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Le risorse del pianeta non sono infinite
Maggior coinvolgimento dei cittadini nelle decisioni
Condividere le scelte contribuisce all'equità
Dignità umana e lotta alla povertà
Il carico sull'ambiente deve tenere conto delle esigenze delle generazioni che verranno
La crescita economica non è l'unico indicatore dello sviluppo

Lo sviluppo sostenibile

Le risorse del pianeta non sono infinite

Maggior coinvolgimento dei cittadini nelle decisioni

Condividere le scelte contribuisce all'equità

Dignità umana e lotta alla povertà

Il carico sull'ambiente deve tenere conto delle esigenze delle generazioni che verranno

La crescita economica non è l'unico indicatore dello sviluppo

Che cos'è lo sviluppo sostenibile?

Che cos'è lo sviluppo sostenibile?

Lo sviluppo sostenibile è un processo per migliorare a livello locale e globale le condizioni dell'ambiente [vedi Inquinamento], dell'economia, della società e della vita istituzionale.

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Il concetto di sviluppo sostenibile nasce all'inizio degli anni Settanta del secolo scorso. In quegli anni infatti si verificò una grave crisi energetica [vedi Energie], a causa della guerra fra Israele e i Paesi arabi produttori di petrolio: questi ultimi ridussero le esportazioni verso i Paesi occidentali più sviluppati, causando l'aumento dei prezzi e la necessità di adottare politiche di “austerità” per limitare i consumi di energia.

La definizione di sviluppo sostenibile oggi ampiamente condivisa è quella contenuta nel Rapporto Brundtland elaborato nel 1987 dalla Commissione Mondiale sull'Ambiente e lo Sviluppo: secondo tale definizione  «lo sviluppo sostenibile, lungi dall’essere una definitiva condizione di armonia, è piuttosto un processo di cambiamento tale per cui lo sfruttamento delle risorse, la direzione degli investimenti, l’orientamento dello sviluppo tecnologico e i cambiamenti istituzionali siano resi coerenti con i bisogni futuri oltre che con gli attuali». Il rapporto Brundtland, inoltre, sottolinea l'importanza della partecipazione di tutti gli individui a questo processo di miglioramento e, soprattutto, della necessità di garantire a tutti maggiore equità, individuando nella lotta alla povertà uno degli obiettivi principali del nuovo sistema di sviluppo globale.

Lo sviluppo sostenibile, infine, richiede maggiore democrazia a livello internazionale e maggior partecipazione alle decisioni a livello locale. Il rapporto Brundtland e le successive elaborazioni del concetto di “sviluppo sostenibile” si sono tradotti in numerosissime iniziative a livello nazionale e internazionale per lo studio e l'attuazione di politiche maggiormente rispettose dell'ambiente e dei suoi equilibri.

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SVILUPPO SOSTENIBILE

un concetto recente,
tante soluzioni

AMBITI COINVOLTI

Sviluppo locale e sviluppo globale

Interrogativi sullo sviluppo sostenibile

Tanti attori, tanti fattori

POSTA IN GIOCO

Nuovi modelli di sviluppo sostenibile

Una prospettiva per le generazioni future

Un concetto recente, tante soluzioni

Sviluppo locale e sviluppo globale

Interrogativi sullo sviluppo sostenibile

Tanti attori, tanti fattori

Nuovi modelli di sviluppo sostenibile

Una prospettiva per le generazioni future

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Lo sviluppo sostenibile

Perché è un problema etico

Il concetto di sviluppo sostenibile è relativamente recente ma ha goduto immediatamente di ampia condivisione. Il successo dell'idea di sviluppo sostenibile ha quindi consentito di elaborare un sistema complesso di variabili e valori fondanti, che tiene conto di numerosi fattori interdipendenti.

In questo quadro relativamente nuovo si sviluppano attività di studio a livello locale e globale [vedi Globalizzazione] e sperimentazioni sul campo con iniziative legate all'ambiente, alla lotta alla povertà [vedi Welfare], allo sviluppo e alla valorizzazione delle risorse locali. 

Ma, come ha sottolineato il cardinale Francesco Coccopalmerio, «tante belle aspirazioni, tanti programmi, tanti impegni formali da parte di organizzazioni mondiali e nazioni, sono rimasti solo aspirazioni a cui tendere e la povertà, complice anche la crisi economica, aumenta e pone a tutti noi degli interrogativi di tipo sociale, di tipo economico, di giustizia e, non ultimo, di carattere morale».

