grandi scelte politiche e gli orientamenti macro-economici, ma che comporta anche una radicale dimensione morale: costruire la pace nella giustizia significa infatti orientarsi serenamente a stili di vita personali e comunitari più sobri, evitando i consumi superflui e privilegiando le energie rinnovabili. È un’indicazione da realizzare a tutti i livelli: ogni soggetto è invitato a farsi operatore di pace nella responsabilità per il creato, operando con coerenza negli ambiti che gli sono propri.

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Il parere delle diverse religioni

Gli esempi presentati di seguito rappresentano posizioni legate in qualche modo al tema dell’energia, un argomento la cui novità esula ancora, spesso, dalle trattazioni sistematiche in ambito religioso e spirituale.

Soka Gakkai Internazionale, Una prospettiva globale

La cooperazione internazionale finalizzata all'obiettivo condiviso di invertire la tendenza al riscaldamento globale [vedi Cambiamenti climatici] si accorda con il principio che Makiguchi considerava centrale per l'attuazione della competizione umanitaria: «Facendo del bene agli altri facciamo del bene anche a noi stessi». Infatti, partendo da questa prospettiva più ampia, gli sforzi volti a far del bene all'umanità nel suo complesso avranno conseguenze positive per ogni singolo Paese.

Una nuova agenzia mondiale per l'energia sostenibile può essere pensata come uno spazio per rafforzare la solidarietà e come un centro dove far confluire i suggerimenti provenienti dai governi locali, dal settore privato e dalle organizzazioni non governative, al fine di costruire una società globale sostenibile. Attraverso un sistema aperto di registrazione, tutte le organizzazioni interessate potrebbero documentare le proprie attività e le buone pratiche, che sarebbero poi rese disponibili in una banca dati presente su Internet, fornendo così una piattaforma per lo scambio di informazioni e le ricerche di partenariato.


UCEI, Il riposo del sabato

Nel calendario ebraico, i giorni trascorrono da tramonto a tramonto, per cui Shabbat inizia la sera del venerdì, chiamata Erev Shabbat, per terminare la sera del sabato, Motsa'ei Shabbat. La durata precisa della festività è determinata dalle differenze di orario nel corso dell'anno e da luogo a luogo.

Le consuetudini legate a questa festa sono molte e molto differenti, la principale è, comunque, il divieto di svolgere ogni attività produttiva. Secondo la legge ebraica, che prevede la proibizione di una precisa serie di azioni, anche ogni attività legata all’accensione e allo spegnimento del fuoco è vietata, motivo per cui gli ebrei religiosi non accendono alcun tipo di apparato elettrico e non viaggiano. Vi sono poi ebrei definiti tradizionali, e moderatamente religiosi, che osservano parzialmente la restrizione di viaggiare, utilizzare la corrente elettrica o svolgere altre attività, ma che comunque durante Shabbat non rispondono al telefono.

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La parola agli esperti: "perché sì"

I brani presentati di seguito propongono argomenti che cercano di coniugare il rispetto dell’ambiente con l’utilizzo di fonti energetiche (come quella nucleare) capaci di soddisfare la domanda crescente a livello globale. Secondo questi studiosi non è possibile pensare di sostituire completamente le fonti di energia tradizionali, ma è necessario trovare un giusto equilibrio nell’impiego delle diverse soluzioni consentite dalla tecnologia.

Margherita Hack, La scienza non sia emotiva

La richiesta di energia va continuamente crescendo, soprattutto da parte delle grandi economie emergenti: Cina, India, Brasile. Un intero continente come l’Africa sta ancora dormendo, ma anch’essa si sveglierà, grazie anche a quel potente fattore di globalizzazione che è Internet. Petrolio e metano vanno esaurendosi, il carbone, molto più abbondante, è anche molto inquinante. Bisogna evitare scelte emotive, in conseguenza di disastri come quello di Chernobyl e ora del Giappone.

L’Italia è quasi completamente dipendente dall’estero per il suo approvvigionamento energetico; compriamo petrolio e metano dalla Libia, dall’Ucraina, energia nucleare dalla Francia, dalla Svizzera, dalla Slovenia; siamo circondati da centrali nucleari dei Paesi confinanti (59 in Francia, 5 in Svizzera, 1 in Slovenia) e se un disastro succedesse a loro, noi ne avremmo gli stessi danni senza averne avuto i vantaggi.

Io credo che dovremmo comunque non interrompere la ricerca sul nucleare. Se tutte le volte che l’uomo ha scoperto una nuova applicazione della scienza, si fosse fermato al primo incidente, saremmo ancora all’età della pietra e non avremmo mai messo piede sulla Luna. Se dopo aver scoperto il fuoco lo avessimo abbandonato dopo il primo incendio nella foresta, saremmo ancora al freddo e al buio nelle caverne, se dopo la caduta del primo aereo avessimo bloccato la ricerca, l’aviazione non sarebbe mai decollata. D’altra parte tutti i fallimenti consentono di imparare e progredire.

