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Il diritto alla vita è indiscutibile
Tutelare la gravidanza
L’aborto: un mezzo di selezione genetica?
Quando la scienza è in conflitto con l’etica

L'aborto

Il diritto alla vita è indiscutibile

Tutelare la gravidanza

L’aborto: un mezzo di selezione genetica?

Quando la scienza è in conflitto con l’etica

Che cos'è l'aborto?

Che cos'è l'aborto?

L'aborto è l'interruzione prematura di una gravidanza, un evento che può verificarsi per cause naturali (aborto spontaneo) o essere provocato artificialmente (aborto provocato o interruzione volontaria della gravidanza).

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In medicina oggi il termine aborto designa l'interruzione della gravidanza in cui il feto non abbia raggiunto un peso minimo di 500 grammi all'atto dell’evento, oppure, se il peso non è conosciuto, che non abbia raggiunto la 22ª settimana di gestazione o, in alternativa, l'altezza di 25 cm.
Si parla invece di parto prematuro nel caso in cui esso avvenga dopo la 22ª e prima della 37ª settimana di gestazione. Si parla anche di “aborto terapeutico” quando l’interruzione volontaria della gravidanza viene realizzata intenzionalmente per salvaguardare la vita o la salute materna. Il pericolo di vita o di salute per la madre può però comprendere uno spettro di situazioni molto diverse fra loro per gravità: si apre perciò la possibilità che, in assenza di più precise regolamentazioni, l’aborto terapeutico venga esteso anche a situazioni che poco hanno a che fare con la salute materna.
La Chiesa Cattolica, come molte delle principali religioni, è fortemente contraria all’aborto. Anche molti laici si oppongono all’aborto, sottolineando però che la proibizione di abortire è inefficace se la società non è in grado di tutelare le donne rimuovendo le cause (povertà, disoccupazione, solitudine, isolamento sociale) che, in molti casi, possono spingerle a interrompere la gravidanza.

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L'ABORTO:

un fenomeno antico

AMBITI COINVOLTI

La Chiesa a difesa della vita

La questione giuridica

L'aborto e la "rivoluzione sessuale"

LA POSTA IN GIOCO

Combattere il disagio economico e sociale

Attuare forme concrete di sostegno alla vita

L'ABORTO: Un fenomeno antico

La Chiesa a difesa della vita

La questione giuridica

L'aborto e la "rivoluzione sessuale"

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L'aborto

Perché è un problema etico

L’interruzione volontaria di gravidanza è praticata fin dai tempi più antichi. Nell’antica Grecia, per esempio, gli ideali di bellezza e perfezione portavano a una selezione delle nascite che comprendeva anche, fra gli altri metodi, l’aborto, una soluzione approvata da Platone e Aristotele. Tuttavia, data la pericolosità dell’operazione, Ippocrate, padre della medicina, proibiva ai suoi allievi di praticare aborti. 

La posizione della Chiesa Cattolica, fin dal I secolo d.C., è di netta opposizione alle pratiche abortive, che sono considerate una gravissima violazione della legge morale.

Negli ultimi due secoli l'aborto assume varie connotazioni, diventa delitto contro la persona, contro l'istituzione del matrimonio, durante il fascismo, in Italia, delitto contro lo Stato e la Stirpe, ma non è concepito come omicidio.

A partire dagli anni '60 del XX secolo, in molti paesi occidentali la cosiddetta “rivoluzione sessuale”, in cui si distinguono per attivismo i movimenti femministi, porta alla legalizzazione dell'aborto nelle prime settimane di gravidanza: in questo caso esso viene inteso come diritto indisponibile della donna, unica a poter decidere sulla sorte del nascituro.

Molti tuttavia sottolineano anche che il numero di interruzioni di gravidanza potrebbe drasticamente diminuire se si rimuovessero le cause economiche e sociali che spingono in molti casi a rifiutare la gravidanza. 

Per reazione ai movimenti favorevoli al diritto all’aborto nascono i movimenti antiabortisti, promossi e sostenuti dalla Chiesa, che attuano anche iniziative a sostegno della gravidanza, come i Centri per la vita, in cui le future madri con situazioni di particolare disagio psicologico, sociale o economico possono ricevere consigli, aiuto e sostegno.

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Un bambino alla volta

Paola Bonzi

Paola Bonzi dirige il Centro di Aiuto alla Vita (CAV) Mangiagalli; esso offre un prezioso servizio, previsto dalla legge 194 del 1978, che regolamenta l’interruzione volontaria di gravidanza: il CAV è un’associazione di volontariato che da 30 anni è presente al Policlinico di Milano. È aperta tutto l’anno, agosto compreso, tutti i giorni. Per offrire – oltre al sostegno psicologico e materiale alle donne incinta che sono in difficoltà – anche i servizi sanitari indispensabili per le mamme e i neonati, dal 2000 gestisce il consultorio familiare accreditato “Genitori Oggi”.

«Non so come chiedertelo – dice Antonella affranta – si è presentata una giovane coppia, Marta e Luca, inviati dall’ospedale san Paolo perché pur avendo chiesto di abortire, hanno infatti il certificato in mano, non sembravano convinti.»
«Coraggio, qual è il problema?»