Perciò, per i suoi sostenitori lo sviluppo sostenibile va perseguito con sempre maggior tenacia e, a causa dell'interdipendenza dei numerosi fattori che lo influenzano, deve coinvolgere nei processi decisionali il maggior numero possibile di persone. 

In particolare lo sviluppo sostenibile dipende anche dalla capacità di definire nuovi modelli di sviluppo economico, maggiormente rispettosi delle risorse naturali [vedi Inquinamento] e delle capacità umane. 

Il concetto di sviluppo sostenibile infatti non può limitarsi alla crescita economica, ma deve essere basato sulla valorizzazione dell'ambiente, dell'economia e della società in una prospettiva che mira a creare condizioni di vita migliori anche per le generazioni future.

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L'esempio di Varese Ligure

Il comune di Varese Ligure, in provincia di La Spezia, è un esempio di sviluppo sostenibile già da molti anni.

La collaborazione fra gli amministratori e i cittadini ha consentito di ottenere in pochi anni risultati significativi, trasformando questo piccolo borgo rurale della Liguria in un interessante “laboratorio” alternativo e vincente.

L'esempio di Varese Ligure potrebbe essere un valido insegnamento per molte realtà locali italiane, soprattutto quelle del centro-sud che per caratteristiche possono essere assimilate alla realtà economica e sociale del borgo spezzino.
Un paese ligure sconosciuto è oggi diventato uno dei principali modelli di sviluppo rurale in Europa. Un piccolo comune italiano che ha saputo coniugare insieme ambiente, occupazione ed impresa.

Dal 1994 al 2004 Varese Ligure ha raggiunto i seguenti risultati:

  • ha fermato lo spopolamento (2.400 abitanti) e l'invecchiamento

  • è diventato autosufficiente tramite le energie rinnovabili ed ha attuato un piano diffuso di risparmio energetico 

  • ha raggiunto il 95% di agricoltura biologica (1.600 ettari e 2.000 capi tra bovini e caprini) 

  • ha triplicato il turismo 

  • ha creato 140 nuovi posti di lavoro 

  • ha ridotto la produzione di rifiuti a 350 kg procapite (rispetto ai 530 medi sul territorio provinciale)

  • ha incrementato la raccolta differenziata fino al 25% del totale 

  • le sue attività produttive sono ampiamente certificate ISO

Varese Ligure è diventato quindi un "simbolo pulito" per l'intera Europa ed è stato  premiato dalla UE a Berlino come "Comune rurale più virtuoso d'Europa". Il premio della UE "Promote 100" è infatti riservato al comune rurale europeo che meglio ha saputo applicare un concreto modello di sviluppo sostenibile locale.
È quindi un esempio che valorizza l'Italia e che ci rende orgogliosi. Varese Ligure ha già ottenuto altri riconoscimenti in campo ambientale: è stato il primo Comune in Europa a ottenere la certificazione ambientale 14001 e l'EMAS, un'iniziativa volontaria dell'Unione Europea per valutare e migliorare le proprie prestazioni ambientali e fornire al pubblico e ad altri soggetti interessati informazioni sulla propria gestione ambientale.

Con Varese Ligure si dimostra con i fatti che lo sviluppo sostenibile è economicamente e socialmente conveniente per tutti. Uno dei punti di forza del piccolo comune è soprattutto quello di aver investito per tempo nel "turismo sostenibile" ripudiando il tradizionale modello di sviluppo basato su una crescita disordinata del turismo e dell'urbanistica.
Il turismo è attivo 6 mesi su 12: oggi visitare Varese Ligure è un piacere unico in quanto questo luogo si distingue dal resto della costa e dal degrado dell'area che lo circonda. Il modello del turismo trainato dalla costruzione degli insediamenti turistici e dal cemento ha infatti comportato il degrado di gran parte della costa italiana e quindi anche un minore "benessere" per il turista.

Varese Ligure ha conosciuto una nuova vita.
La popolazione è stabile con 2400 abitanti e 15 nascite all'anno. Il lavoro è garantito dai settori dell'agricoltura biologica e dalla produzione di energia alternativa. La produzione di energia è pari a 4 milioni Kw tramite due generatori eolici e 23.000 Kw per mezzo dei sistemi fotovoltaici. Un sistema che rende autosufficiente il comune dal punto di vista energetico. 

