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Essere genitori: un diritto o un dovere?
Una questione complessa fra etica, diritto e scienza
I pericoli nascosti dell’eugenetica
Quando la procreazione diventa un business

La fecondazione assistita

Essere genitori: un diritto o un dovere?

Una questione complessa fra etica, diritto e scienza

I pericoli nascosti dell’eugenetica

Quando la procreazione diventa un business

Che cos'è la fecondazione assistita?

Che cos'è la fecondazione assistita?

La fecondazione assistita, che riguarda la fecondazione dell'ovulo da parte dello spermatozoo, non va confusa con la procreazione medicalmente assistita, che comprende tutte le metodiche che permettono di aiutare gli individui a procreare, siano esse chirurgiche, ormonali, farmacologiche o di altro tipo.

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Le prime esperienze di fecondazione assistita sugli animali furono compiute dalla metà del XVIII secolo: nel 1780 Lazzaro Spallanzani ottiene per la prima volta la fecondazione di un animale viviparo. Nel 1978 si ebbe, infine, la prima fecondazione artificiale umana in vitro, per opera dell’inglese Edwards. Le tecniche di fecondazione assistita, oltre il puro interesse scientifico, ebbero immediate applicazioni pratiche nell’allevamento animale, dove vennero ben presto utilizzate per praticità, ma anche per compiere selezioni di tipo genetico.
Per quanto riguarda l’essere umano, si parla di fecondazione omologa quando gli spermatozoi e l’ovulo appartengono ai genitori del nascituro, mentre si parla di fecondazione eterologa quando gli spermatozoi oppure l'ovulo provengono da un soggetto donatore esterno alla coppia.

La fecondazione artificiale è stata oggetto negli anni di un articolato dibattito, tuttora assai vivo, in particolare per quanto riguarda l'uso di alcune tecniche come la fecondazione eterologa, la maternità surrogata o la possibilità di effettuare diagnosi degli embrioni per le coppie fertili ma portatrici di malattie geneticamente trasmissibili. I progressi medico-scientifici, se da un lato fanno sperare nell’adozione di sistemi eticamente e scientificamente accettabili, dall’altro rendono quest’ambito sempre più complesso e difficile da regolare, anche in considerazione dei notevoli interessi economici in gioco.

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La FECONDAZIONE ASSISTITA

fra scienza ed etica

AMBITI COINVOLTI

Il desiderio di procreare: un diritto assoluto?

La Chiesa e il diritto alla vita

Procreazione: i timori dei laici

 

LA POSTA IN GIOCO

Il rischio eugenetico

Evitare le forme di sfruttamento economico

LA FECONDAZIONE ASSISTITA fra scienza ed etica

Il desiderio di procreare: un diritto assoluto?

La Chiesa e il diritto alla vita

Procreazione: i timori dei laici

Il rischio eugenetico

Evitare le forme di sfruttamento economico

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La fecondazione assistita

Perché è un problema etico

Le tecniche di fecondazione assistita sono studiate e applicate a partire dalla metà del XVIII secolo, ma finché restano confinate al regno animale non destano particolare dibattito. Ben diversa è la situazione quando, a partire soprattutto dalla metà del XIX secolo, le tecniche di procreazione assistita (inclusa, quindi, la fecondazione assistita) vengono anche estese all’ambito umano.

Se da un lato, infatti, c’è il tentativo da parte degli scienziati di soddisfare il desiderio di procreare da parte delle coppie afflitte da problemi di sterilità e infertilità, lo sviluppo delle tecnologie medico-scientifiche, che consente anche di realizzare forme di fecondazione con materiale biologico proveniente da persone donatrici esterne alla coppia di genitori “ufficiali”, pone problemi di natura spirituale, filosofica ed etica.

Tali pratiche sono condannate dalla Chiesa Cattolica in quanto contrarie ai diritti del nascituro e al «diritto esclusivo [degli sposi] a diventare padre e madre soltanto l'uno attraverso l'altro».

Tuttavia, anche in ambito non religioso non sono poche le voci che mettono in guardia dai pericoli di una sperimentazione scientifica non regolata e asservita, prima di tutto, a interessi economici o ideologici. 

I sostenitori della cautela in materia mettono in evidenza i pericoli derivanti, per esempio, da impostazioni eugenetiche, che rischiano di attuare pratiche sostanzialmente razziste.

Vi sono poi da considerare aspetti legati alla dignità di persone (è il caso delle cosiddette “madri in affitto”) che spesso accettano questo ruolo spinte dal bisogno economico, dando adito a fenomeni di sfruttamento e di ulteriore mercificazione del corpo umano.

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Essere genitori: diritto o dovere?

Michela Marzano

Avere dei figli sembra ormai un’ossessione. Come se il fatto di non averne fosse una menomazione. Una mancanza insopportabile. Bisogna averne almeno uno, come si ha un lavoro o una casa. Per realizzarsi ed essere veramente felici. Anche quando si ha tutto, o quasi.

È come se ormai, a un certo punto dell’esistenza, i figli facessero parte dell’equilibrio di ogni persona, del benessere individuale. «Ognuno ha il diritto di fare quello che vuole, quando vuole, e con chi vuole»: è questa la motivazione che viene portata a sostegno della scelta di avere un figlio ad ogni costo.

 Ma che cosa significa, oggi, essere genitori? Bisogno? Desiderio? Diritto? Fino a poco tempo fa, era “naturale” sposarsi, fondare una famiglia, avere dei figli. Era scontato, dunque accettato come dato biologico, che esistesse, per la donna, la necessità di diventare madre, di fare un bambino e di occuparsene. Per le famiglie più modeste, un figlio era una vera e propria risorsa economica. Due braccia in più per portare soldi in casa. Per le famiglie aristocratiche e borghesi, i figli assicuravano la trasmissione del patrimonio, la continuità della “stirpe”. Tutto era “naturale”. Tanto più che esisteva un legame indissolubile tra l’atto sessuale [vedi Eros] e l’atto procreativo: i bambini erano “il frutto della vita”.