Certo che i disastri nucleari possono colpire gran parte del Pianeta. Perciò, poiché si parla tanto del villaggio globale, il problema della sicurezza e in particolare quello delle scorie andrebbe risolto in modo globale, con la collaborazione di tutti, anche se mi rendo conto che è un’utopia. Questo è stato tentato a livello europeo per quanto riguarda il grave problema dello smaltimento delle scorie. Così le centrali nucleari dovrebbero essere situate solo in aree prive di rischio sismico, disposte a vendere energia a basso costo ai Paesi che per ragioni geofisiche non possono installarle sul loro suolo.

Perciò ritengo che la ricerca debba continuare, anche sperimentando l‘impiego di combustibili nucleari che abbiano una vita media più corta dell’uranio, un campo in cui mi sembra sta lavorando uno dei maggiori esperti in campo mondiale, il premio Nobel Carlo Rubbia; che la tecnologia nucleare sarà in futuro necessaria, ma prima è auspicabile che si faccia ricorso in modo molto più massiccio alle energie rinnovabili e si attui in modo molto più efficace il risparmio energetico.

Le fonti rinnovabili sono: 1) la solare, nelle applicazioni termiche (pannelli solari) e fotovoltaiche, già in uso ma ancora troppo poco diffuse, e termodinamica, ancora in fase sperimentale. Tutte andrebbero incentivate e soprattutto la ricerca sulla forma più efficiente, la termodinamica, che si sta sperimentando dal 2007 nella centrale di Priolo Gargallo (Siracusa) col progetto Archimede; 2) l’eolica, con il primo impianto del 1984. Si prevedeva di produrre per il 2000 una potenza eolica di 600 megawatt, mentre nel 2004 si era arrivati a produrre 5 megawatt, per le varie discussioni e tentennamenti di origine sia politica che tecnica. Con la politica degli incentivi si è ora arrivati con 10 anni di ritardo a produrre più di 500 megawatt, mentre l’eolico in Germania produce più di 16000 megawatt, 8000 la Spagna e 3000 la Danimarca; 3) la classica idroelettrica; 4) la geotermica; 5) quella da biomasse, biogas, rifiuti.

Tutte insieme le rinnovabili hanno fornito circa il 17% dell’energia prodotta in Italia nel 2008, ma il contributo del solare (nel Paese del Sole) è stato solo dello 0,06% e quello eolico dell’1,4%, mentre la classica idroelettrica ha dato più del 12%. Da tutti questi dati si può dedurre che è necessario incrementare la ricerca e gli incentivi per il solare. Un dato positivo è rappresentato dal decreto interministeriale del 5 maggio scorso che prevede incentivi per gli impianti fotovoltaici che entrino in funzione dopo il 31 maggio 2011 e fino al 31 dicembre 2016.
Tenuto conto dei prevedibili crescenti sviluppi delle centrali di energia rinnovabile, si può affermare che non è necessario né economico puntare sulla costruzione di centrali nucleari, e pur raccomandando di non abbandonare la ricerca in questo campo, sbaglio che fu fatto dopo il referendum e l’emotività dovuta all’incidente di Chernobyl, è preferibile sviluppare al massimo la ricerca sulle rinnovabili, seguendo l’esempio della Germania, o addirittura della Svezia, che pur avendo tanto meno Sole di noi, utilizzano molto di più l’energia solare ed eolica.

In conclusione: no alla costruzione di centrali nucleari oggi in Italia, ma sì alla ricerca sull’energia nucleare, senza demonizzarla, in previsione di un futuro, forse ancora lontano, in cui anche questa sarà necessaria, e dovremo imparare a dominarne i rischi; incentivare la ricerca e la costruzione di impianti eolici e fotovoltaici, migliorare l’attenzione al risparmio energetico, sia con costruzioni ecologiche che riducano al minimo la necessità di riscaldamento d’inverno e condizionatori d’estate, sia con l’attuazione al 100% della raccolta differenziata dei rifiuti, un obiettivo facilmente raggiungibile ma da cui siamo ancora molto lontani.


Stewart Brand, L’energia per il futuro

Oggi la popolazione mondiale è di 7 miliardi, di cui 1,1 nei miliardi Paesi civilizzati. Nel 2012 più del 50% della popolazione vivrà nei centri urbani e ci si aspetta che la cifra salga al 61% nel 2030, tenendo presente che era al 3% nel 1800. Questo significa che i villaggi si stanno svuotando o scadendo a dormitorio, mentre cresceranno le periferie degradate delle città, quelle che noi comunemente chiamiamo favelas o bidonville.

In ogni caso, la domanda di energia elettrica sarà sempre più elevata. Non c'è da farsi illusioni: anche di fronte a stili di vita con risparmio energetico e strategie di contenimento, di fatto la richiesta di energia crescerà, poiché la popolazione cresce e crescono le tecnologie anche nei Paesi arretrati.  Vediamo allora da dove si ricava ora. A livello mondiale il 66% circa dell’elettricità è prodotto da combustibili fossili, il 16% da impianti idroelettrici e il 15% dal nucleare, il 3% da fonti rinnovabili. Una delle fonti più pulite sembrerebbe l’energia solare. Chiaramente è necessario decidere dove installare i pannelli. Ebbene, si potrebbe immaginare di situarli nel deserto. Il deserto però non è una distesa sabbiosa come tanti immaginano, è piuttosto un microcosmo di organismi viventi, con flora e fauna uniche, in grado di resistere a climi estremi. Ebbene, è necessario usare quasi 130 km quadrati di suolo per produrre 1 Gigawatt. Parlando di superfici, i dati dell’eolico sono ancora più pesanti: quasi 650 km quadrati per 1 Gigawatt. Cifre che fanno riflettere, soprattutto pensando ai dati sull’aumento di popolazione appena visti. Difficile pensare come sia possibile usare solare ed eolico per supplire ai bisogni mondiali, tra l’altro senza aver toccato l’aspetto del dove situare gli impianti: inoltre l'energia prodotta da fotovoltaico ed eolico è variabile, discontinua, difficile da immagazzinare. Richiede forti investimenti per elettrodotti dedicati e strutture di immagazzinamento che prevedono enormi impianti come bacini idrici, sistemi di pompaggio e condotte con modificazione del paesaggio, consumo di suolo e forte impatto ambientale.