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Copertina

La definizione

Il problema

Il fatto

Lo sviluppo sostenibile è un concetto elaborato:

  • nel XVIII secolo

  • negli anni '70 del secolo scorso

  • alla fine della Seconda Guerra Mondiale

  • nel 2000

2

Lo sviluppo sostenibile è:

  • la concessione dei diritti civili a tutti i cittadini del mondo

  • l'eliminazione della povertà e delle diseguaglianze

  • un processo di miglioramento ambientale, economico, sociale e istituzionale

  • la ricerca sul degrado ambientale e sulle energie rinnovabili

3

La Chiesa cattolica sostiene che:

  • Dio ha creato la natura perché l'uomo la utilizzi liberamente

  • per eliminare la povertà è sufficiente la carità

  • la Chiesa deve impegnarsi soprattutto per difendere la libertà di culto nei paesi più poveri

  • la povertà dipende da numerosi fattori interdipendenti, che impongono di ridefinire la crescita economica alla luce di nuovi concetti

4

Domande per riflettere

  • Che cosa significa "sviluppo sostenibile" a livello locale, di piccola comunità?

  • Come possiamo contribuire nella vita di tutti i giorni a questo processo?

  • Quali sono i valori che dovrebbero ispirare lo sviluppo?

  • La crescita economica è sufficiente a far vivere meglio gli uomini e le donne, o è necessario "puntare" anche su altri aspetti? Quali?

  • Come possiamo dire la nostra sulle questioni dell'ambiente che ci circonda?

  • Quali sono le forme di partecipazione alle scelte che ci riguardano da vicino?

  • Come possiamo partecipare di più?

  • Come possiamo risparmiare risorse naturali e al tempo stesso migliorare le condizioni di vita dei paesi più poveri?

  • Che ruolo ha da questo punto di vista la ricerca scientifica?

Dilemmi per discutere

Lo sviluppo sostenibile è:

Inutile, perché i progressi della scienza ci consentiranno di avere risorse illimitate

Necessario, perché l'equilibrio del pianeta è sempre più minacciato

Le energie rinnovabili sono:

Importanti perché consentiranno alle generazioni future di migliorare le condizioni ambientali del pianeta

Troppo costose, perché richiedono forti investimenti iniziali

La partecipazione dei cittadini alle decisioni sullo sviluppo è:

Impossibile da realizzare, perché certi problemi vanno affrontati dagli esperti con decisione e tempestività

Necessaria per evitare che si creino ulteriori situazioni di diseguaglianza e di degrado ambientale

Lo sviluppo economico:

È il fattore più importante per lo sviluppo globale, poiché consente a tutti di avere maggiori risorse per acquistare beni e servizi, migliorando la vita quotidiana

Deve essere guidato da valori ben definiti, che evitino la creazione di diseguaglianze e l'impoverimento dell'ambiente a svantaggio delle generazioni future

Fare il punto

Riflettere

Discutere

Lo sviluppo sostenibile | Per approfondire

Che cosa dice la Legge

Il principio dello sviluppo sostenibile è stato definito per la prima volta nel 1987 dal Rapporto della Commissione mondiale su ambiente e sviluppo.
Il principio è stato quindi espressamente accolto dalla Dichiarazione internazionale del 1992, adottata dalla Conferenza di Rio de Janeiro su "Ambiente e sviluppo", ed è riconosciuto dal Trattato istitutivo dell'Unione Europea (Trattato di Amsterdam, 1997).

Poiché si tratta di un principio generale e che tocca diversi ambiti, è possibile trovarlo citato all'interno di numerosi provvedimenti internazionali e nazionali in materie diverse (ambiente, industria, agricoltura, economia, urbanistica, ecc.). Anche l'ordinamento italiano prevede numerose norme di legge, specialmente in materia ambientale, che sono ispirate ai principi dello sviluppo sostenibile.

Commissione Europea, Comunicazione relativa a una strategia tematica sull'ambiente urbano

Obiettivo globale della strategia tematica sull’ambiente urbano è quello di migliorare la qualità e le prestazioni ambientali delle aree urbane e assicurare agli abitanti delle città europee un ambiente di vita sano, rafforzando il contributo ambientale allo sviluppo urbano sostenibile e tenendo conto nel contempo dei connessi aspetti economici e sociali.