A partire dagli anni Sessanta e Settanta, però, le cose sono progressivamente cambiate. Da un lato, per la prima volta nella storia, si poteva legittimamente “fare l’amore” senza “fare figli”. Dall’altro lato, i progressi della scienza e della medicina hanno permesso di dissociare la procreazione dalla sessualità: grazie alle tecniche di fecondazione assistita, anche le coppie sterili e omosessuali possono oggi, almeno in teoria, avere dei figli.

La figura del genitore non è più monolitica. Ne esistono di tutti i tipi. Genitori single. Genitori biologici. Genitori adottivi. Genitori eterosessuali. Genitori omosessuali. Certo, da un punto di vista giuridico, non esiste alcuna omogeneità. E anche questo genera disparità e confusione.

In Italia e in Francia si ammette anche la fecondazione eterologa, ma possono usufruirne soltanto le coppie eterosessuali; solo in Spagna, in Belgio, in Olanda e in Svezia è accettata l’omoparentalità. Ma per chi ne ha, oltre che il desiderio, anche i mezzi, tutto sembra ormai possibile. Perché non utilizzarli, allora? Tanto più che la sacralizzazione del “desiderio”, e dunque anche del “desiderio di un figlio”, corrisponde perfettamente a un’epoca in cui la rivendicazione della propria libertà di scelta si traduce molto più spesso di quanto non si creda in una nuova forma di conformismo. Se tutti desiderano un figlio, perché io non posso? E, soprattutto: se non ci riesco, c’è qualcosa, in me, che non va?

Il desiderio appartiene alla sfera privata e nessuno può intervenire. Nel caso dei figli, però, il privato è anche necessariamente pubblico. O almeno sociale. Non solo perché il desiderio riguarda una terza persona, che ancora non esiste e che, in fondo, non ha chiesto nulla. Ma anche perché i figli, nel momento in cui nascono, non appartengono più solo ai genitori ma cominciano a far parte di una comunità più vasta.

Certo, nessuno ha il diritto di giudicare i desideri degli altri. Il desiderio di avere un figlio è sempre complesso e ambivalente. Si può voler un figlio per colmare un vuoto, per avere un erede, per riparare qualcosa della propria storia familiare, per proiettarsi nel futuro, per lasciare una traccia in questo mondo... Esattamente come, nel passato, lo si poteva volere perché succedeva, per abitudine, per rispettare le tradizioni...

In fondo poco importa. Se si vuole un figlio, è inutile cercare di capire le ragioni precise di questo desiderio. Non esiste un modello perfetto di genitore capace di garantire l’equilibrio e la serenità dei figli.

Quando sono piccoli, fragili e sprovvisti di tutto, i bambini hanno bisogno che qualcuno si occupi di loro. Poco importa se esiste un legame biologico tra figli e genitori. Poco importa se i genitori sono eterosessuali o omosessuali. La funzione paterna o materna può essere assunta anche dagli zii, dai nonni, dai cugini. Anche l’età dei genitori, in fondo, è relativa. Ciò che conta è che i genitori si occupino dei figli avendo la consapevolezza che non si tratta solo di “oggetti”, di qualcosa che hanno desiderato tanto e che, quando arriva, appartiene loro per sempre. Essere genitori significa permettere ai figli di crescere, di imparare ad “arrangiarsi da soli”, di rendersi progressivamente indipendenti.

Essere genitori, più che un diritto, è un dovere. Primo fra tutti, il dovere di “adattarsi” a queste creature che sono nate senza averlo chiesto e che devono poter avere la possibilità, crescendo, di prendere le distanze dal modello materno o paterno che hanno conosciuto. Per diventare adulti, autonomi e liberi anche loro di avere dei desideri da soddisfare.

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Copertina

La definizione

Il problema

Il fatto

La fecondazione con spermatozoi e ovulo dei due componenti della coppia si dice:

  • omologa

  • eterologa

  • in vitro

  • embrionale

1

Il primo essere umano fecondato in vitro è nato nel:

  • 1780

  • 1978

  • 2004

  • 2012

2

In Italia la fecondazione eterologa è:

  • sempre stata vietata

  • sempre stata permessa

  • permessa dal giugno 2014

  • permessa dal novembre 2012

3

Per la Chiesa Cattolica la fecondazione eterologa è:

  • lecita

  • lecita solo in alcuni casi particolari

  • inammissibile

  • un metodo scientificamente poco affidabile

3

Domande per riflettere

  • Insieme all’insegnante, prendete in esame il testo della legge 40 del 19 febbraio 2004: concentratevi sui primi articoli, cercando di sintetizzare gli aspetti principali della legge.

  • Individuate quelli che vi sembrano i principi ispiratori e sintetizzateli sulla LIM o su un cartellone.

  • Insieme all’insegnante di scienze, esaminate rapidamente i diversi sistemi di procreazione assistita, distinguendoli per tipo.

Dilemmi per discutere

Le famiglie che non possono avere figli:

Sono giustificate a fare ricorso a qualsiasi tecnica scientifica

Dovrebbero pensare innanzitutto all’adozione di orfani

In materia di procreazione:

La decisione spetta sempre alla donna

Vanno garantiti egualmente tutti i diritti delle parti interessate, quindi anche quelli del nascituro

La ricerca scientifica:

Non deve porsi questioni di carattere morale, ma pensare esclusivamente a migliorare la salute e la qualità della vita dell’umanità

Non deve spingersi su terreni rischiosi come quello che porta a selezionare caratteri ereditari ritenuti migliori di altri.