Antonella racconta: «Sono molto giovani, entrambi di 23 anni, entrambi di altra nazionalità senza permesso di soggiorno ed entrambi disoccupati. Luca abita con alcuni parenti e non deve pagare l’affitto ma Marta dorme in un posto-letto che costa 230 euro al mese. Non hanno un soldo!»

Eccoci di nuovo!

«Tu che progetto hai fatto Antonella?» domando come sempre impreparata davanti a queste situazioni quasi assurde.

«Come al solito: la borsa della spesa, le visite con la dottoressa Mondina, il corredino, il passeggino e i pannolini fino all’anno del bambino».

«Il fatto è – aggiunge con un po’ di affanno – che mi hanno fatto una gran pena e mi è sembrato che tutto ciò non bastasse; non ti viene in mente qualcosa d’altro!»

«Mi viene in mente che dovremmo offrire tante altre cose che non abbiamo i soldi per fare!»

Restiamo in silenzio per qualche attimo; poi soggiungo:

«Senti un po’, vuoi che facciamo il solito salto nel buio, per i tuoi protetti!»

L’intenzione di Antonella è chiarissima e contagiosa:

«Ma ti sembra che la loro relazione sia buona e che abbiano intenzioni serie?»

«Credo proprio di sì, se solo potessimo aiutarli con il sussidio della regione… ma non hanno il permesso di soggiorno, anzi, per la verità, non hanno proprio niente.»

Il foglio della prenotazione per interrompere la gravidanza si materializza davanti al mio naso anche se siamo solo al telefono.

«Va bene, ho capito. Rassicuriamoli, che il posto-letto lo pagheremo noi, sperando di farcela. Facciamo una bella domanda a ‘Progetto Gemma’ augurandoci che l’accettino, e mandiamoli subito da Gabriele in amministrazione perché possano avere il primo dei diciotto sussidi

Antonella, tutta felice, torna nella stanza dei colloqui dove aveva lasciato la coppia per venire a telefonarmi; mi richiama quasi subito: «Sono con loro e ho comunicato ciò che abbiamo deciso; Marta ti vorrebbe parlare.»

Il «pronto» che mi arriva, è di una giovane voce rotta dal pianto e il suo «grazie» vuol dire che un altro bambino nascerà!

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Copertina

La definizione

Il problema

Il fatto

In Italia l’aborto è:

  • vietato

  • ammesso in ogni caso

  • ammesso nei casi previsti dalla legge

  • ammesso soltanto per tutelare la salute della madre

3

La Chiesa Cattolica è:

  • sempre contraria all’aborto

  • lo ammette in casi particolari

  • contraria alla pratica dell’aborto nelle strutture sanitarie pubbliche

  • favorevole all’aborto nei casi di malformazione del feto

1

La legge che regola l’aborto in Italia è stata approvata nel:

  • 1978

  • 1998

  • 1968

  • 1981

1

Domande per riflettere

  • Insieme all’insegnante, cercate informazioni sulle attività di tutela della maternità nella vostra regione.

  • Potete ad esempio informarvi sulla presenza di un centro per l’aiuto alla vita presso l’ospedale più vicino a voi e preparare una breve intervista con i responsabili del centro.

  • Insieme all’insegnante, discutete le cause che possono spingere una donna a decidere di interrompere la gravidanza. Quali sono le cause “esterne” alla persona?

  • Quali sono le cause, invece, di natura più personale?
    Sintetizzatele sulla LIM o su un cartellone.

  • Insieme all’insegnante, rileggete il brano riportato del cardinale Tettamanzi e cercate di sintetizzare in una breve frase il suo significato.

Dilemmi per discutere

La vita:

Vale la pena viverla solo se questa è felice, serena, senza problemi

Merita di essere vissuta anche nei momenti difficili e tristi

La scelta di abortire:

Può essere giustificata dall’estrema povertà

Anche nelle condizioni più disagiate è possibile trovare soluzioni che consentano di crescere i più piccoli

Il diritto alla vita del nascituro:

Non deve prevalere sul diritto della donna di decidere sulla gravidanza

È più importante di qualsiasi considerazione personale, economica e sociale

Fare il punto

Riflettere

Discutere

L'aborto | Per approfondire

Che cosa dice la Legge

La legge italiana sull'aborto, la n. 194 del 22 maggio 1978, recante Norme per la tutela sociale della maternità e sull'interruzione volontaria della gravidanza, designa la pratica abortiva come “interruzione volontaria della gravidanza”. Il 17 maggio 1981 il referendum abrogativo è bocciato con il 68% dei voti. Il 21 settembre 2005 infine è introdotto in Italia, unicamente all’interno delle strutture ospedaliere, l’uso della pillola abortiva RU486.

Istituto italiano di bioetica e Comitato nazionale per la bioetica, La Legge 194

I princípi generali della legge sono innanzitutto diretti a tutelare la maternità. Nella prima parte vi sono indicazioni riguardanti la tutela della donna, il funzionamento dei consultori familiari ecc. La maternità è riconosciuta come un bene sociale, e come tale deve essere salvaguardata.