Una delle fonti fossili per la produzione di energia è il carbone: ma quanto ne serve? Per avere un’idea un giorno di funzionamento di una centrale da 1Gigawatt richiede 80 vagoni di carbone, e un vagone può trasportare 100 tonnellate. In questo caso la centrale ogni giorno genererà 19.000 tonnellate di CO2, senza contare scarti vari e polveri. Arriviamo quindi al paradosso che il più grande disastro nucleare mai avvenuto, Chernobyl, non sia stato così distruttivo come l’inquinamento che produciamo giornalmente.

Che cosa fare delle scorie nucleari? Negli Stati Uniti ci sono 121 discariche nucleari, ricavate anche da ex installazioni militari. E gli altri? Ci sono diversi esempi di nuove centrali: una in particolare brucia essa stessa le scorie, un’altra non produce CO2. Con la prospettiva che la fusione nucleare si avvicini sempre più.

La questione è chiara: il nucleare è il minore dei mali. Se il problema numero uno è il clima, non si può che pensare all’energia nucleare. Forse non sarà la soluzione definitiva ma potrebbe essere l’unica per garantire energia a tutti, con un impatto ambientale minore rispetto alle altre tecnologie.

Si dice che gli ambientalisti nel 1970 amavano gli alberi, quelli di oggi amano gli alberi, ma anche il genoma. Questo significa che bisogna essere meno romantici e più scientifici, e pensare che la scienza è in costante evoluzione. Bisogna guardare 15 anni avanti, e pensare come sarà il nostro mondo allora.


Valter Cirillo, Si può fare a meno dell’energia nucleare?

Per rispondere alla domanda “si può fare a meno dell’energia nucleare?” a nostro avviso ci sono almeno due considerazioni importanti su cui ragionare.

La prima riguarda l’Europa (UE e altri, Russia compresa), ove vi sono grandi centrali per circa 500.000 MW che nei prossimi 20-25 anni dovranno essere messe fuori servizio per anzianità. E quindi sostituite da nuove centrali per una potenza equivalente (senza qui considerare l’ulteriore potenza necessaria a soddisfare la nuova domanda).

Si tratta in gran parte di centrali “di base” (soprattutto nucleari e a carbone) il cui servizio è cioè indispensabile tutto l’anno, di notte e di giorno, in giornate ventose e senza vento, per cui è impensabile che possano essere sostituite da fonti rinnovabili, se non in minima parte.

Chi è convinto che si possa rinunciare al nucleare in Italia dovrebbe anche dire quale alternativa ci sia alla sostituzione di queste centrali. Anche in considerazione dei vincoli di competitività, di sicurezza degli approvvigionamenti, di inquinamento [vedi Inquinamento] locale e di emissioni di gas serra che sono già forti oggi e che saranno di anno in anno crescenti.

Non sarebbe né logico né razionale ipotizzare che tutta questa potenza sia sostituita da nuove centrali nucleari. Ma certo avrà un ruolo importante l’unica fonte che offre grandi potenze unitarie a prezzi competitivi, senza accrescere la dipendenza da altri Paesi, senza emettere alcun tipo di inquinante (ossidi di zolfo e di azoto, polveri, diossine e altri inquinanti chimici eccetera) e senza impatto sul clima globale.

La seconda considerazione è di carattere più generale. Sulla Terra vivono 6,7 miliardi di persone, di cui “i ricchi” (1,2 miliardi, pari al 18% circa) consumano quasi il 50% di tutta l’energia primaria prodotta e il 60% di quella elettrica. Dei rimanenti 5,5 miliardi che si dividono il restante, più di un miliardo di persone non ha nemmeno accesso all’elettricità.
Inoltre continuiamo ad aumentare di numero: tra poco più di 30 anni saremo 9 miliardi, con un incremento di popolazione tutto a carico dei Paesi oggi in via di sviluppo, che quindi raggiungeranno la cifra di 7,5-8 miliardi, mentre noi “occidentali” resteremo più o meno 1,2 miliardi.
Ebbene, sarebbe giusto sperare che quei 7-8 miliardi di “altri” possano avere un consumo di energia elettrica adeguato a soddisfare dignitosi livelli di vita. Diciamo: un consumo, tra 30-40 anni, pari alla metà di quello medio oggi in Europa (e quindi a un quarto del consumo medio americano). Nell’auspicabile modesta ipotesi appena fatta, i consumi di energia elettrica nel mondo dovranno molto più che raddoppiare rispetto a oggi.