Fare il punto

Riflettere

Discutere

La fecondazione assistita | Per approfondire

Che cosa dice la Legge

Non tutti i singoli ordinamenti giuridici nazionali hanno disciplinato per legge le modalità di esercizio della procreazione assistita. I Paesi che hanno legiferato hanno compiuto scelte disomogenee creando quadri normativi assai diversi.

In Italia, la fecondazione assistita è regolata dalla legge 40 del 19 febbraio 2004, dall’impianto restrittivo. Il 28 agosto 2012 la Corte europea dei diritti umani ha bocciato la legge sull’impossibilità per una coppia fertile, ma portatrice di una malattia genetica, di accedere alla diagnosi preimpianto degli embrioni. Inoltre, per effetto di alcune decisioni della Corte Costituzionale, è stata via via dichiarata l'illegittimità degli elementi essenziali della legge 40. In particolare i giudici costituzionali hanno ritenuto incostituzionale il limite di produzione di tre embrioni nonché l'obbligo legislativo di “un unico e contemporaneo impianto”. La Corte Costituzionale inoltre, con la sentenza del 9 aprile 2014, ha dichiarato illegittimo il divieto di fecondazione eterologa, con la motivazione che «la determinazione di avere o meno un figlio, anche per la coppia assolutamente sterile o infertile, concernendo la sfera più intima e intangibile della persona umana, non può che essere incoercibile, qualora non vulneri altri valori costituzionali».

Legge 40 del 19 febbraio 2004

Art. 1
La fecondazione assistita è l'insieme degli artifici medico-chirurgici finalizzati al «favorire la soluzione dei problemi riproduttivi derivanti dalla sterilità o dall’infertilità umana, [...] qualora non vi siano altri metodi efficaci per rimuovere le cause di sterilità o di infertilità».

Art. 2
Lo Stato promuove ricerche sulle cause patologiche, psicologiche, ambientali e sociali dei fenomeni della sterilità e dell'infertilità e favorisce gli interventi necessari per rimuoverle nonché per ridurne l’incidenza, [...] nel rispetto di «tutti i soggetti coinvolti, compreso il concepito».

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Il parere della Chiesa Cattolica

La Chiesa Cattolica ritiene che separare nella procreazione la componente biologica da quelle affettiva e spirituale equivalga a istituire una separazione tra vita e amore. Su questo punto la Chiesa Cattolica si è espressa, spiegando (Istruzione Donum Vitae, 1987) che la fecondazione è lecita quando «è il termine di un atto coniugale per sé idoneo alla generazione della prole».

Catechismo della Chiesa Cattolica

Le tecniche che provocano una dissociazione dei genitori, per l'intervento di una persona estranea alla coppia (dono di sperma o di ovocita, prestito dell'utero) sono gravemente disoneste. Tali tecniche (inseminazione e fecondazione artificiali eterologhe) ledono il diritto del figlio a nascere da un padre e da una madre conosciuti da lui e tra loro legati dal matrimonio. Tradiscono il diritto esclusivo [degli sposi] a diventare padre e madre soltanto l'uno attraverso l'altro. Praticate in seno alla coppia, tali tecniche (inseminazione e fecondazione artificiali omologhe) sono, forse, meno pregiudizievoli, ma rimangono moralmente inaccettabili.


Ignacio Carrasco de Paula, Incentivare la ricerca di nuove soluzioni

Innanzitutto senza Edwards, l’inventore della fecondazione in vitro, non ci sarebbe il mercato degli ovociti con il relativo commercio di milioni di ovociti; secondo, senza Edwards non ci sarebbero in tutto il mondo un gran numero di congelatori pieni di embrioni che nel migliore dei casi sono in attesa di essere trasferiti negli uteri ma che più probabilmente finiranno per essere abbandonati o per morire.
Senza Edwards non ci sarebbe l'attuale stato confusionale della procreazione assistita con situazioni incomprensibili come figli nati da nonne o mamme in affitto.
Con la fecondazione in vitro, Edwards non ha in fondo risolto il problema dell'infertilità, che è serio, né dal punto di vista patologico né epidemiologico. Insomma non è entrato nel problema, ha trovato una soluzione scavalcando il problema dell'infertilità. Bisogna aspettare che la ricerca dia un'altra soluzione, anche più economica e quindi più accessibile della fecondazione in vitro, che tra l'altro presenta costi ingenti.

La fecondazione assistita | Per approfondire

Il parere delle diverse religioni

La posizione delle diverse religioni in materia di fecondazione assistita non è uniforme, come dimostrano gli esempi riportati di seguito. Così per esempio, secondo l’Islam la fecondazione per mezzo di un terzo donatore di spermatozoi è rigorosamente vietata, ma può avvenire all'interno della coppia legalmente unita nel matrimonio. I Buddisti invece accettano la pratica della donazione dei gameti, a condizione naturalmente che la coppia sia consenziente e consapevole, che il donatore sia mosso esclusivamente dall'altruismo (e questo esclude qualsiasi forma di ricompensa), che rimanga anonimo e che rinunci al diritto di paternità e alla possibilità di conoscere l'identità del bambino che nascerà.