Lo sviluppo sostenibile | Per approfondire

Il parere della Chiesa Cattolica

La Chiesa Cattolica ha affrontato da decenni le questioni legate all'ambiente e allo sviluppo: significativi ad esempio gli interventi di Paolo VI, o le posizioni espresse da Giovanni Paolo II.

La Chiesa si è inoltre fatta promotrice di diverse iniziative che hanno messo a confronto, su questi temi fondamentali, le posizioni delle diverse fedi, giungendo, in alcuni casi, alla presentazione di documenti condivisi.

Francesco Coccopalmerio, Nuovi criteri per la scelta

È un mondo più giusto e più equo quello che si dimentica di una larga parte dell’umanità ed è incapace di un uso razionale e sostenibile delle risorse, di una migliore distribuzione dei beni della Terra, di prendere decisioni lungimiranti per arginare gli effetti del cambiamento climatico che produce effetti devastanti proprio sui territori più a rischio povertà? La povertà è una delle grandi sfide del nuovo millennio. Tante belle aspirazioni, tanti programmi, tanti impegni formali da parte di Organizzazioni mondiali e nazioni, sono rimasti solo aspirazioni a cui tendere e la povertà, complice anche la crisi economica, aumenta e pone a tutti noi degli interrogativi di tipo sociale, di tipo economico, di giustizia e, non ultimo, di carattere morale. Papa Francesco, fin dall’inizio del suo pontificato, sta affrontando con costanza, passione e partecipazione il tema dei poveri e della povertà. Egli è convinto che sia una sfida anche per la Chiesa stessa: sobrietà e capacità di ascolto delle esigenze dei meno fortunati devono essere le linee guida del comportamento dei cristiani. Ma oggi il tema della povertà si intreccia anche con altri temi interdipendenti: la cura dell’ambiente, la sostenibilità urbana, la sostenibilità energetica [vedi Energie], la crescita economica che deve essere guidata da criteri nuovi, il consumo di suolo che vede tanti edifici vuoti e inutilizzati a fronte di tante nuove costruzioni spesso realizzate in aree a rischio.

Lo sviluppo sostenibile | Per approfondire

Il parere delle diverse religioni

 


Dichiarazione congiunta sull'ambiente, Città del Vaticano

In tutto il mondo, gli uomini sono sempre più coscienti del fatto che certe forme di attività umana stanno causando danni all'ambiente e mettendo seriamente in questione la possibilità di uno sviluppo sostenibile per tutti. Il cambiamento del clima [vedi Cambiamenti climatici], l'inquinamento dell'aria, la desertificazione, il deperimento delle risorse, la scomparsa della bio-diversità, sono alcune delle conseguenze di questi processi. Se molti hanno contribuito a questa crisi, tutti dobbiamo ora imparare a vivere in una maniera che rispetti l'integrità del delicato equilibrio che esiste tra gli ecosistemi terreni. [...] La preoccupazione per l'ambiente ha condotto sia cattolici sia ebrei a riflettere sulle implicazioni concrete della loro fede in Dio, creatore di tutte le cose. Rivolgendosi alle loro Scritture Sacre, entrambi hanno scoperto le fondamenta religiose e morali del loro dovere di prendersi cura dell'ambiente. Sebbene possano esserci delle divergenze nell'interpretazione di certi testi o nell'approccio metodologico, ebrei e cattolici hanno trovato su certi valori fondamentali un ampio accordo, cosicché sono in grado di affermare insieme questi valori.


 

Paolo Pietro Biancone, Finanza islamica, etica e sviluppo

Il precetto religioso centrale che guida la finanza islamica è l'idea che l'interesse sia illecito. Ad un primo esame, potrebbe sembrare che questo concetto sia in contrasto con molti aspetti della finanza moderna ma, sebbene la legge islamica vieti la creazione di denaro dal denaro, essa ammette che il denaro sia utilizzato per acquistare attività tangibili e intangibili che possano generare un profitto.

Di conseguenza, i prodotti finanziari islamici sono progettati per creare attività che generino profitti per gli investitori idealmente ripartendo rischi e utili. Sotto certi aspetti, la finanza islamica potrebbe rientrare nel movimento di finanza etica [vedi Finanza etica] che si sta sviluppando nel mondo occidentale sotto diverse terminologie (investimenti socialmente responsabili, sviluppo sostenibile ecc.) e che costituisce una branca specifica della finanza occidentale o convenzionale.

