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Dalla “naturale inferiorità” alla conquista della parità
Donna e uomo: due esseri eguali ma diversi, destinati a completarsi a vicenda
Una realtà ancora difficile: i diritti negati delle donne
I diversi ruoli della donna: la famiglia e il lavoro

I diritti delle donne

Dalla “naturale inferiorità” alla conquista della parità

Donna e uomo: due esseri eguali ma diversi, destinati a completarsi a vicenda

Una realtà ancora difficile: i diritti negati delle donne

I diversi ruoli della donna: la famiglia e il lavoro

Che cosa sono i diritti delle donne?

Che cosa sono i diritti delle donne?

I diritti delle donne comprendono i diritti specificamente garantiti alle donne, in quanto tali, dalle diverse legislazioni (per esempio il diritto al mantenimento del posto di lavoro in caso di gravidanza).

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Storicamente, dal punto di vista del godimento dei diritti civili, il ruolo della donna ha avuto un’evoluzione considerevole: da una condizione di quasi totale sottomissione all’uomo, tipica della maggior parte della società antiche, si è giunti progressivamente, in buona parte del mondo, a una sostanziale parità, che ha consentito alle donne, per esempio, di accedere, nel corso del XX secolo, ad ambiti professionali tradizionalmente maschili (si pensi alla carriera militare, alla magistratura, alla politica).

Se questa evoluzione è stata in parte dettata dalla necessità (come nel caso dei due conflitti mondiali, quando si verificò il massiccio afflusso delle donne negli stabilimenti industriali, in sostituzione degli uomini impegnati sui cambi di battaglia), è stato rilevante il ruolo di alcune figure chiave nella lotta per la conquista dei diritti essenziali (fra cui quello di voto) e dei primi movimenti “femministi”.

La Chiesa Cattolica, pur riconoscendo l’uguaglianza fra uomo e donna, afferma la specificità della condizione maschile e di quella femminile, due “ruoli” che si completano armonicamente a vicenda in seno alla famiglia, fondamento di ogni società. Oggi, il tema dei diritti delle donne resta attuale, sia per quanto riguarda i Paesi in cui le discriminazioni sono ancora presenti, sia per il dibattito che anima i Paesi in cui la donna ha eguali diritti, che però sovente trovano solo parziale attuazione, come nel caso delle donne lavoratrici, che spesso ricevono retribuzioni inferiori o faticano a conciliare la dimensione familiare e quella professionale.

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I DIRITTI DELLA DONNA:

una condizione
profondamente mutata

AMBITI COINVOLTI

Le donne e la conquista dei diritti

Questione femminile e globalizzazione

LA POSTA IN GIOCO

I diritti ancora negati

Un dibattito ancora aperto

I DIRITTI DELLA DONNA: una condizione profondamente mutata

Le donne e la conquista dei diritti

Questione femminile e globalizzazione

I diritti ancora negati

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I diritti delle donne

Perché è un problema etico

La condizione femminile nella storia dell’umanità ha subito profondi mutamenti, con una significativa accelerazione a partire dal XVIII secolo. In quel periodo, infatti, gli ideali illuministi e progressisti portano alla ribalta la condizione di inferiorità in cui si trovava la donna.

Sorgono così movimenti per il diritto di voto, e, in generale, per sostenere una maggior partecipazione femminile alla vita sociale. Anche la rivoluzione industriale contribuisce a favorire l’ingresso della donna nel mondo del lavoro, e, di conseguenza, la partecipazione femminile ai movimenti politici e sindacali.

Oggi il dibattito sulla questione femminile si è esteso a temi legati alla globalizzazione (per esempio in materia di integrazione fra diverse culture e diverse immagini della donna) o alle nuove forme di regolazione del mondo del lavoro e, in genere, della società.

Nonostante i progressi compiuti, tuttavia, destano ancora particolare attenzione e preoccupazione diversi fenomeni legati a residui culturali arcaici, come nel caso, per esempio, dell’infibulazione.