Riccardo Di Segni, Un problema, tante domande

L’Halakhah, la Legge ebraica, nella grande maggioranza dei casi guarda con favore alle procedure che riguardano la fecondazione assistita nella coppia quando questa è impossibilitata ad avere figli. Per quanto concerne la fecondazione eterologa c’è invece, in ambito rabbinico, una letteratura unanime nel considerarla un’iniziativa da evitare. È una procedura sconsigliata anche per motivi etici e psicologici e, nel caso in cui questa avvenga, è imprescindibile porsi alcune domande. Ci si deve per esempio interrogare sull’identità del donatore, sulle possibilità che vengano trasgrediti alcuni divieti, tra cui quello gravissimo dell’incesto (sui figli del donatore), e sui problemi che possono sorgere nei rapporti padre-figlio e madre-figlio.


Ahmad Rafat, La centralità del matrimonio

Per l’Islam la filiazione legittima è legata alla figura paterna. Solo di recente, alcuni paesi islamici come il Marocco hanno stabilito che la filiazione si realizza mediante la discendenza del bambino dai genitori. L’altro elemento da tener presente è che una coppia impossibilitata ad avere figli non può ricorrere all’adozione in quanto questa è vietata dalla legge islamica, la Sharia, sulla base del fatto che il figlio legittimo debba essere il risultato di un rapporto sessuale legittimo. In altre parole la fecondazione assistita se la donna è inseminata dal seme di un altro uomo è severamente vietata. Cosa diversa, è l’inseminazione artificiale della donna con il seme del proprio sposo. Questa pratica è stata accettata da moltissime autorità religiose islamiche. Non è consentita, per la stessa ragione, nemmeno la maternità sostitutiva o la pratica dell’utero in affitto.



Gianni Genre, Il primato della libertà delle donne

Bisogna riconoscere il primato della libertà delle donne. Faccio il pastore da 25 anni e conosco troppo bene la loro sofferenza: il riconoscimento della personalità giuridica del concepito apre la strada alle manipolazioni della legge sull’aborto. E il divieto della fecondazione eterologa impone altro dolore. C’è un raccapricciante calo demografico e si mettono questi paletti a chi vuole un figlio e non può averlo: sembra che la legge lo consenta solo a chi ha i soldi per farsi eseguire l’intervento all’estero.

La fecondazione assistita | Per approfondire

La parola agli esperti: "perché sì"

Le posizioni riportate di seguito, pur con alcune differenze, mettono in rilievo l’importanza del diritto di generare figli, inteso come diritto universale che dovrebbe essere esteso a prescindere dalle caratteristiche legate alla composizione della coppia, al suo stato civile o a qualsiasi altro elemento specifico.

Gloria Buffo, Tutelare i diritti dei cittadini

A suo parere, cosa ci dovremmo aspettare da una legge sulla procreazione assistita?
Intanto che non scambi considerazioni di opportunità etica con il diritto, che ha l'unico compito di garantire i cittadini da interventi che ledono la loro salute o la loro dignità. Uno Stato laico non si deve trasformare in uno Stato etico, che giudica chi può fare o non fare figli in base a una norma familiare estremamente rigida. Sarebbe come se per legge venisse vietata la riproduzione alle coppie povere che hanno già altri figli, o alle madri depresse. Una cosa mi ha sconcertato: nella discussione alla Camera a più riprese ci si appellava alla 'libertà di coscienza' dei presenti, perché si era chiamati a esprimere giudizi su questioni etiche. Ma se è così, mi chiedo, perché la 'libertà di coscienza' di 600 parlamentari si deve sostituire a quella di milioni di cittadini? Dunque, che decidano loro, nel rispetto delle norme per la salute che devono, queste sì, essere garantite per legge nei centri sanitari.

Ma allora, quale dovrebbe essere l'intervento dello Stato?
Molti dicono che o si fa una legge o ci si trova nel Far West: io non credo che sia vero. Basterebbero interventi mirati da parte del Ministero della sanità e delle regioni per ottenere un regolamento che tuteli i cittadini, e il Far West scomparirebbe. Credo che si dovrebbe tendere a una normativa “leggera”, che tuteli dal punto di vista sanitario e da speculazioni improprie, e vieti il disconoscimento di paternità. Nient'altro.


Vittorio Feltri, Una scelta di civiltà

Era ora. Una legge che vietasse l'inseminazione con l'intervento di un donatore, ovviamente anonimo, non solo era insensata, ma addirittura medievale. Mi domando come mai la Corte costituzionale solo adesso si sia accorta che essa non si concilia con la nostra Carta e vada pertanto eliminata dal novero delle leggi ammissibili. Comunque, meglio tardi che mai. Giova rammentare che il succitato divieto entrò in vigore in tempi relativamente recenti, alcuni anni fa, suscitando stupore, per non dire rabbia, nei laici. I quali però dovettero rassegnarsi: l'assurdo provvedimento fu infatti convalidato da un referendum popolare, notoriamente inappellabile. Personalmente non immaginavo che la Consulta avrebbe ripristinato lo statu quo ante.
Me ne rallegro. Non perché sia interessato a diventare padre con l'aiuto di un estraneo (mi bastano e avanzano i quattro figli che ho messo al mondo autonomamente e con il decisivo contributo di mia moglie), quanto perché sono persuaso che la paternità e la maternità siano diritti indipendenti da mere questioni chimiche, se mi si passa l'aggettivo.
Una coppia vuole un bambino, ma non riesce a concepirlo per motivi vari? Non vedo perché debba rinunciare a soddisfare il proprio desiderio in quanto il codice proibisce la fecondazione eterologa, cioè con l'utilizzazione del seme di un ignoto signore. Che importa allo Stato se il mio erede ha il mio Dna o quello di uno sconosciuto? I bambini si amano se li allevi, se te ne prendi cura e vuoi il loro bene; non è indispensabile che siano sangue del tuo sangue. Questa è retorica antiquata, irrazionale e anche un filo ripugnante.
Se così non fosse, e avessero ragione i cattolici nel ripudiare la menzionata fecondazione eterologa, estremizzando il concetto della purezza del concepimento bisognerebbe rifiutare in toto anche l'adozione, che invece è considerata un atto di generosità estremo, e lo è. Sia quindi benvenuta la sentenza liberatoria della Corte costituzionale, che rende giustizia a coloro che hanno sofferto e soffrono causa la rinuncia per legge ad avere la prole.
La decisione peraltro eviterà in futuro che molti coniugi, impossibilitati in patria, si rechino all'estero per ottenere la sospirata gravidanza. Questo in effetti accadeva fino a ieri: dato che nel nostro Paese stordito era impossibile ricorrere alle banche del seme, c'era chi, per avere soddisfazione, si sottoponeva a trasferte dispendiose e non alla portata di tutti i portafogli.