In questo caso un ruolo di primo piano, forse determinante, potrà sicuramente essere svolto dalle fonti rinnovabili. Ma per la copertura della grande domanda di base proveniente da Paesi sempre più urbanizzati e sempre più industrializzati sarà comunque indispensabile una larga quota di energia prodotta da grandi centrali di potenza. E dunque, di nuovo, si pone la domanda: si può fare a meno dell’energia nucleare?

 

Le energie | Per approfondire

La parola agli esperti: "perché no"

Le posizioni riportate di seguito propongono un approccio innovativo alla questione energetica, basato su principi di sviluppo sostenibile [vedi Sviluppo sostenibile] che prevedano l’abbandono delle forme tradizionali di produzione di energia a favore di soluzioni innovative, in gran parte basate sull’uso delle fonti rinnovabili.

Jeremy Rifkin, Democratizzare l’energia

Oggi, al tramonto della seconda rivoluzione industriale ci sono alcune situazioni davvero molto critiche. Il prezzo dell'energia sta drammaticamente salendo e il mercato mondiale del petrolio si è appena avviato al suo picco di produzione. I prezzi del cibo sono raddoppiati negli ultimi anni poiché la produzione di cibo è prevalentemente basata sui combustibili fossili. Appena raggiungeremo il picco della produzione di petrolio, i prezzi saliranno, l'economia globale [vedi Globalizzazione] ristagnerà, avremo recessione e ci saranno persone che non riusciranno a mettere in tavola qualcosa da mangiare. Il “picco del petrolio” avviene quando si è usato metà del petrolio disponibile. Quando questo avverrà, quando saremo all'apice di questa curva, saremo alla fine dell'era del petrolio perché il costo di estrazione non sarà più sostenibile.

La seconda crisi legata al tramonto di questo regime energetico è l'aumento di instabilità politica nei Paesi produttori di petrolio. Dobbiamo capire che oggi un terzo delle guerre civili nel mondo è nei Paesi produttori di petrolio.

Tutti vogliono il petrolio, il petrolio sta diventando sempre più costoso. Ci saranno più conflitti politici e militari nei Paesi produttori. Infine, c'è la questione dei cambiamenti climatici. Se prendiamo gli obiettivi dell'Unione Europea sulla riduzione della CO2, e la UE è la più aggressiva del mondo in questo senso, anche se riuscissimo a raggiungere quegli obiettivi ma non facessero lo stesso India, Cina e altri Paesi, la temperatura aumenterà di 6°C in questo secolo e sarà la fine della civiltà come la conosciamo.

Quello di cui abbiamo bisogno adesso è un piano economico che sia sufficientemente ambizioso ed efficace per gestire l'enormità del picco del petrolio e dei cambiamenti climatici. Le grandi rivoluzioni economiche accadono quando l'umanità cambia il modo di produrre l'energia, primo, e quando cambia il modo di comunicare, per organizzare questa rivoluzione energetica. All'inizio del XX secolo la rivoluzione del telegrafo e del telefono convergeva con quella del petrolio e della combustione interna, dando vita alla seconda rivoluzione industriale. Ora siamo al tramonto di quella rivoluzione industriale. La domanda è: come aprire la porta alla terza rivoluzione industriale. Oggi siamo in grado di comunicare da pari a pari, uno a uno, uno a molti, molti a molti. Io sto comunicando con voi via Internet. Questa rivoluzione “distribuita” della comunicazione, questa è la parola chiave: “distribuita”, questa rivoluzione “piatta”, “equa” della comunicazione proprio ora sta cominciando a convergere con la rivoluzione della nuova energia distribuita. La convergenza di queste due tecnologie può aprire la strada alla terza rivoluzione industriale. L'energia distribuita la troviamo dietro l'angolo. Ce n'è ovunque in Italia, ovunque nel mondo. Il Sole sorge ovunque sul Pianeta. Il vento soffia su tutta la Terra, se viviamo sulla costa abbiamo la forza delle onde. Sotto il terreno tutti abbiamo calore. C'è il mini idroelettrico. Queste sono energie distribuite che si trovano ovunque. L'Unione Europea ha posto il primo pilastro della terza rivoluzione industriale, che sono le energie rinnovabili e distribuite.

Primo: dobbiamo passare alle energie rinnovabili e distribuite. La UE ha fissato l'obiettivo al 20%.
Secondo: dobbiamo rendere tutti gli edifici impianti di generazione di energia. Milioni di edifici che producono e raccolgono energia in un grande impianto di generazione. Questo già esiste.
Terzo: accumulare questa energia.