Nella seconda parte della legge è disciplinata l’in­ter­ru­zione volontaria di gravidanza, cioè la possibilità, in alcune ipotesi, di poter usufruire del servizio pubblico per l’interruzione della gravidanza. Il testo della legge, all’art. 4, riconosce il diritto della donna ad abortire, nelle strutture pubbliche, entro 90 giorni dal concepimento. Dopo questo termine l’aborto non è più praticabile, tranne nei casi in cui vengano riscontrate dal medico gravi malformazioni fetali o condizioni che mettano in grave pericolo la salute della madre. In questi casi il limite per praticare l’interruzione della gravidanza è fissato a 180 giorni. La legge n. 194 prevede inoltre l'assenso dei genitori o del tutore per l'interruzione della gravidanza della minore e dell'interdetta e, in mancanza, l'autorizzazione del giudice tutelare, nonché la facoltà per i medici di sollevare obiezione di coscienza.

L'aborto | Per approfondire

Il parere della Chiesa Cattolica

Fin dal primo secolo la Chiesa ha dichiarato la malizia morale di ogni aborto provocato. Questo insegnamento non è mutato e rimane invariabile.
L'aborto diretto, cioè voluto come un fine o come un mezzo, è gravemente contrario alla legge morale.

Giovanni Paolo II, La vita, bene supremo

L’aborto procurato è l’uccisione deliberata e diretta, comunque venga attuata, di un essere umano nella fase iniziale della sua esistenza, compresa tra il concepimento e la nascita. Ragioni anche gravi e drammatiche non possono mai giustificare la soppressione deliberata di un essere umano innocente.


Catechismo della Chiesa Cattolica

L'embrione, poiché fin dal concepimento deve essere trattato come una persona, dovrà essere difeso nella sua integrità, curato e guarito, per quanto è possibile, come ogni altro essere umano.

La diagnosi prenatale è moralmente lecita, se «rispetta la vita e l'integrità dell'embrione e del feto umano ed è orientata alla sua salvaguardia o alla sua guarigione individuale [...]. Ma essa è gravemente in contrasto con la legge morale quando contempla l'eventualità, in dipendenza dai risultati, di provocare un aborto: una diagnosi [...] non deve equivalere a una sentenza di morte».


Dionigi Tettamanzi, Un essere umano fin dal concepimento

La Chiesa ha sempre lasciato – e lascia tuttora – discutere sul problema “teorico” dell’animazione, senza assumersi l’onere di un giudizio dottrinale. Il suo intervento è pratico e morale: essa, infatti, obbliga tutti a comportarsi come se l’anima umana fosse presente già dal primo istante del concepimento, come se il concepito fosse sin dagli inizi un essere umano. In tal senso possiamo affermare che la dottrina cristiana circa l’aborto si connette con la premessa fondamentale che il frutto del concepimento, sin dagli inizi, deve essere trattato come un essere umano. Si noti l’espressione volutamente scelta: “come” un essere umano! Non diciamo, quindi, necessariamente che il concepito, sin dagli inizi, “è” un essere umano. Per la soluzione del problema morale dell’aborto non è assolutamente necessario rispondere all’interrogativo: il concepito, sin dagli inizi, è un essere umano? In realtà basta la semplice probabilità di trovarci di fronte a un essere umano per affermare come “certo” il dovere morale di trattare il frutto del concepimento, e sino dagli inizi, “come” un essere umano.

L'aborto | Per approfondire

Il parere delle diverse religioni

La posizione delle religioni principali rispetto all’aborto è solitamente di condanna, seppure alcune di esse lo ritengano accettabile in circostanze più o meno limitate, nelle quali solitamente la decisione deve essere presa consultando un’autorità religiosa, il cui giudizio potrà essere più o meno vincolante a seconda dei casi.

Shalom Bahbout, Non siamo padroni del nostro corpo

Innanzitutto, il ricorso all'aborto può essere circoscritto se la donna fa uso, secondo norme precise, dei metodi contraccettivi consentiti dalla legge ebraica (per esempio la pillola). Se la prosecuzione della gravidanza mette in pericolo la vita della madre, è doveroso intervenire per salvarla; infatti, a differenza di quella della madre, la vita del feto è ancora da ritenersi dubbia. L'uomo non è padrone del suo corpo: quindi “Io sono mia” non è un'affermazione compatibile con il pensiero e la legge ebraica. Da qui la necessità per la donna di interpellare un'autorità rabbinica competente che, dopo averla ascoltata ed essersi consultata con un medico, deciderà caso per caso. L'autorità interpellata ha il dovere di salvaguardare la vita del feto, ma compatibilmente con la salute psicofisica della madre.


Tariq Ramadan, La regola e i casi speciali

L'aborto non è autorizzato salvo situazioni nelle quali i sapienti hanno convenuto che la vita della madre è in pericolo. Vengono poi i casi particolari che portano i sapienti a interpretazioni più specifiche e più precise dei testi di riferimento che riguardano la vita in generale, la vita dell'embrione, le situazioni personali e anche i contesti sociali ecc. I pareri giuridici potranno allora essere molteplici e divergere riguardo alle possibilità di abortire. Alcuni sapienti si attengono al principio generale che ho appena citato e non fanno deroghe in nessun caso; altri affermano che è necessario tener conto di tutti i parametri per enunciare un parere giuridico e, nei casi specifici, autorizzare l'aborto.