La fecondazione assistita | Per approfondire

La parola agli esperti: "perché no"

Le posizioni riportate di seguito, ispirate innanzitutto da considerazioni di carattere religioso ed etico, mettono in guardia anche dalle evoluzioni più pericolose della sperimentazione legata alla fecondità, come nel caso dello sfruttamento economico (è il caso delle cosiddette “madri in affitto”) o, peggio, con il rischio di derive eugenetiche che possono assumere caratteri marcatamente razzisti.

Assuntina Morresi, Che “razza” di Far West

I nati dalle varie tecniche di eterologa – compreso l’utero in affitto – sono figli della volontà di diventare genitori a prescindere dall’atto generativo: è un contratto fra le parti a decidere chi si assumerà la responsabilità del nato e chi invece vi rinuncerà, indipendentemente da chi ha dato il proprio contributo genetico e biologico, in nome del fatto che il figlio è di chi lo vuole e lo cresce, e la biologia non conta.

Ma la realtà è testarda, e si fa valere quando meno te l’aspetti. Agenzie di stampa hanno reso nota la pubblicazione di un vademecum da parte di alcune associazioni che hanno elaborato criteri per la donazione dei gameti nell’eterologa: il donatore non può essere scelto, e si precisa poi che «si tiene conto solo delle caratteristiche di razza dei pazienti».
Secondo gli autori del testo, quindi, gli elementi razziali delle coppie che vogliono avere un figlio sono determinanti per la scelta dei gameti estranei. Considerando che l’uso del termine razza, riferito all’umano, è già intrinsecamente sbagliato, che cosa dovrebbe succedere, seguendo la logica del testo, se una coppia di “razza” bianca chiede un donatore della sua stessa “razza”, escludendo quelli di “razza” nera, o gialla? E se una coppia volesse escludere ascendenze di “razza” ebraica del donatore, i centri di fecondazione dovrebbero forse adattarsi alla gentile richiesta?

L’espressione usata è infelice, ma molto chiara: si cercano donatori che siano simili, almeno in generale nell’aspetto fisico, alle coppie che hanno espresso la volontà di avere un bambino. Smentendo quindi subito, nei fatti, l’affermazione che la biologia non ha alcun peso: se così fosse, perché cercare qualcosa di così effimero come la somiglianza fisica con un figlio che si sa già, addirittura prima del concepimento, per scelta consapevole, essere geneticamente estraneo? Perché dare importanza alla somiglianza fisica, addirittura quasi fingendo che il figlio sia fisicamente il proprio, se quel che conta è solo l’intenzione di avere figli? Il fatto è che se quello dell’eterologa è, come è stato autorevolmente detto, il “figlio della scelta”, è una scelta che non si ferma mai solo a quella del figlio, senza caratteristiche specifiche, ma va sempre oltre, come dimostrano i cataloghi dei donatori nelle banche dei gameti laddove l’eterologa è praticata da tempo. Cataloghi completi di prezzario, naturalmente, perché ogni scelta ha un costo, ed è determinata anche dal mercato.

In Italia finora la giurisprudenza si è espressa diversamente. Oltre al divieto della selezione eugenetica dei gameti, ancora contenuto nella legge 40, la Corte di Cassazione nel giugno del 2010 ha stabilito che «l’adozione internazionale di minori non può avvenire in base a preferenze etniche», e che l’eventuale opzione per un’etnia, se espressa pubblicamente dagli aspiranti genitori, li penalizzerà nel giudizio di idoneità all’adozione. Non si può scegliere un figlio in base al colore della pelle, insomma. Ma se ora, con la fecondazione eterologa, a valere è davvero solo la volontà di diventare genitori, e non il fatto di avere procreato un figlio, chi decide dove fermare questa volontà?


Adriano Pessina, L’etica della riproduzione

C’è un’importante questione di ordine culturale: avere dei figli è un diritto?
Questo è il primo problema da porsi. La risposta che diamo a questo quesito determina il modo con cui noi pensiamo la generazione umana, il rapporto uomo-donna, la procreazione. Il desiderio non dovrebbe trasformarsi in diritto, o in pretesa, ma dovrebbe plasmarsi nell’accoglienza del figlio come un “altro” da ospitare nella propria esistenza. Per questo, penso, l’adozione resta una risposta seria e adeguata a un desiderio legittimo che non trova risposta per impedimenti puramente fisici. Ma oggi si finisce con il colpevolizzare chi non accede a questi tecniche: eppure la sterilità non è né una colpa né un fallimento, è una situazione che provoca sofferenza, ma non modifica per nulla il senso e il valore della coniugalità.