Perché il Sole non splende sempre, nemmeno nella bellissima Italia. Il vento non soffia sempre e le centrali idroelettriche possono non funzionare nei periodi di siccità. Il terzo pilastro riguarda come raccogliamo questa energia e la principale forma di accumulo sarà l'idrogeno. L'idrogeno può accumulare l'energia così come i supporti digitali contengono le informazioni multimediali. Infine, il quarto pilastro, quando la comunicazione distribuita converge verso la rivoluzione energetica generando la terza rivoluzione industriale. Prendiamo la stessa tecnologia che usiamo per Internet, la stessa, e prendiamo la rete energetica italiana, europea e la rendiamo una grande rete mondiale, come Internet. Quando io, voi e ognuno produrrà la sua energia nello stesso modo in cui produciamo informazione grazie ai computer, la accumuleremo grazie all'idrogeno come i media con i supporti digitali, potremo condividere il surplus di produzione nella rete italiana, europea e globale, così come condividiamo le informazioni in Internet. Questa è la terza rivoluzione industriale. Quello che dobbiamo fare è democratizzare l'energia. La terza rivoluzione industriale significa dare potere alle persone e per la generazione cresciuta con la Rete questo è la conclusione e il completamento di questa rivoluzione, proprio come ora parliamo in Internet, centinaia di persone sono in Internet, ed è tutto gratuito, e questi possono creare il più grande, decentralizzato, network condiviso… perché non possiamo farlo con l'energia?


Carlo Rubbia, Il Sole non paga la bolletta

Qual è la sua visione sul futuro dell'energia?
Non solo il petrolio e gli altri combustibili fossili sono in via di esaurimento, ma anche l'uranio è destinato a scarseggiare entro 35-40 anni, come del resto anche l'oro, il platino o il rame. Non possiamo continuare perciò a elaborare piani energetici sulla base di previsioni sbagliate che rischiano di portarci fuori strada. Dobbiamo sviluppare la più importante fonte energetica che la natura mette da sempre a nostra disposizione, senza limiti, a costo zero: e cioè il Sole che ogni giorno illumina e riscalda la Terra.

Eppure dagli Stati Uniti all'Europa e ancora più nei Paesi emergenti, c'è una gran voglia di nucleare. Anzi, una corsa al nucleare. Secondo lei sbagliano tutti?
 Sa quando è stato costruito l'ultimo reattore in America? Nel 1979, trent'anni fa! E sa quanto conta il nucleare nella produzione energetica francese? Circa il 20%. Ma i costi altissimi dei loro 59 reattori sono stati sostenuti di fatto dal governo, dallo Stato, per mantenere l'arsenale atomico. Ricordiamoci che per costruire una centrale nucleare sono necessari 8-10 anni di lavoro e che la tecnologia proposta si basa su un combustibile, l'uranio, di durata limitata. Poi resta, in tutto il mondo, il problema delle scorie. 

Non si parla però ormai di “nucleare sicuro”? Qual è la sua opinione in proposito? 
Non esiste un nucleare sicuro. O a bassa produzione di scorie. Esiste un calcolo delle probabilità, per cui ogni cento anni un incidente nucleare è possibile: e questo evidentemente aumenta con il numero delle centrali. Si può parlare, semmai, di un nucleare innovativo. 

In che cosa consiste?
Nella possibilità di usare il torio (elemento largamente disponibile in natura) per alimentare un amplificatore nucleare. Si tratta di un acceleratore, un reattore non critico, che non provoca cioè reazioni a catena. Non produce plutonio. E dal torio, le assicuro, non si tira fuori una bomba. In questo modo, si taglia definitivamente il cordone fra il nucleare militare e quello civile. 

Lei sarebbe in grado di progettare un impianto di questo tipo?
È già stato fatto e la tecnologia è stata sperimentata con successo su piccola scala. Un prototipo da 500 milioni di euro servirebbe per bruciare le scorie nucleari ad alta attività del nostro Paese, producendo allo stesso tempo una discreta quantità di energia.

Ora c'è anche il cosiddetto “carbone pulito”. La Gran Bretagna ha riaperto le sue miniere e negli Usa anche Hillary Clinton s'è detta favorevole... 
Questo mi ricorda la storia della botte piena e della moglie ubriaca. Il carbone è la fonte energetica più inquinante, più pericolosa per la salute dell'umanità. Ma non si risolve il problema nascondendo l'anidride carbonica sotto terra. In realtà nessuno dice quanto tempo debba restare, eppure la CO2 dura in media fino a 30 mila anni, contro i 22 mila del plutonio. No, il ritorno al carbone sarebbe drammatico, disastroso. 

E allora, professor Rubbia, escluso il petrolio, escluso l'uranio ed escluso il carbone, quale può essere a suo avviso l'alternativa?
Guardi questa foto: è un impianto per la produzione di energia solare, costruito nel deserto del Nevada su progetto spagnolo. Costa 200 milioni di dollari, produce 64 megawatt e per realizzarlo occorrono solo 18 mesi. Con 20 impianti di questo genere, si produce un terzo dell'elettricità di una centrale nucleare da un gigawatt. E i costi, oggi ancora elevati, si potranno ridurre considerevolmente quando saranno costruiti in gran quantità.

 Ma noi, in Italia e in Europa, non abbiamo i deserti...
E che vuol dire? Noi possiamo sviluppare la tecnologia e costruire impianti di questo genere nelle nostre regioni meridionali o magari in Africa, per trasportare poi l'energia nel nostro Paese. Anche gli antichi Romani dicevano che l'uva arrivava da Cartagine. Basti pensare che un ipotetico quadrato di specchi, lungo 200 chilometri per ogni lato, potrebbe produrre tutta l'energia necessaria all'intero Pianeta. E un'area di queste dimensioni equivale appena allo 0,1% delle zone desertiche. Per rifornire di elettricità un terzo dell'Italia, un'area equivalente a 15 centrali nucleari da un gigawatt, basterebbe un anello solare grande come il raccordo di Roma. 