Paolo Ricca, L'embrione non è persona

Per la fede cristiana evangelica l'embrione non è persona. Dire che lo è, come sostiene la teologia cattolica odierna, è una forzatura logica e teologica che né la Scrittura, né la ragione, né la tradizione cristiana prevalente né, soprattutto, la fede comandano. Se si vuole “difendere l'embrione”, non c'è alcun bisogno di ricorrere a questi mezzi. Neppure qui il fine (buono) giustifica il mezzo (non buono). Naturalmente, dire che l'embrione non è persona non significa dire che è una cosa: non è una cosa, è una promessa. Né significa misconoscere o addirittura negare quella sorta di “diritto all'esistenza” implicito in ogni processo vitale avviato. Questo diritto, credo, va riconosciuto, affermato e rispettato, senza bisogno di sostenere che l'embrione è persona. Ciascuno di noi sa bene che se questo diritto non fosse stato rispettato quando noi eravamo embrioni (lo siamo stati tutti noi che viviamo), semplicemente non esisteremmo. Come ci ha insegnato, tra gli altri, Albert Schweitzer, la fede nel Dio creatore produce, fra le altre cose, il «rispetto per la vita».


Gianpietro Sono Fazion, Aborto e cattivo karma

L'aborto volontario è un’azione deliberata, perciò considerata moralmente sbagliata. Esso genera un cattivo karma alla madre, a chi opera l'aborto e all'embrione. Questo infatti viene deprivato di un’esistenza terrena e riportato nel Samsara: viene perciò deprivato di una opportunità di produrre un buon karma  o addirittura di raggiungere il Nirvana. Nel caso si debba scegliere l'aborto per salvare la madre tutto deve essere fatto con compassione: le buone e meditate intenzioni possono ridurre i danni karmici. La vita inizia con il concepimento ed un nuovo individuo in quanto possiede una identità karmica che ha ricevuto da un altro essere vivente deceduto (o da più esseri, comunque nati e poi morti) pertanto deve essere considerato come un individuo completo.

L'aborto | Per approfondire

La parola agli esperti: "perché sì"

Le posizioni presentate di seguito esprimono punti di vista diversi, ma favorevoli all’aborto. Nel caso di Veronesi, si sottolinea la necessità di combattere l’aborto non punendo le donne che si sottopongono a esso ma rimuovendo le cause del fenomeno. La posizione di Lalli invece è centrata sull’affermazione del diritto della donna a disporre del proprio corpo e sottolinea la necessità da parte degli scienziati di rispettare tale diritto, rinunciando per esempio all’obiezione di coscienza.

Umberto Veronesi, Prevenire, non proibire

La proposta di una moratoria per l'aborto andrebbe spiegata alla gente, prima che dibattuta in politica. Non tutti infatti hanno capito cosa vorrebbe dire nella sostanza. Se è un appello a non praticare l'interruzione volontaria di gravidanza, allora va contro la legge; se istiga a far nascere un neonato, anche con malformazioni gravi, destinato a non sopravvivere, allora è un invito alla crudeltà. Se invece rappresenta un'apertura alla riflessione sull'aborto, perché si crei più conoscenza e più responsabilità (soprattutto da parte dei maschi), con l'obiettivo di incrementare il livello di educazione sessuale e diffondere i principi della prevenzione, allora può essere un'occasione per un dibattito profondo. Non ci sono più dubbi: se si vuole evitare l'aborto bisogna mettere in atto delle misure preventive, che stanno nell'uso corretto delle pratiche anticoncezionali. Infatti una parte significativa delle interruzioni avviene per gravidanze non volute. Ora, obbligare una donna ad avere un figlio non desiderato significa da un lato infrangere il diritto all'autodeterminazione e alla libertà di scelta individuale, dall'altro far nascere un bambino non amato dai genitori, che non potrà che crescere infelice ed emarginato, quando non finirà in un cassonetto. Quindi l'interruzione di gravidanza, che oggi può essere ottenuta con la semplice assunzione di una pillola (la RU 486), è una scelta del male minore. L'aborto è un evento drammatico e traumatico che tutti – indipendentemente da idee, convinzioni e princípi – vorrebbero evitare: la legge 194 nasce per tutelare chi invece si trova costretto ad affrontarlo.

Si tratta di una legge civilmente avanzata che si basa sul fondamento che lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore sociale della maternità e promuove la cultura della prevenzione. Il valore aggiunto di questa legge è allora proprio quello di introdurre nell'ordinamento giuridico delle finalità sociali e sanitarie, che invitano all'informazione e alla presa di coscienza dei cittadini, nel pieno rispetto del loro diritto all'autodeterminazione e alla libertà di scelta.

Non è un caso che i tempi della sua approvazione, nel 1978, furono tempi di dibattito acceso, politico ma soprattutto popolare, di manifestazioni nelle piazze e di cortei, che si conclusero con un referendum che raccolse un maggioranza a favore così schiacciante, da soffocare qualsiasi voce contraria. I risultati hanno dato ragione alla popolazione perché   ̶  vale la pena di ricordarlo ancora   ̶  il numero di aborti dal 1980 a oggi è diminuito drasticamente. Il problema è piuttosto che la componente principale della legge, vale a dire la prevenzione e l'educazione sessuale per l'uso cosciente e sistematico dei metodi anticoncezionali, e la conseguente attivazione dei servizi socio-sanitari, non è stata applicata come previsto.