Quindi le coppie che non possono generare dovrebbero rinunciare all’ausilio della scienza e delle nuove tecnologie?
Personalmente ritengo che oggi si dovrebbe incominciare ad affermare il diritto di ogni uomo a essere generato nel grembo materno. Non si tratta di essere contrari alla tecnica, ma di domandarsi se queste tecniche non finiscano con lo stravolgere il senso della procreazione umana. Tornando alla cronaca, per curare il bambino talassemico sono stati prodotti dieci embrioni, ma solo tre sono stati scelti per l’impianto. Perché il bambino malato ha più diritto degli altri sette di vivere? Solo perché quei sette non sono visibili?

Questa sembra la risposta più immediata…
L’unico modo per riconoscere la persona umana è la sua presenza corporea e dal punto di vista scientifico l’embrione è un essere umano, cioè, in termini filosofici, una persona allo stadio embrionale. Perché non è sufficiente essere vivi e appartenere alla specie umana per essere rispettati? Occorre anche manifestare particolari qualità? Capovolgiamo la prospettiva: se una persona nasce sana e poi si ammala, non per questo cessa di essere persona umana. Allora le alternative sono due: o il diritto alla tutela è dell’uomo in quanto tale, oppure dichiariamo che solo alcuni tipi di uomini con determinate caratteristiche possono godere di questo diritto.

…come dire che il progresso scientifico porterebbe a privilegiare solo pochi prescelti?
Si sta verificando una doppia regressione, biologica e morale. Biologica, perché solo animali biologicamente poco sviluppati si riproducono in modo asessuato, pensiamo ai pesci. Grazie alla tecnica, oggi l’uomo può riprodursi senza alcuna relazione sessuale, mischiando patrimoni genetici e plasmando le prime fasi dell’esistenza dei suoi figli. L’altra è una regressione culturale: l’idea che la persona abbia valore o perché appartiene a un popolo o perché ha certe caratteristiche, fisiche e mentali, di salute, appartiene alla preistoria, per così dire, dell’umanità. Dunque l’idea della selezione non è nuova, oggi si usano solo tecniche molto più sofisticate per discriminare l’uomo.

L’etica ha storicamente un valore nella regolamentazione della vita e della società. Perché oggi è così difficile trovare parametri morali condivisibili da tutti?
Facciamo una distinzione. Dal punto di vista sociologico, da sempre esiste quello che chiamiamo il pluralismo etico. Ma questo fatto non può farci dimenticare l’esigenza di trovare delle verità morali universali, cioè verità in grado di esprimere ciò che ci accomuna come uomini. L’universalità dei criteri morali non è né l’uniformità né l’univocità delle forme della vita morale. Noi rischiamo di rinunciare a questa prospettiva chiudendoci in sorta di localismo morale, in un relativismo “morbido” che solitamente è espresso così: «per me questo è bene, ma tu fai pure quello che credi». In altri termini: non si rinuncia a dire che cosa è bene, ma si rinuncia a pensare che si possa trovare un bene che sia per noi, cioè si rinuncia a credere nell’eguaglianza sostanziale tra gli uomini. Il problema è quello di riconoscere una gerarchia di valori. Tutti parlano del bene della famiglia, dei figli, della coppia, ma non si riesce a stabilire una priorità nei beni da salvaguardare se ognuno pensa nei termini del «per me è così», senza sforzarsi di chiedersi, ma è veramente così? E l’unico modo per rispondere è l’uso della ragione, attraverso le argomentazioni.

Ma questo è il tempo dei dibattiti sugli schieramenti, chi è a favore e chi è contro…
Questo è uno dei nodi difficili del nostro tempo. Siamo sottoposti ad una sovraesposizione morale nel momento in cui ci viene chiesto di prendere posizione su fatti di cui non abbiamo esperienza diretta, né conoscenze specifiche (fecondazione assistita, trapianti, pacifismo, eutanasia, nucleare…). Non abbiamo l’opportunità di ascoltare delle argomentazioni, siamo soli, di fronte a una serie di artifici retorici che forzano i nostri giudizi.

Prendiamo per esempio la legge sulla fecondazione.
Non abbiamo potuto pacatamente prendere in considerazione, al di là degli schieramenti ideologici e delle motivazioni confessionali, l’insieme delle ragioni, a favore o contro. Alcune voci sono state totalmente assenti: abbiamo mai sentito la voce delle donne che non hanno portato a termine la gravidanza (e sono l’80% delle persone che non hanno ottenuto successo con la fecondazione in vitro)? La voce degli psicologi che hanno registrato il vissuto delle coppie e delle donne? Abbiamo mai messo in conto che, al di là degli aspetti tecnici e degli enormi guadagni, ci sono questioni culturali e sociali da considerare? Abbiamo mai messo in discussione che voler essere genitori rischia di diventare una forzatura della propria condizione quando diventa il motivo per tenere insieme la coppia, o per superare il fallimento dovuto alla sterilità, o per ovviare all’assurdo senso di colpa che la società addossa a chi non può generare? Senza dare giudizi a priori, solo dopo che si è riflettuto su tutto questo, si dovrebbe giudicare questa legge.

C’è una responsabilità sociale in questa mancanza di riflessione?
Paradossalmente siamo sommersi da dibattiti, discussioni, interviste, e via dicendo, ma siamo privati di strumenti per valutare, soffocati da un sentimentalismo che gioca tutte le sue carte sugli effetti immediati, sui colpi di scena: il tempo per pensare si è fatto troppo breve perché ogni tempo è riempito da qualcosa che ci permetta di non pensare troppo.