Il Sole, però, non c'è sempre e invece l'energia occorre di giorno e di notte, d'estate e d'inverno. 
D'accordo. E infatti i nuovi impianti solari termodinamici a concentrazione catturano l'energia e la trattengono in speciali contenitori fino a quando serve. Poi, attraverso uno scambiatore di calore, si produce il vapore che muove le turbine. Né più né meno come una diga che, negli impianti idroelettrici, ferma l'acqua e al momento opportuno la rilascia per alimentare la corrente. 

Se è così semplice perché allora non si fa? 
Il Sole non è soggetto ai monopoli. E non paga la bolletta. Questa è una grande opportunità per il nostro Paese: se non lo faremo noi, molto presto lo faranno gli Americani, com'è accaduto del resto per il computer vent'anni fa.


Monica Tamanini, Come possiamo risparmiare energia?

Quali accorgimenti possono adottare le famiglie per non sprecare energia?
Anche le piccole azioni quotidiane possono contribuire a risparmiare energia. Queste sono buone abitudini, semplici e poco impegnative, da tenere sempre in considerazione: spegnere le luci quando non servono; spegnere e non lasciare in stand-by gli apparecchi elettronici; sbrinare frequentemente il frigorifero e tenere la serpentina pulita e distanziata dal muro in modo che possa circolare l’aria; mettere il coperchio sulle pentole quando si bolle l’acqua ed evitare sempre che la fiamma sia più ampia del fondo della pentola; se si ha caldo abbassare i termosifoni invece di aprire le finestre; ridurre gli spifferi degli infissi riempiendoli di materiale che impedisca l’ingresso dell’ aria; utilizzare le tende per creare intercapedini davanti ai vetri, gli infissi, le porte esterne; non lasciare le tende chiuse davanti ai termosifoni; inserire apposite pellicole isolanti e riflettenti tra i muri esterni e i termosifoni; utilizzare l’automobile il meno possibile e se necessario condividerla con chi fa lo stesso tragitto.

Avete organizzato molti appuntamenti sul territorio per questa occasione, ma ne realizzate tantissimi durante tutto l’anno sia per i bambini che per gli adulti. Che risposta avete da parte dei più piccoli?
Per la giornata del risparmio energetico abbiamo promosso sul territorio provinciale una ventina di iniziative sia simboliche, come lo spegnimento di luci pubbliche, sia informative che educative. Queste ultime sono per lo più rivolte ai bambini e sono dei laboratori didattici creativi di costruzione o di gioco: portacandele in pasta di mais fatti a forma di animaletto, realizzazione di lanterne di carta, un gioco con grandi carte illustrate per conoscere le diverse forme di energia e orientarsi fra nucleare e solare, acqua e vento, metano e carbone. Il nostro compito è di far capire come, nel loro piccolo, anche i bambini possono contribuire a non sprecare energia elettrica. La loro risposta è sempre entusiastica. Una volta appreso il comportamento corretto spesso si trasformano loro stessi in paladini dell’ambiente, tornano a casa e richiamano i familiari a cambiare le proprie abitudini quotidiane all’insegna del risparmio energetico o di altre buone pratiche compatibili con l’ambiente.

Ed ecco qui alcuni consigli per un consumo familiare più consapevole, che permette di risparmiare energia e denaro:

  • Il riscaldamento rappresenta circa il 55% della spesa energetica complessiva tra le mura domestiche: ridurre di un solo grado la temperatura nelle stanze può assicurare un risparmio energetico pari al 5-7%;  la manutenzione della caldaia va fatta almeno una volta l’anno, altrimenti il consumo di gas può aumentare anche del 30%; evitare di coprire i radiatori con tende o mobili durante il loro utilizzo; l’installazione di valvole termostatiche sui radiatori consente di regolare in ogni stanza la temperatura ideale, con un risparmio di circa il 10% sulle spese di riscaldamento.

  • Il consumo elettrico nazionale è determinato per il 24% dall’illuminazione e dall’uso energetico degli elettrodomestici; lo stand-by incide più di quanto pensiamo… spegnendo completamente gli apparecchi si può ridurre circa del 10% il consumo di energia elettrica, con un risparmio di circa 50 € annui; un lavaggio di lavatrice a 90°C consuma quasi il doppio di energia di uno a 60°C. Usare la lavatrice a temperature basse consente un risparmio annuo di circa 20 €; usare la lavatrice solo a pieno carico consente di risparmiare oltre 20 € annui.

  • La produzione di acqua calda sanitaria incide per circa il 7% sul consumo di energia in ambito domestico; installare i riduttori di flusso consente un risparmio di acqua ed energia tra il 30% e il 50%, con un risparmio annuo complessivo di oltre 50 €; una doccia calda non dovrebbe mai durare più della propria canzone preferita, 5 minuti costano circa 30 centesimi.