Vi sono anche casi legati alla povertà, che riguardano cioè coppie che desidererebbero un altro figlio, ma non hanno nessun mezzo economico per allargare la famiglia e dunque, se capita una gravidanza, si trovano costretti a interromperla. È palese che occorrerebbero nuove misure sociali che tengano conto anche di quella parte di popolazione che oggi nel nostro Paese ancora “non può permettersi” di avere un altro bambino.

Ridurre l'interruzione di gravidanza è un obiettivo che va perseguito in ogni campo e con ogni mezzo. Nella mia professione di medico ho combattuto anch'io la mia battaglia. Mi sono battuto per non interrompere la gravidanza quando si manifesta un tumore al seno e neppure quando la gravidanza occorre in una donna già operata. Fino a pochi anni fa, l'aborto era un dogma intoccabile nel caso di tumore mammario, e io mi sono impegnato per dimostrare scientificamente che una gravidanza a termine non fa male, né durante né dopo la malattia; anzi, in qualche caso, potrebbe avere un valore protettivo. Questa conoscenza ha fatto nascere centinaia di bambini e reso felici altrettante donne, che inutilmente avrebbero sofferto un doppio dramma, quello della malattia e quello della mancata maternità.

Una prova in più, dunque che è con l'informazione e l'educazione, e non con il proibizionismo, che si combattono i mali. La lotta a un grande male, come l'aborto, se è combattuta con una misura repressiva, come la proibizione, conduce a un male ancora più grande, che è la clandestinità delle pratiche abortive, a svantaggio dei più poveri e dei più deboli. Invece l'intervento sulle cause che sono all'origine di ogni male, conduce alla via giusta: impedire che accada.


Chiara Lalli

Voglio esplorare una possibilità teorica: che si possa scegliere di abortire, che lo si possa fare perché non si vuole un figlio o non se ne vuole un altro, che si possa decidere senza covare conflitti e sensi di colpa. Vorrei cercare di separare i desideri indotti da quelli genuini, di distinguere un dolore preconfezionato da uno determinato dalla frustrazione di un desiderio. Non sto dicendo che non si soffra mai per un’interruzione volontaria di gravidanza, ma che in assenza di coercizione, di conflitti insanabili e in presenza della volontà di non portare avanti la gravidanza, ci si possa sottrarre a un destino scritto da altri.

L'aborto | Per approfondire

La parola agli esperti: "perché no"

Le voci riportate di seguito si oppongono alla concezione dell’aborto come diritto, poiché sostengono la prevalenza del diritto alla vita e, dunque, del nascituro. Posizioni che non sono esclusive del mondo religioso, ma che vengono sottoscritte anche da intellettuali laici, come nel ritratto di Bobbio che ci presenta Claudio Magris.

Diletta Rossi, Tutti gli uomini hanno eguale diritto a vivere

Esiste un diritto alla vita? Ci si chiede: con quale diritto il nascituro esigerà che un altro lo risparmi? E si risponde che questo diritto gli deriva dal suo stesso atto di esistere: è un “diritto dipendente” dal piano ontologico e non un “diritto assoluto”, cioè il diritto di chi si pone come fonte di verità di fronte alle cose negando un loro significato intrinseco. L’individuo umano concepito, poiché esiste quale individuo sostanziale e soggetto di natura razionale, ha diritto in quanto tale a essere rispettato nella sua integrità fisica, che è per lui condizione di vitalità: è un essere umano e per questo ha il diritto che la sua vita venga rispettata.

Ci si chiede poi: esistono interessi superiori o situazioni particolari – come l’oggettiva difficoltà e sofferenza di una madre – che giustifichino la soppressione deliberata di una vita umana? Si risponde che nulla sembra eguagliare o superare quella che è la condizione, il sostrato di possibilità di ogni azione umana e di ogni atto razionale e libero. Quindi, il rispetto per la vita biologica di ogni essere umano (indipendentemente dal suo livello di sviluppo e dalle sue qualità) è la condizione di possibilità di ogni altro rispetto che gli si deve accordare. Poiché, inoltre, tutti gli uomini hanno una comune e uguale natura, devono essere accordati a tutti i medesimi diritti fondamentali, fra i quali svetta, appunto, il diritto a non essere uccisi, che viene comunemente definito ‘diritto alla vita’.

L’aborto, alla luce di quanto si è evidenziato, è una pratica omicida, e la sua legittimazione diventa anche un atto profondamente discriminatorio nei confronti di una categoria di persone umane. Mario Palmaro, docente di Bioetica presso l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum di Roma, a tal proposito ripropone l’analogia, istituita da Barbara e Jack Willke in Manuale sull’aborto (1978), fra due sentenze pronunciate dalla Corte Suprema degli Stati Uniti d’America rispettivamente nel 1857 e nel 1973. Entrambe, infatti, non riconoscono diritti a una determinata categoria di uomini poiché a essi viene negata la personalità giuridica. La sentenza della Dred Scott cause vs. Sandford, una causa intentata da uno schiavo nero per la sua liberazione, stabilì infatti che i neri non avevano alcun diritto o privilegio che l’uomo bianco fosse tenuto a rispettare, tranne quelli che i detentori del potere e del governo avessero voluto concedere loro. Gli schiavi, perciò, come proprietà del padrone potevano essere acquistati o venduti, usati e persino uccisi. Non è difficile riconoscere nella sentenza del caso statunitense Roe vs. Wade, che ha sancito la legalizzazione dell’aborto negli USA, la medesima cultura giuridica di fondo, discriminatoria e dominativa, secondo la quale alcuni uomini – per motivi più o meno gravi – si ritengono “padroni” di altri e vogliono decidere della loro vita e della loro morte.