Di fatto, la finanza etica rifiuta lo sviluppo di alcune attività economiche e cerca di indirizzare l'economia in un percorso più legato a valori individuali e collettivi (morale, religione, difesa dell'ambiente) che, secondo il suo pensiero, potrebbero comunque tornare di vantaggio all'attività economica. Questo legame tra finanza etica occidentale e finanza islamica evidenzia il fatto che, in realtà, ai giorni nostri esiste una finanza convenzionale che “si tinge di etica” e che in qualche modo trae una parte del suo sviluppo da considerazioni etiche e dall'altro la finanza islamica fondata su regole religiose: vi è quindi un avvicinamento tra i due concetti.

Lo sviluppo sostenibile | Per approfondire

La parola agli esperti: "perché sì"

Gli argomenti a favore dello sviluppo sostenibile mettono in rilievo la profonda interconnessione delle variabili che oggi causano problemi di importanza globale.

Per i fautori della sviluppo sostenibile è quindi necessario agire su due piani: localmente, con l'introduzione di “buone pratiche” produttive e ambientali e globalmente, con l'adozione di una “agenda” politica che tenga conto di valori universalmente condivisi e li traduca in una regolamentazione che consenta di promuovere la sostenibilità a livello planetario.

Fritjof Capra, Andare oltre l'economia

L'impegno per passare da una crescita economica quantitativa a una crescita qualitativa creerà nuove attività economiche e al tempo stesso ridurrà le dimensioni di altre industrie, in base a criteri ecologici e sociali. L'attenzione agli aspetti ambientali, sociali ed etici, nel calcolare il reale impatto della produzione industriale, consentirà di decidere quali processi produttivi dovranno essere incentivati e quali invece abbandonati. Chiunque affronterà seriamente questi aspetti comprenderà che i principali problemi dei nostri giorni (l'energia, l'ambiente, i cambiamenti climatici, la sicurezza alimentare e la sicurezza finanziaria) non possono essere compresi considerandoli individualmente. Essi sono problemi di sistema, cioè interconnessi e interdipendenti. Per esempio, la pressione demografica e la povertà formano un circolo vizioso che, esacerbato da tecnologie a impiego intensivo di capitali, portano all'esaurimento delle risorse (meno lavoro, diminuzione delle riserve idriche, deforestazione, crisi delle aree di pesca [vedi Sicurezza alimentare], erosione dei suoli, aumento delle diseguaglianze di reddito, ecc.). Questa interconnessione fra i principali problemi ci impone di andare oltre l'economia per risolvere la crisi globale e di ricercare soluzioni sistemiche, capaci di risolvere diversi problemi allo stesso tempo. Per esempio, passare dall'agricoltura "chimica" su larga scala a sistemi produttivi organici, sostenibili e su piccola scala potrebbe dare un significativo contributo alla risoluzione di tre dei principali problemi: la dipendenza energetica, i cambiamenti climatici e la crisi dei sistemi sanitari.
Tutte le soluzioni sistemiche di questo genere già sperimentate nel mondo dimostrano che la crescita qualitativa, misurata mediante nuovi indicatori legati alla qualità della vita e al benessere, può arrestare la distruzione dell'ambiente a favore della sostenibilità ecologica. Questa transizione globale alla sostenibilità non è più un problema concettuale o tecnico, ma dipende esclusivamente dai valori condivisi e dalla volontà politica.  


ENEA, Noi per lo sviluppo sostenibile

L'attuale modello di sviluppo va cambiato, le diverse emergenze ambientali chiedono un intervento: i governi ne sono sempre più consapevoli e in questa direzione vanno i diversi impegni presi a livello internazionale. Ma perseguire un modello di sviluppo che sia sostenibile non è solo compito dei governi, è indispensabile anche il contributo di noi cittadini consumatori. Perché molte azioni che noi ripetiamo quotidianamente, come accendere le luci, far funzionare gli elettrodomestici, accendere l'impianto di riscaldamento, andare in macchina, gettare i rifiuti, hanno delle ricadute ambientali non trascurabili.