GlossarioBiografie

Biomassa

Dal punto di vista della produzione di energia, la biomassa è la frazione biodegradabile dei prodotti, rifiuti e residui di origine biologica provenienti dall’agricoltura (comprendente sostanze vegetali e animali), dalla silvicoltura e dalle industrie connesse, comprese la pesca e l'acquacoltura, nonché la parte biodegradabile dei rifiuti industriali e urbani.


Chernobyl

Città dell’Ucraina a 100 km da Kiev: nel 1986 fu sede di un gravissimo incidente nucleare, che costrinse quasi mezzo milione di persone a lasciare l’area contaminata.


Effetto serra

Il termine indica genericamente gli effetti dovuti al riscaldamento dell’atmosfera terrestre, per la concentrazione crescente di gas prodotti dall’attività umana, soprattutto industriale.


Filiera

L'insieme delle attività (detto anche filiera tecnologico-produttiva) svolte in successione che consentono la trasformazione di materiali grezzi in un prodotto finito.
Le diverse imprese che svolgono una o più attività della filiera sono integrate in senso verticale ai fini della realizzazione di un prodotto.


Fukushima

Città del Giappone nota per il grave incidente alla centrale nucleare, avvenuto nel 2011, con conseguente contaminazione di una vasta area.


Genoma

In genetica e biologia, indica la totalità del materiale genetico di un organismo, sia pluricellulare sia unicellulare.


Industrializzazione

Processo di trasformazione di una società da uno stadio rurale a uno industriale, con forte inurbamento e abbandono delle campagne a favore del lavoro nelle fabbriche. 


Protocollo di Kyoto

Trattato internazionale in materia ambientale riguardante il riscaldamento globale, sottoscritto nel 1997 a Kyoto, in Giappone, da più di 180 Paesi.


Protocollo di Montreal

Trattato internazionale che ha lo scopo di ridurre la produzione e l'uso delle sostanze che minacciano lo strato di ozono.


Soka Gakkai Internazionale

Movimento religioso giapponese di origine buddhista fondato nel 1930. Oggi è una ONG accreditata all’ONU e diffusa in 198 Paesi.


Sostenibilità

Condizione di equilibrio fra il soddisfacimento delle esigenze presenti senza compromettere la possibilità delle future generazioni di sopperire alle proprie. Perché un processo sia sostenibile esso deve utilizzare le risorse naturali a un ritmo tale che esse possano essere rigenerate naturalmente.


Benedetto XVI

Benedetto XVI

Benedetto XVI, al secolo Joseph Aloisius Ratzinger, è nato a Marktl, in Germania, nel 1927. È stato il 265° papa della Chiesa Cattolica e, dalla sua rinuncia al ministero del 2013, ha il titolo di papa emerito.

Brand

Brand, Stewart

Stewart Brand, nato negli Stati Uniti nel 1938, è l’autore del Whole Earth Catalog, un repertorio di informazioni che molti considerano un precursore di Internet. Brand ha pubblicato numerosi saggi che inquadrano la questione ambientale dal punto di vista della sostenibilità.

Cirillo, Valter

Valter Cirillo è un giornalista esperto di tematiche ambientali ed energetiche.

Clinton

Clinton, Hillary Rodham

Hillary Rodham Clinton, nata negli Stati Uniti nel 1947, è avvocatessa e politica: è stata Segretario di Stato dal 2008 al 2012.

Hack

Hack, Margherita

Margherita Hack (1922-2013) è stata un’astrofisica e docente universitaria. Ha svolto costantemente un’attività di attenta divulgazione scientifica, attraverso numerose pubblicazioni tradotte in tutto il mondo.

Makiguchi, Tsunesaburo

Tsunesaburo Makiguchi (1871-1944) è stato un filosofo e pedagogo giapponese: convertitosi al buddismo, fu fondatore della Soka Gakkai. Per questioni religiose e pedagogiche si scontrò con il governo, che lo fece gettare in carcere, dove morì.

Martino

Martino, Renato Raffaele

Renato Raffaele Martino, nato a Salerno nel 1933, è un cardinale e arcivescovo cattolico, presidente emerito del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace.

Paolo VI

Paolo VI

Paolo VI, al secolo Giovanni Battista Montini, nacque nel 1897 e fu Papa dal 1963 alla morte, avvenuta nel 1978. Il 19 ottobre 2014 è stato proclamato Beato.

Rifkin

Rifkin, Jeremy

Jeremy Rifkin, nato negli Stati Uniti nel 1945, è economista, attivista per la pace e l’ambiente, autore di numerosi saggi dedicati agli effetti dei cambiamenti scientifici e tecnologici.

Rubbia

Rubbia, Carlo

Carlo Rubbia, nato nel 1934, è fisico e senatore a vita, vincitore del premio Nobel per la fisica nel 1984. Le sue ricerche riguardano soprattutto le particelle elementari e i problemi energetici.

Tamanini

Tamanini, Monica

Monica Tamanini è coordinatrice della Rete trentina di educazione ambientale per lo sviluppo sostenibile (Appa).

UCEI

UCEI è l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, l’ente che rappresenta a livello nazionale le 21 comunità ebraiche italiane.

Umar, Hagg

Hagg Umar è rappresentante della comunità islamica presso il Comitato Interfedi del Comune di Torino.