I movimenti per i diritti delle donne, quindi, esprimono diverse posizioni e approcci teorici. In particolare esistono teorie contrastanti sull'origine della subordinazione delle donne e in merito al tipo di percorso che dovrebbe essere portato avanti per liberarsene: se lottare solo per le pari opportunità tra uomini e donne, se criticare radicalmente le nozioni di "identità sessuale" e “di genere” oppure se eliminare alla radice i ruoli e quindi tale subordinazione.

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I diritti delle donne in Afghanistan

Wazhma Frogh

Combattere per i diritti delle donne in Afghanistan è senz'altro una grande sfida, specialmente da donna e da afghana. L’esperienza di Wazhma Frogh, però, dimostra che l’impegno e la volontà possono consentire di raggiungere risultati insperati e, soprattutto, costituisce un esempio positivo per le altre donne.

Quando è iniziato il tuo impegno per i diritti delle donne afghane?
In realtà fin da quando ero bambina sono stata consapevole della disuguaglianza di genere nella mia famiglia, nel mio paese.
Alcuni ricordi sono molto chiari, come il giorno in cui mio nonno mi sorprese a giocare coi cugini maschi, e per punirmi ruppe tutti i miei giocattoli: voleva mostrarmi il mio destino, se avessi di nuovo disobbedito alle regole famigliari.
Ricordo anche che i miei fratelli potevano mangiare la carne, noi ragazze no. Mia nonna, infatti, credeva che mangiare carne facesse diventare forti le ragazze, così che si sarebbero messe a discutere e a disobbedire agli uomini della famiglia.
Perciò aveva insegnato a mia madre che l'unico modo per mantenere l'onore famigliare era tenere le ragazze sotto controllo.

Come molte famiglie afghane, all'inizio degli anni Novanta anche voi vi siete trasferiti in Pakistan. Ci parli della tua vita fuori dal tuo paese?
Mio padre, un ex ufficiale dell'esercito, non ha mai voluto pagare la retta per mandarci a scuola. Così, ho iniziato a insegnare a leggere e scrivere ai figli del padrone di casa e, con il denaro racimolato, sono riuscita a iscrivere a scuola me e le mie sorelle. Allora avevo 12 anni e facevo la terza media.
Poi, a 17 anni ho iniziato a lavorare da giornalista, con uno stage per un quotidiano pakistano, in cui ho cominciato a raccontare la condizione delle donne e delle famiglie afghane nei campi per sfollati e rifugiati di Peshawar.
Lo staff per gli aiuti era composto da soli uomini. Li vedevo ogni giorno intenti a vendere le razioni alimentari delle Nazioni Unite, mentre le donne e i bambini che vivevano nel campo morivano di fame.
È lì che ho deciso che il destino di quelle donne, di tutte le donne afghane, era anche il mio. Volevo contribuire alla loro emancipazione, e ho cominciato a viaggiare e a lavorare per questo scopo.

Così, sei tornata in Afghanistan nel 2001, dopo la caduta dei talebani. Da allora molto è cambiato...
Gli ultimi 10-11 anni sono stati gli anni d'oro per le donne afghane. Abbiamo iniziato da zero e ci siamo pian piano riappropriate dei diritti basilari, quelli che molte ragazze in occidente danno per scontati.
Purtroppo, abbiamo anche perso molte opportunità, soprattutto perché non c'è alcuna reale volontà politica di aiutare le donne e di rafforzare la loro crescita e indipendenza. E allora dobbiamo fare da sole: ma le donne afghane non sono passive come spesso i media le rappresentano. Solo, non hanno avuto possibilità e risorse.

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Copertina

La definizione

Il problema

Il fatto

I movimenti per i diritti delle donne:

  • nascono nell’antica Grecia

  • sono caratteristici di ogni società

  • hanno avuto forte impulso a partire dal XVIII secolo

  • hanno ottenuto la completa parità fra uomo e donna in ogni Paese del mondo

3

La Chiesa Cattolica:

  • non esprime nessuna posizione sulla condizione delle donne

  • ritiene la donna naturalmente inferiore all’uomo

  • ritiene che uomo e donna siano del tutto uguali

  • riconosce la differenza fra uomo e donna, destinati a completarsi a vicenda con il matrimonio e nella dimensione della famiglia

4

In Italia:

  • la parità fra uomini e donne è garantita dalla Costituzione

  • la parità è definita in modo diverso, in base alle leggi regionali

  • la parità fra uomo e donna non è esplicitamente trattata a livello legislativo

  • la legge stabilisce il divieto di accesso per le donne a numerose professioni, fra cui quella militare

1

Domande per riflettere

  • Insieme all’insegnante, ricercate sui quotidiani più recenti (per esempio su Internet) alcuni articoli che riguardano specificamente la donna. Di che cosa trattano?