Oriana Fallaci, La vita: nulla è peggiore del nulla

La vita è una tale fatica, bambino. È una guerra che si ripete ogni giorno, e i suoi momenti di gioia sono parentesi brevi che si pagano un prezzo crudele. Come faccio a sapere che non sarebbe giusto buttarti via, come faccio a intuire che non vuoi essere restituito al silenzio?

Non puoi mica parlarmi. La tua goccia di vita è soltanto un nodo di cellule appena iniziate. Forse non è nemmeno vita ma possibilità di vita. Eppure darei tanto perché tu potessi aiutarmi con un cenno, un indizio. La mia mamma sostiene che glielo detti, che per questo mi mise al mondo.

La mia mamma, vedi, non mi voleva. Ero incominciata per sbaglio, in un attimo di altrui distrazione. E perché non nascessi ogni sera scioglieva nell'acqua una medicina. Poi la beveva, piangendo. La bevve fino alla sera in cui mi mossi, dentro il suo ventre, e le tirai un calcio per dirle di non buttarmi via. Lei stava portando il bicchiere alle labbra. Subito lo allontanò e ne rovesciò il contenuto per terra. Qualche mese dopo mi rotolavo vittoriosa nel sole, e se ciò sia stato bene o male non so. Quando sono felice penso che sia stato bene, quando sono infelice penso che sia stato male. Però, anche quando sono infelice, penso che mi dispiacerebbe non essere nata perché nulla è peggiore del nulla. Io, te lo ripeto, non temo il dolore. Esso nasce con noi, cresce con noi, a esso ci si abitua come al fatto d'avere due braccia e due gambe. Io, in fondo, non temo neanche di morire: perché se uno muore vuol dire che è nato, che è uscito dal niente.

Io temo il niente, il non esserci, il dover dire di non esserci stato, sia pure per caso, sia pure per sbaglio, sia pure per l'altrui distrazione. Molte donne si chiedono: mettere al mondo un figlio, perché? Perché abbia fame, perché abbia freddo, perché venga tradito e offeso, perché muoia ammazzato alla guerra o da una malattia? E negano la speranza che la sua fame sia saziata, che il suo freddo sia scaldato, che la fedeltà e il rispetto gli siano amici, che viva a lungo per tentar di cancellare le malattie e la guerra. Forse hanno ragione loro. Ma il niente è da preferirsi al soffrire? Io perfino nelle pause in cui piango sui miei fallimenti, le mie delusioni, i miei strazi, concludo che soffrire sia da preferirsi al niente.


Claudio Magris, Bobbio e l’aborto

Nel clamore delle polemiche sull'aborto c'è un grande quasi dimenticato: Norberto Bobbio. L'8 maggio del 1981, alla vigilia del referendum sull’aborto, il maestro laico di diritto e libertà — che ha manifestato sempre il più grande rispetto e anzi interesse per la fede, che non ha mai pensato di definirsi con tracotanza ateo ma, per coerenza e appunto per rispetto, ha ritenuto doveroso rinunciare ai funerali religiosi — rilasciò un'intervista per il “Corriere della Sera”. In essa, con pacatezza e anzi con disagio («è un problema molto difficile, è il classico problema nel quale ci si trova di fronte a un conflitto di diritti e di doveri») ribadiva «il diritto fondamentale del concepito, quel diritto di nascita sul quale, secondo me, non si può transigere. È lo stesso diritto in nome del quale sono contrario alla pena di morte. Si può parlare di depenalizzazione dell'aborto, ma non si può essere moralmente indifferenti di fronte all'aborto».

Si soffermava sulla «scelta sempre dolorosa fra diritti incompatibili», ribadendo che «il primo, quello del concepito, è fondamentale», in quanto «con l'aborto si dispone di una vita altrui». Affermava la necessità di evitare il concepimento non voluto e non gradito; e concludeva: «Vorrei chiedere quale sorpresa ci può essere nel fatto che un laico consideri come valido in senso assoluto, come un imperativo categorico, il "non uccidere". E mi stupisco a mia volta che i laici lascino ai credenti il privilegio e l'onore di affermare che non si deve uccidere».

Perché, in un momento in cui si cerca non di toccare la legge 194 — cosa che dovrebbe tranquillizzare tutti, perché è essa che consente di abortire, dichiarando peraltro esplicitamente che l'interruzione della gravidanza non è un mezzo per il controllo delle nascite — bensì di creare una cultura consapevole della realtà dell'aborto, così pochi ricordano Norberto Bobbio e queste sue parole di assoluta chiarezza, molto più difficili da dire allora che non oggi? Forse perché dette in tono pacato, problematico, con l'animo di chi aborre le eccitazioni collettive e le scalmane di piazza, mentre oggi prevale chi le ama e se ne inebria, anche quando si rivolgono contro di lui, ed è felice solo nella ressa dello scontro, nel fumo della battaglia (peraltro poco pericolosa), che invece poco si addice alla ritrosia subalpina di gente come Bobbio?