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Glossario Biografie

Biomassa

Dal punto di vista della produzione di energia, la biomassa è la frazione biodegradabile dei prodotti, rifiuti e residui di origine biologica provenienti dall’agricoltura (comprendente sostanze vegetali e animali), dalla silvicoltura e dalle industrie connesse, comprese la pesca e l'acquacoltura, nonché la parte biodegradabile dei rifiuti industriali e urbani.

Chernobyl

Città dell’Ucraina a 100 km da Kiev: nel 1986 fu sede di un gravissimo incidente nucleare, che costrinse quasi mezzo milione di persone a lasciare l’area contaminata.

Effetto serra

Il termine indica genericamente gli effetti dovuti al riscaldamento dell’atmosfera terrestre, per la concentrazione crescente di gas prodotti dall’attività umana, soprattutto industriale.

Filiera

L'insieme delle attività (detto anche filiera tecnologico-produttiva) svolte in successione che consentono la trasformazione di materiali grezzi in un prodotto finito.
Le diverse imprese che svolgono una o più attività della filiera sono integrate in senso verticale ai fini della realizzazione di un prodotto.

Fukushima

Città del Giappone nota per il grave incidente alla centrale nucleare, avvenuto nel 2011, con conseguente contaminazione di una vasta area.

Genoma

In genetica e biologia, indica la totalità del materiale genetico di un organismo, sia pluricellulare sia unicellulare.

Industrializzazione

Processo di trasformazione di una società da uno stadio rurale a uno industriale, con forte inurbamento e abbandono delle campagne a favore del lavoro nelle fabbriche. 

Protocollo di Kyoto

Trattato internazionale in materia ambientale riguardante il riscaldamento globale, sottoscritto nel 1997 a Kyoto, in Giappone, da più di 180 Paesi.

Protocollo di Montreal

Trattato internazionale che ha lo scopo di ridurre la produzione e l'uso delle sostanze che minacciano lo strato di ozono.

Soka Gakkai Internazionale

Movimento religioso giapponese di origine buddhista fondato nel 1930. Oggi è una ONG accreditata all’ONU e diffusa in 198 Paesi.

Sostenibilità

Condizione di equilibrio fra il soddisfacimento delle esigenze presenti senza compromettere la possibilità delle future generazioni di sopperire alle proprie. Perché un processo sia sostenibile esso deve utilizzare le risorse naturali a un ritmo tale che esse possano essere rigenerate naturalmente.

Benedetto XVI

Benedetto XVI

Benedetto XVI, al secolo Joseph Aloisius Ratzinger, è nato a Marktl, in Germania, nel 1927. È stato il 265° papa della Chiesa Cattolica e, dalla sua rinuncia al ministero del 2013, ha il titolo di papa emerito.

Brand

Stewart Brand

Stewart Brand, nato negli Stati Uniti nel 1938, è l’autore del Whole Earth Catalog, un repertorio di informazioni che molti considerano un precursore di Internet. Brand ha pubblicato numerosi saggi che inquadrano la questione ambientale dal punto di vista della sostenibilità.

Valter Cirillo

Valter Cirillo è un giornalista esperto di tematiche ambientali ed energetiche.

Clinton

Hillary Rodham Clinton

Hillary Rodham Clinton, nata negli Stati Uniti nel 1947, è avvocatessa e politica: è stata Segretario di Stato dal 2008 al 2012.

Hack

Margherita Hack

Margherita Hack (1922-2013) è stata un’astrofisica e docente universitaria. Ha svolto costantemente un’attività di attenta divulgazione scientifica, attraverso numerose pubblicazioni tradotte in tutto il mondo.

Tsunesaburo Makiguchi

Tsunesaburo Makiguchi (1871-1944) è stato un filosofo e pedagogo giapponese: convertitosi al buddismo, fu fondatore della Soka Gakkai. Per questioni religiose e pedagogiche si scontrò con il governo, che lo fece gettare in carcere, dove morì.

Martino

Renato Raffaele Martino

Renato Raffaele Martino, nato a Salerno nel 1933, è un cardinale e arcivescovo cattolico, presidente emerito del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace.

Paolo VI

Paolo VI

Paolo VI, al secolo Giovanni Battista Montini, nacque nel 1897 e fu Papa dal 1963 alla morte, avvenuta nel 1978. Il 19 ottobre 2014 è stato proclamato Beato.

Rifkin

Jeremy Rifkin

Jeremy Rifkin, nato negli Stati Uniti nel 1945, è economista, attivista per la pace e l’ambiente, autore di numerosi saggi dedicati agli effetti dei cambiamenti scientifici e tecnologici.

Rubbia

Carlo Rubbia

Carlo Rubbia, nato nel 1934, è fisico e senatore a vita, vincitore del premio Nobel per la fisica nel 1984. Le sue ricerche riguardano soprattutto le particelle elementari e i problemi energetici.

Tamanini

Monica Tamanini

Monica Tamanini è coordinatrice della Rete trentina di educazione ambientale per lo sviluppo sostenibile (Appa).

UCEI

UCEI è l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, l’ente che rappresenta a livello nazionale le 21 comunità ebraiche italiane.

Hagg Umar

Hagg Umar è rappresentante della comunità islamica presso il Comitato Interfedi del Comune di Torino.

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