Come possiamo contribuire a migliorare la qualità della nostra vita e del nostro ambiente e a ripensare un modello di sviluppo che sia sostenibile per noi e per i nostri figli? Incominciamo con piccoli gesti: adottiamo un modello di consumo sostenibile. Quando il consumo è sostenibile? Quando i beni e i prodotti che consumiamo quotidianamente vengono prodotti e usati nel pieno rispetto dell'ambiente e delle risorse. Senza sacrifici e senza rinunciare al comfort al quale siamo abituati, possiamo modificare il nostro stile di vita. Potremo utilizzare in modo corretto e sostenibile le risorse energetiche e ambientali, contribuendo così anche al raggiungimento degli impegni nazionali per la riduzione delle emissioni di gas serra. Miglioreremo inoltre la qualità dell'ambiente in cui viviamo e risparmieremo denaro. 


Enzo Tiezzi e Nadia Marchettini, Sostenibilità e diversità

Sostenibilità è anche biodiversità delle culture, dei riti, dei tabù, dei linguaggi, delle teorie scientifiche. Sostenibilità e biodiversità sono due trame indissolubili scritte nel grande libro dell'evoluzione biologica. Sostenibilità vuol dire ascoltare le ragioni della natura, le sue grandi leggi universali (non i marchingegni matematici costruiti dalla scienza dominante); permettere alle culture altre e diverse di avere le proprie nicchie che il “pensiero unico” della cosiddetta civiltà industriale e tecnocratica occidentale cerca di cancellare; dare spazio e tempo a quei valori etici ed estetici che l'economia dominante, che conosce il prezzo di tutto e il valore di niente non prende in considerazione, perché non quotabili in borsa o non misurabili in termini di mercato. Si pone allora il problema di uno sviluppo sostenibile che, per difendere la biodiversità, si oppone alla globalizzazione [vedi Globalizzazione] dei mercati e al pensiero unico.

Lo sviluppo sostenibile | Per approfondire

La parola agli esperti: "perché no"

Gli oppositori del concetto di sviluppo sostenibile provengono da ambiti diversi: alcuni di loro considerano lo sviluppo principalmente dal punto di vista economico, fidando nella capacità del mercato di autoregolarsi; altri invece, in particolare i teorici della decrescita felice o gli ambientalisti più radicali, che invece tentano di metterne in evidenza e contraddizioni, simili a quelle espresse, secondo Latouche, da concetti come “globalizzazione dal volto umano”, “economia solidale” e “guerra pulita”.

Alain de Benoist, Il mito dello sviluppo sostenibile

Da tempo ormai e da più parti, il concetto di “sviluppo sostenibile”, definito da alcuni suoi detrattori come «l’ultimo gadget ideologico dell’Occidente» o «un imbroglio», è oggi fortemente criticato per via non solo dell’ambiguità della definizione stessa, diventata ormai parola d’ordine dei sostenitori dell’ecologia industriale o del capitalismo verde, vale a dire di coloro che si dichiarano a favore della riconciliazione della preoccupazione ecologista con l’industria o il mercato. Ma, soprattutto, il concetto è criticato per quel che ingannevolmente racchiude questa teoria, che, tenendo conto di dati quali l’esaurimento delle risorse e l’inquinamento risultante dalle attività industriali, cerca di racchiudere l’ambiente nella razionalità economica, ed è errata perché il patrimonio naturale e il capitale artificiale non sono in realtà sostituibili.
Considerare il primo come un “capitale” è peraltro un mero artificio linguistico, dal momento che il valore delle risorse naturali è inestimabile in termini economici; se esse sono una condizione per la sopravvivenza umana “il loro prezzo” non può essere che infinito… Provvedimenti di questo genere possono tutt’al più avere l’effetto di ritardare le scadenze. La loro moltiplicazione rafforza inoltre l’autorità delle burocrazie nazionali o internazionali e il controllo tecnocratico.

La teoria dello “sviluppo durevole” mira a correggere lo sviluppo classico, ma si guarda bene dal considerarlo per quello che è, cioè la causa profonda della crisi ecologica che conosciamo. Essa è, infine, particolarmente ingannevole nella misura in cui lascia credere che sia possibile rimediare a questa crisi senza mettere in discussione la logica mercantile, l’immaginario economico, il sistema monetario e l’espansione illimitata del capitalismo.