Qual è in questo contesto il ruolo della filosofia?
Purtroppo oggi la filosofia rischia di avere soltanto una funzione accessoria.. Nell’epoca in cui il progresso scientifico e tecnico tenta di rispondere anche alle domande esistenziali, la filosofia coltiva i suoi territori autoreferenziali, vittima anch’essa della cultura del festival, del “pensiero della domenica”, incapace di una riflessione profonda sulle condizioni cruciali dell’esistenza, sulle profonde trasformazioni della nostra esperienza. Un esempio è la fragilità odierna di fronte alla sofferenza. Si riscontra una disperazione latente nel momento della prova, perché viene a mancare la speranza. Al più attendiamo i progressi della scienza, ma non sappiamo più sperare, per questo non sappiamo essere creativi anche nelle difficoltà. La filosofia deve riflettere su se stessa e chiarire questioni vitali come questa, se non vuole auto emarginarsi compiacendosi della propria storia passata.


Jacques Testart, Ripensare il ruolo ambiguo della scienza

Bisogna stare in guardia contro la tentazione prometeica di fabbricare individui. Rispetto all’eugenismo storico, doloroso e autoritario, si estende oggi un eugenismo consensuale, nel senso che sono le stesse persone a chiedere di avere un bambino normale, eliminando presunti embrioni anormali. In Europa, il fenomeno è cominciato con la fecondazione in vitro e la scelta del donatore di gameti maschili da parte del medico. Ciò era presentato come un atto generoso, dato che la scelta era di concepire bambini non malati e simili al padre. Oggi, dappertutto, il fenomeno esplode con le banche di gameti e la selezione degli embrioni.

Oggi la fecondazione in vitro è un processo doloroso per le donne. Se le tecniche miglioreranno in futuro questo comporterà una sorta di clonazione sociale, senza passare per la clonazione in senso tecnico. Si elimineranno alcuni caratteri dell’umanità di oggi, con l’idea che i nuovi caratteri sono superiori e vantaggiosi. Ma questo è un grave rischio, perché noi facciamo gli apprendisti stregoni sebbene non sappiamo affatto dove stiamo andando. In questo contesto fabbricare individui geneticamente simili rischia di firmare la morte della specie nel volgere di due o tre secoli.

Il problema non è solo medico, ma sociale e culturale. Quando ad esempio i ginecologi chiedono di congelare gli ovociti di donne che non hanno alcun problema ma che per ragioni di carriera o altro non vogliono far bambini da giovani, è evidente che non si tratta di un problema medico. È una questione sociale. Si può per esempio imporre al datore di lavoro di non impedire l’ascesa professionale delle donne con bambini. Non spetta ai medici risolvere la situazione con simili artifici. In parallelo, è anche vero che in Francia oggi il 25 per cento delle coppie che chiedono una fecondazione in vitro non ne ha davvero bisogno. Basterebbe attendere un po’. È una logica distorta che si ammanta di visioni errate; prendiamo per esempio il caso delle donne che chiedono di congelare i propri ovociti. Si invoca una presunta disuguaglianza rispetto agli uomini, che restano teoricamente fertili durante tutta la vita. I ginecologi pretendono di compensare questa disuguaglianza con la tecnica.

Mi ritengo un laico, ma devo riconoscere che i soli che capiscono quanto dico e resistono un po’ sono i cattolici. Personalmente, ciò mi affligge. Non ho ricevuto un’educazione religiosa, ma appartengo alla cultura giudeo-cristiana, senza essere direttamente un giudeo-cristiano. E poi, constato che le grandi religioni non hanno concepito per caso certe proposte comuni per il bene dell’umanità.

GlossarioBiografie

Eugenetica

Metodi volti al perfezionamento della specie umana attraverso selezioni artificiali operate tramite la promozione dei caratteri fisici e mentali ritenuti positivi.


Gameti

Cellule sessuali riproduttive mature.


Genetica

Ramo della biologia che studia i geni, l’ereditarietà e la variabilità dei caratteri genetici.


Halakhah

Tradizione "normativa" religiosa ebraica: comprende la legge biblica, le leggi del Talmud e le leggi rabbiniche, oltre alla descrizione di numerose tradizioni e usanze.


Maternità surrogata

Si ha quando una donna accetta di provvedere alla gestazione e al parto al posto di una coppia sterile. La pratica viene definita dai suoi oppositori con il termine di “utero in affitto”.


Omoparentalità

Condizione di genitore in una coppia di persone dello stesso sesso.


Ovulo

Cellula-uovo femminile, prodotta dal sistema riproduttivo femminile: è la cellula più voluminosa prodotta dal corpo umano. Se avviene la fecondazione, si annida nell’utero, in caso contrario viene eliminata con il ciclo mestruale.


Sharia

Nome della legge sacra islamica, desunta dai “quattro fondamenti del diritto”: il Corano, la Sunna, il consenso della comunità e la deduzione analogica.


Spermatozoo

Cellula gametica maschile degli animali: ha il compito di raggiungere l’ovulo e di fecondarlo a scopo riproduttivo.


Viviparo

Qualsiasi animale in cui lo sviluppo dell’embrione avviene all’interno del corpo materno, come nel caso dell’uomo.


Buffo

Buffo, Gloria

Gloria Buffo, nata nel 1954, è una politica italiana che si occupa in particolare di tematiche relative alla condizione femminile.

Carrasco de Paula

Carrasco de Paula, Ignacio

Ignacio Carrasco de Paula, nato a Barcellona nel 1937, è un vescovo spagnolo attuale presidente della Pontificia Accademia per la Vita.

Di Segni

Di Segni, Riccardo

Riccardo Di Segni, nato a Roma nel 1949, è un medico e rabbino italiano: dal 2001 è capo della Comunità ebraica di Roma.

Edwards

Edwards, Robert G.

Robert G. Edwards (1925-2013) fu un biologo britannico, pioniere della fecondazione in vitro. Nel 2010 ha ricevuto il premio Nobel per la medicina.