Le discussioni di oggi sono altamente meritorie, perché aiutano, contro ogni pigrizia e viltà mentale, a guardare in faccia cos'è l'aborto. Visto che nessuno vuole toccare la legge 194, nessuno dovrebbe protestare contro queste discussioni, a meno che non sia un entusiasta dell'aborto. Visto che nessuno vuol toccare la legge 194, non ha senso presentare una lista elettorale che si proponga di andare al Parlamento solo per non fare leggi; per creare e diffondere una cultura dei diritti di ogni individuo, in tutte le fasi della sua vita, il luogo non è il Parlamento, bensì la società, il dibattito, l'agorà.

GlossarioBiografie

Agorà

Termine greco con cui si indicava la piazza principale della città, luogo che ben presto divenne il centro della vita commerciale, ma anche delle attività religiose e politiche, sede delle assemblee dei cittadini.


Karma

Nella terminologia religiosa e filosofica indiana, il frutto delle azioni compiute da ogni vivente, in quanto determina una diversa rinascita nella gerarchia degli esseri e un diverso destino nel corso della susseguente vita.


Nirvana

Termine sanscrito che indica il fine ultimo della vita, lo stato in cui si ottiene la liberazione dal dolore.


Obiezione di coscienza

Il rifiuto di ottemperare a un dovere imposto dall’ordinamento giuridico (per esempio lo svolgimento del servizio militare obbligatorio, o la prestazione di assistenza sanitaria alle donne che decidono legalmente di abortire) da parte di chi ritiene gli effetti che deriverebbero dall'ottemperanza contrari alle proprie convinzioni etiche, morali o religiose.


Referendum abrogativo

Nell’ordinamento costituzionale italiano, il referendum abrogativo consente ai cittadini, con una votazione apposita, di abolire una legge o parte di essa. Un esempio recente è il referendum del 2011 che ha abrogato le norme sulla produzione di energia nucleare in Italia.


RU486

Farmaco utilizzato per procurare l’aborto chimico (cioè non chirurgico) nei primi due mesi di gravidanza.


Samsara

Termine sanscrito che indica, nelle religioni praticate in India (Brahmanesimo, Buddhismo, Induismo) la dottrina inerente al ciclo di vita, morte e rinascita, talora raffigurato come una ruota.


Bahbout

Bahbout, Shalom

Shalom Bahbout è docente di fisica all’Università di Roma e rabbino al Tempio dei Giovani.

Bobbio

Bobbio, Norberto

Norberto Bobbio (1909-2004) è stato un filosofo, giurista, storico e politologo, considerato al tempo stesso il massimo teorico del diritto e il massimo filosofo italiano della politica nella seconda metà del Novecento.

Bonzi

Bonzi, Paola

Paola Bonzi è nata a Milano ed è la fondatrice del Centro Aiuto alla Vita della Clinica Mangiagalli, una struttura attiva da oltre trent’anni.

Comitato nazionale per la bioetica

Comitato nazionale per la bioetica

Il Comitato Nazionale per la Bioetica, istituito nel 1990, è un organo consultivo della Presidenza del Consiglio dei Ministri italiano e svolge funzioni di consulenza per il governo, il Parlamento e altre istituzioni.

Fallaci

Fallaci, Oriana

Oriana Fallaci (1929-2006) è stata una giornalista e scrittrice di fama mondiale. Decorata a 14 anni per la sua attività a favore della Resistenza italiana, fu la prima donna in Italia ad andare al fronte in qualità di inviata speciale.

Giovanni Paolo II

Giovanni Paolo II

Giovanni Paolo II, al secolo Karol Wojtyla (1920-2005) è stato il 264° papa della Chiesa cattolica. Eletto pontefice nel 1978, fu il primo pontefice polacco. È stato proclamato santo da papa Francesco il 27 aprile 2014.

Lalli

Lalli, Chiara

Chiara Lalli è docente universitaria, scrittrice, giornalista: esperta di bioetica, collabora con diverse istituzioni accademiche italiane ed estere.

Magris

Magris, Claudio

Claudio Magris, nato a Trieste nel 1939, è uno scrittore, docente universitario e germanista.

Ramadan

Ramadan, Tariq

Tariq Ramadan è docente universitario a Oxford, scrittore e giornalista svizzero. Ramadan sostiene la necessità di interpretare correttamente i testi e la natura eterogenea dell'Islam.

Ricca

Ricca, Paolo

Paolo Ricca, nato nel 1936, è un teologo italiano: ha insegnato dal 1976 al 2002 Storia della Chiesa alla Facoltà Valdese di teologia.

Rossi, Diletta

Diletta Rossi collabora con l’Istituto per la Dottrina e l'Informazione Sociale.

Schweitzer

Schweitzer, Albert

Albert Schweitzer (1875-1965) è stato un medico, teologo, musicista e missionario tedesco luterano, noto per le sue attività umanitarie in Africa.

Sgreccia

Sgreccia, Elio

Elio Sgreccia, nato nel 1928, è un cardinale, vescovo cattolico e teologo, considerato uno dei principali esperti di bioetica a livello internazionale.

Sono Fazion

Sono Fazion, Gianpietro

Gianpietro Sono Fazion è uno scrittore e praticante zen, particolarmente impegnato nel dialogo interreligioso. 

Tettamanzi

Tettamanzi, Dionigi

Dionigi Tettamanzi, nato nel 1934, è un cardinale e arcivescovo cattolico italiano, dal 2011 arcivescovo emerito di Milano.