Maurizio Pallante, Lo sviluppo è sempre insostenibile

Lo sviluppo sostenibile è un ossimoro, perché lo sviluppo è di per sé insostenibile e la sostenibilità prevede l’abolizione dello sviluppo. Bisogna quindi, prima di tutto, decidere che cosa si intende per sviluppo. Quando noi utilizziamo il concetto di Paesi sottosviluppati ci riferiamo, per esempio, a dei Paesi che non hanno il nostro stile di vita, che viene da noi generalmente considerato come il metro di tutto ciò che si basa sulla crescita che, in quanto tale, comporterebbe un miglioramento. La parola “sviluppo” è un modo di edulcorare la parola “decrescita” perché nessuno di quelli che parla di sviluppo pensa che si possa ottenere uno sviluppo attraverso la decrescita. Lo sviluppo sostenibile è il concetto secondo il quale, siccome dobbiamo continuare a crescere e siccome la crescita comporta l’esaurimento delle risorse non rinnovabili, dobbiamo puntare a sviluppare quelle rinnovabili. È una maniera di continuare a fare quello che si è sempre fatto in un modo diverso da come si è fatto in passato (cosa non particolarmente rivoluzionaria, visto che ormai sarebbe impossibile continuare a farlo).

Anche nel caso di estrema povertà, il concetto da proporre non dovrebbe essere quello di sviluppo, perché sviluppo significa mercificazione. Bisognerebbe invece aiutare queste persone ad uscire dalla povertà, mettendole in grado di auto-prodursi i propri beni. Invece succede tutto l’opposto; per esempio la Tata, industria automobilistica indiana, d’accordo con la Fiat, ha espropriato i terreni di 30 000 contadini per costruire una fabbrica che occuperà solo 2 000 persone. C’è riuscita utilizzando la persuasione, la truffa, la menzogna. Ma i bisogni reali di queste persone non saranno appagati dallo sviluppo. Lo saranno se riusciranno a mantenere la loro condizione contadina. Lo sviluppo è un concetto indissolubilmente legato alla crescita del PIL. La crescita del PIL è la mercificazione, perché se non si mercifica tutto non cresce il PIL. Questo è un modello che bisogna abbattere. Tutti hanno diritto a una vita dignitosa e, di conseguenza, tutti hanno diritto di accedere alle risorse necessarie all’ottenimento di tale obiettivo.


Gianfranco Bologna, La sostenibilità è un'espressione abusata

Negli ultimi anni si è ormai diffusa una formula che, al solo utilizzarla verbalmente, sembra poter fornire la soluzione ai tanti e gravi problemi esistenti nel rapporto tra i sistemi naturali e la nostra specie: si tratta per l’appunto di “sviluppo sostenibile”. È una espressione ormai abbondantemente abusata in ogni contesto, soprattutto in ambito politico ed economico. A volte dichiaratamente con funzioni di copertura: come se, parlando di “sviluppo sostenibile” o citando il termine “sostenibilità”, fosse automaticamente possibile azzerare o assolvere gli impatti di qualunque attività contrassegnata da questo attributo. Mantenere nella vaghezza i pur difficilissimi contorni concettuali di questa formula e non confrontarsi con i problemi concreti che derivano dall’attuazione della sostenibilità nei nostri processi di sviluppo significa procedere a un’azione ingiustificata dal punto di vista scientifico e scorretta dal punto di vista sociale, economico e politico. Pertanto, diventa sempre più indispensabile un’azione profonda e critica di analisi del concetto di sostenibilità dello sviluppo, alla luce di tutti i limiti emersi nel dibattito degli anni più recenti. Innanzitutto, è evidente che i sistemi produttivi e di consumo di una società futura (la cui necessità e desiderabilità si impone alla luce dell’attuale situazione ambientale, economica e sociale) saranno diversi da quelli che sino a oggi abbiamo conosciuto.

La prospettiva della sostenibilità mette inevitabilmente in seria discussione il nostro attuale modello di sviluppo socio-economico. Nei prossimi decenni dovremo essere capaci di passare da una società in cui il benessere e la salute economica sono misurati in termini di crescita della produzione e dei consumi materiali a una società in cui si sia capaci di vivere meglio consumando molto meno, evitando la dilapidazione dei sistemi naturali, e quindi del capitale naturale, e sviluppando l’economia riducendo gli attuali input di energia e materie prime. […] Il termine “sostenibilità”, perlopiù riassunto impropriamente nella formula “sviluppo sostenibile”, si è andato diffondendo negli anni Ottanta perché nell’ambito della comunità internazionale, in particolare nelle Nazioni Unite, appariva sempre più evidente che il concetto di sviluppo, così strettamente legato a quello di crescita (soprattutto crescita economica, intesa come incremento del prodotto pro capite), aveva causato una situazione di profonda incompatibilità con gli equilibri dinamici dei sistemi naturali. Lo sviluppo economico non è sostenibile perché ha profondamente minato i processi ecologici di base, compromettendo, di fatto, la base essenziale per la sopravvivenza della popolazione umana. 