Feltri

Feltri, Vittorio

Vittorio Feltri, nato a Bergamo nel 1943, è un giornalista e scrittore italiano, direttore di numerosi quotidiani e periodici (“L’Indipendente”, “Il Giornale”, “Libero”, “Il Borghese”).

Genre

Genre, Gianni

Gianni Genre è pastore valdese a Pinerolo, nei pressi di Torino, ed è stato moderatore della Tavola Valdese dal 2000 al 2005.

Marzano

Marzano, Michela

Michela Marzano, nata a Roma nel 1970, è una filosofa e politica italiana: insegna all’Università V di Parigi, in Francia e si occupa in particolare di filosofia morale e politica.

Morresi

Morresi, Assuntina

Assuntina Morresi è nata nel 1963 a Macerata. Docente di Chimica Fisica all’Università di Perugia, fa parte del Comitato Nazionale di Bioetica ed è editorialista di “Avvenire”.

Pessina

Pessina, Adriano

Adriano Pessina, nato nel 1953, è docente di filosofia morale e direttore del Corso di Perfezionamento di Bioetica all’Università Cattolica di Milano.

Rafat

Rafat, Ahmad

Ahmad Rafat, di padre iraniano e madre italiana, è nato nel 1951 a Teheran. Vive in Italia, dove lavora come giornalista.

Spallanzani

Spallanzani, Lazzaro

Lazzaro Spallanzani (1729-1799), gesuita e naturalista italiano, è considerato il "padre scientifico" della fecondazione artificiale.

Testart

Testart, Jacques

Jacques Testart, nato in Francia nel 1939, è uno dei pionieri della fecondazione in vitro ed è considerato il “padre” del primo “bebé in provetta” nato in Francia, nel 1982.

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Glossario Biografie

Eugenetica

Metodi volti al perfezionamento della specie umana attraverso selezioni artificiali operate tramite la promozione dei caratteri fisici e mentali ritenuti positivi.

Gameti

Cellule sessuali riproduttive mature.

Genetica

Ramo della biologia che studia i geni, l’ereditarietà e la variabilità dei caratteri genetici.

Halakhah

Tradizione "normativa" religiosa ebraica: comprende la legge biblica, le leggi del Talmud e le leggi rabbiniche, oltre alla descrizione di numerose tradizioni e usanze.

Maternità surrogata

Si ha quando una donna accetta di provvedere alla gestazione e al parto al posto di una coppia sterile. La pratica viene definita dai suoi oppositori con il termine di “utero in affitto”.

Omoparentalità

Condizione di genitore in una coppia di persone dello stesso sesso.

Ovulo

Cellula-uovo femminile, prodotta dal sistema riproduttivo femminile: è la cellula più voluminosa prodotta dal corpo umano. Se avviene la fecondazione, si annida nell’utero, in caso contrario viene eliminata con il ciclo mestruale.

Sharia

Nome della legge sacra islamica, desunta dai “quattro fondamenti del diritto”: il Corano, la Sunna, il consenso della comunità e la deduzione analogica.

Spermatozoo

Cellula gametica maschile degli animali: ha il compito di raggiungere l’ovulo e di fecondarlo a scopo riproduttivo.

Viviparo

Qualsiasi animale in cui lo sviluppo dell’embrione avviene all’interno del corpo materno, come nel caso dell’uomo.

Buffo

Gloria Buffo

Gloria Buffo, nata nel 1954, è una politica italiana che si occupa in particolare di tematiche relative alla condizione femminile.

Carrasco de Paula

Ignacio Carrasco de Paula

Ignacio Carrasco de Paula, nato a Barcellona nel 1937, è un vescovo spagnolo attuale presidente della Pontificia Accademia per la Vita.

Di Segni

Riccardo Di Segni

Riccardo Di Segni, nato a Roma nel 1949, è un medico e rabbino italiano: dal 2001 è capo della Comunità ebraica di Roma.

Edwards

Robert G. Edwards

Robert G. Edwards (1925-2013) fu un biologo britannico, pioniere della fecondazione in vitro. Nel 2010 ha ricevuto il premio Nobel per la medicina.

Feltri

Vittorio Feltri

Vittorio Feltri, nato a Bergamo nel 1943, è un giornalista e scrittore italiano, direttore di numerosi quotidiani e periodici (“L’Indipendente”, “Il Giornale”, “Libero”, “Il Borghese”).

Genre

Gianni Genre

Gianni Genre è pastore valdese a Pinerolo, nei pressi di Torino, ed è stato moderatore della Tavola Valdese dal 2000 al 2005.

Marzano

Michela Marzano

Michela Marzano, nata a Roma nel 1970, è una filosofa e politica italiana: insegna all’Università V di Parigi, in Francia e si occupa in particolare di filosofia morale e politica.

Morresi

Assuntina Morresi

Assuntina Morresi è nata nel 1963 a Macerata. Docente di Chimica Fisica all’Università di Perugia, fa parte del Comitato Nazionale di Bioetica ed è editorialista di “Avvenire”.

Pessina

Adriano Pessina

Adriano Pessina, nato nel 1953, è docente di filosofia morale e direttore del Corso di Perfezionamento di Bioetica all’Università Cattolica di Milano.

Rafat

Ahmad Rafat

Ahmad Rafat, di padre iraniano e madre italiana, è nato nel 1951 a Teheran. Vive in Italia, dove lavora come giornalista.

Spallanzani

Lazzaro Spallanzani

Lazzaro Spallanzani (1729-1799), gesuita e naturalista italiano, è considerato il "padre scientifico" della fecondazione artificiale.

Testart

Jacques Testart

Jacques Testart, nato in Francia nel 1939, è uno dei pionieri della fecondazione in vitro ed è considerato il “padre” del primo “bebé in provetta” nato in Francia, nel 1982.

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