Veronesi

Veronesi, Umberto

Umberto Veronesi è nato a Milano nel 1925. Medico, ricercatore di fama internazionale, dirige l’Istituto Europeo di Oncologia.

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Glossario Biografie

Agorà

Termine greco con cui si indicava la piazza principale della città, luogo che ben presto divenne il centro della vita commerciale, ma anche delle attività religiose e politiche, sede delle assemblee dei cittadini.

Karma

Nella terminologia religiosa e filosofica indiana, il frutto delle azioni compiute da ogni vivente, in quanto determina una diversa rinascita nella gerarchia degli esseri e un diverso destino nel corso della susseguente vita.

Nirvana

Termine sanscrito che indica il fine ultimo della vita, lo stato in cui si ottiene la liberazione dal dolore.

Obiezione di coscienza

Il rifiuto di ottemperare a un dovere imposto dall’ordinamento giuridico (per esempio lo svolgimento del servizio militare obbligatorio, o la prestazione di assistenza sanitaria alle donne che decidono legalmente di abortire) da parte di chi ritiene gli effetti che deriverebbero dall'ottemperanza contrari alle proprie convinzioni etiche, morali o religiose.

Referendum abrogativo

Nell’ordinamento costituzionale italiano, il referendum abrogativo consente ai cittadini, con una votazione apposita, di abolire una legge o parte di essa. Un esempio recente è il referendum del 2011 che ha abrogato le norme sulla produzione di energia nucleare in Italia.

RU486

Farmaco utilizzato per procurare l’aborto chimico (cioè non chirurgico) nei primi due mesi di gravidanza.

Samsara

Termine sanscrito che indica, nelle religioni praticate in India (Brahmanesimo, Buddhismo, Induismo) la dottrina inerente al ciclo di vita, morte e rinascita, talora raffigurato come una ruota.

Bahbout

Shalom Bahbout

Shalom Bahbout è docente di fisica all’Università di Roma e rabbino al Tempio dei Giovani.

Bobbio

Norberto Bobbio

Norberto Bobbio (1909-2004) è stato un filosofo, giurista, storico e politologo, considerato al tempo stesso il massimo teorico del diritto e il massimo filosofo italiano della politica nella seconda metà del Novecento.

Bonzi

Paola Bonzi

Paola Bonzi è nata a Milano ed è la fondatrice del Centro Aiuto alla Vita della Clinica Mangiagalli, una struttura attiva da oltre trent’anni.

Comitato nazionale per la bioetica

Comitato nazionale per la bioetica

Il Comitato Nazionale per la Bioetica, istituito nel 1990, è un organo consultivo della Presidenza del Consiglio dei Ministri italiano e svolge funzioni di consulenza per il governo, il Parlamento e altre istituzioni.

Fallaci

Oriana Fallaci

Oriana Fallaci (1929-2006) è stata una giornalista e scrittrice di fama mondiale. Decorata a 14 anni per la sua attività a favore della Resistenza italiana, fu la prima donna in Italia ad andare al fronte in qualità di inviata speciale.

Giovanni Paolo II

Giovanni Paolo II

Giovanni Paolo II, al secolo Karol Wojtyla (1920-2005) è stato il 264° papa della Chiesa cattolica. Eletto pontefice nel 1978, fu il primo pontefice polacco. È stato proclamato santo da papa Francesco il 27 aprile 2014.

Lalli

Chiara Lalli

Chiara Lalli è docente universitaria, scrittrice, giornalista: esperta di bioetica, collabora con diverse istituzioni accademiche italiane ed estere.

Magris

Claudio Magris

Claudio Magris, nato a Trieste nel 1939, è uno scrittore, docente universitario e germanista.

Ramadan

Tariq Ramadan

Tariq Ramadan è docente universitario a Oxford, scrittore e giornalista svizzero. Ramadan sostiene la necessità di interpretare correttamente i testi e la natura eterogenea dell'Islam.

Ricca

Paolo Ricca

Paolo Ricca, nato nel 1936, è un teologo italiano: ha insegnato dal 1976 al 2002 Storia della Chiesa alla Facoltà Valdese di teologia.

Diletta Rossi

Diletta Rossi collabora con l’Istituto per la Dottrina e l'Informazione Sociale.

Schweitzer

Albert Schweitzer

Albert Schweitzer (1875-1965) è stato un medico, teologo, musicista e missionario tedesco luterano, noto per le sue attività umanitarie in Africa.

Sgreccia

Elio Sgreccia

Elio Sgreccia, nato nel 1928, è un cardinale, vescovo cattolico e teologo, considerato uno dei principali esperti di bioetica a livello internazionale.

Sono Fazion

Gianpietro Sono Fazion

Gianpietro Sono Fazion è uno scrittore e praticante zen, particolarmente impegnato nel dialogo interreligioso. 

Tettamanzi

Dionigi Tettamanzi

Dionigi Tettamanzi, nato nel 1934, è un cardinale e arcivescovo cattolico italiano, dal 2011 arcivescovo emerito di Milano.

Veronesi

Umberto Veronesi

Umberto Veronesi è nato a Milano nel 1925. Medico, ricercatore di fama internazionale, dirige l’Istituto Europeo di Oncologia.

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