GlossarioBiografie

PIL

Il Prodotto Interno Lordo (PIL) è il valore monetario totale dei beni e servizi prodotti in un Paese da parte degli operatori economici residenti e non residenti nel corso di un periodo di tempo, generalmente un anno.


Processo decisionale

L’insieme degli atti che porta a prendere una decisione. Può assumere caratteristiche diverse a seconda dei casi, per esempio quando si tratta di decisioni individuali o collettive.


Biancone

Biancone, Paolo Pietro

Paolo Pietro Biancone è nato nel 1970 ed è professore associato di amministrazione aziendale all'Università di Torino.

Bologna

Bologna, Gianfranco

Gianfranco Bologna è direttore scientifico del WWF Italia: svolge da 40 anni attività di divulgazione e didattica in materia di conservazione della natura e sostenibilità.

Capra

Capra, Fritjof

Fritjof Capra è nato a Vienna nel 1939. Fisico e saggista, autore di saggi di grande successo (Il Tao della fisica), si è occupato anche di sviluppo sostenibile ed ecologia in una interessante prospettiva spirituale.

Coccopalmerio

Coccopalmerio, Francesco

Francesco Coccopalmerio, nato nel 1938, è cardinale e arcivescovo. Presiede il Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi.

de Benoist

de Benoist, Alain

Alain de Benoist è nato in Francia nel 1943 ed è un filosofo e saggista che si è occupato soprattutto di temi economici e politici.

ENEA

ENEA

ENEA è l'Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile.

Marchettini

Marchettini, Nadia

Nadia Marchettini è nata nel 1956 e insegna chimica dell'ambiente e dei beni culturali all'Università di Siena.

Pallante

Pallante, Maurizio

Maurizio Pallante, nato nel 1947, è un ricercatore e divulgatore particolarmente attento alle tecnologie ambientali e all'efficienza energetica.

Tiezzi

Tiezzi, Enzo

Enzo Tiezzi (1938-2010) è stato un accademico, parlamentare e ambientalista. Ha pubblicato numerosi saggi dedicati a temi ambientali e di etica della scienza.

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PIL

Il Prodotto Interno Lordo (PIL) è il valore monetario totale dei beni e servizi prodotti in un Paese da parte degli operatori economici residenti e non residenti nel corso di un periodo di tempo, generalmente un anno.

Processo decisionale

L’insieme degli atti che porta a prendere una decisione. Può assumere caratteristiche diverse a seconda dei casi, per esempio quando si tratta di decisioni individuali o collettive.

Biancone

Paolo Pietro Biancone

Paolo Pietro Biancone è nato nel 1970 ed è professore associato di amministrazione aziendale all'Università di Torino.

Bologna

Gianfranco Bologna

Gianfranco Bologna è direttore scientifico del WWF Italia: svolge da 40 anni attività di divulgazione e didattica in materia di conservazione della natura e sostenibilità.

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Fritjof Capra

Fritjof Capra è nato a Vienna nel 1939. Fisico e saggista, autore di saggi di grande successo (Il Tao della fisica), si è occupato anche di sviluppo sostenibile ed ecologia in una interessante prospettiva spirituale.

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Francesco Coccopalmerio

Francesco Coccopalmerio, nato nel 1938, è cardinale e arcivescovo. Presiede il Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi.

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Alain de Benoist

Alain de Benoist è nato in Francia nel 1943 ed è un filosofo e saggista che si è occupato soprattutto di temi economici e politici.

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Nadia Marchettini

Nadia Marchettini è nata nel 1956 e insegna chimica dell'ambiente e dei beni culturali all'Università di Siena.

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Maurizio Pallante, nato nel 1947, è un ricercatore e divulgatore particolarmente attento alle tecnologie ambientali e all'efficienza energetica.

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Enzo Tiezzi (1938-2010) è stato un accademico, parlamentare e ambientalista. Ha pubblicato numerosi saggi dedicati a temi ambientali e di etica della scienza.

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