  • Vi sembrano argomenti effettivamente importanti, significativi?

  • Che immagine trasmettono della donna?

  • Discutete con i compagni: che cosa sono gli stereotipi di genere?

  • Qual è l’immagine della donna (e dell’uomo) che viene trasmessa dall’attualità, dalla televisione, dal cinema?

 

 

  • Scrivete individualmente una breve scheda dedicata a un personaggio femminile che secondo voi ha o ha avuto particolare importanza nella storia, nella cultura, nella società.

  • Alla fine, confrontate la vostra scelta con quella dei compagni. Potete pubblicare tutti i profili su alcuni cartelloni, e organizzare una piccola mostra a beneficio anche delle altre classi.

Dilemmi per discutere

Uomini e donne:

Devono avere gli stessi diritti perché sono uguali

Devono avere diritti diversi perché sono diversi

Uomini e donne:

Possono svolgere gli stessi ruoli sia in famiglia sia sul lavoro, perché sono esseri uguali

È meglio che svolgano ruoli diversi, basati sulle caratteristiche specifiche, ad esempio la forza fisica dell’uomo e l’istinto materno della donna

Fare il punto

Riflettere

Discutere

I diritti delle donne | Per approfondire

Che cosa dice la Legge

La parità fra uomo e donna è ormai accolta dalla gran parte dei sistemi giuridici occidentali, ma a livello globale resistono ancora forme considerate discriminatorie: è il caso, per esempio, del divieto alle donne di condurre veicoli a motore, vigente in Arabia Saudita.
Anche nei Paesi in cui i diritti delle donne sono riconosciuti a livello legale, tuttavia, esistono ancora forme di discriminazione, in particolare nell’ambito lavorativo. La situazione dei diritti delle donne è, dunque, in costante evoluzione, e risente, a livello legale, dei profondi mutamenti culturali, indotti anche dal fenomeno della globalizzazione [vedi Globalizzazione].

Italia, Costituzione della Repubblica Italiana

Articolo 37 - La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l’adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale e adeguata protezione.

Articolo 51 - Tutti i cittadini dell’uno o dell’altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge. A tale fine la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunita’ tra donne e uomini…

Articolo 117 - Le leggi regionali rimuovono ogni ostacolo che impedisce la piena parità degli uomini e delle donne nella vita sociale, culturale ed economica e promuovono la parità di accesso tra donne e uomini alle cariche elettive.


Europa

Con la Raccomandazione del Consiglio delle Comunità Europee n. 635 del 13 dicembre 1984 sulla promozione di azioni positive a favore delle donne, le azioni positive diventano lo strumento operativo della politica europea per promuovere la partecipazione delle donne a tutti i livelli e in tutti i settori dell’attività lavorativa.

Le azioni positive possono essere classificate in azioni di natura promozionale, cioè volte a superare le posizioni di svantaggio delle donne nel mondo del lavoro, e di natura risarcitoria, che propongono soluzioni alle discriminazioni in atto, con particolare riferimento alle retribuzioni o alla carriera. Le azioni positive hanno lo scopo di:

  • eliminare le disparità nella formazione scolastica e professionale, nell’accesso al lavoro, nella progressione e nello svolgimento dell’attività lavorativa;

  • favorire la diversificazione delle scelte professionali delle donne, il loro accesso al lavoro autonomo e alla formazione imprenditoriale;

  • superare la distribuzione del lavoro in base al sesso, che provoca effetti negativi per le donne;

  • promuovere l’inserimento delle donne nelle attività in cui sono meno presenti e ai livelli di responsabilità;

  • favorire l’equilibrio fra responsabilità familiari e professionali e una loro migliore ripartizione fra i sessi.

I diritti delle donne | Per approfondire

Il parere della Chiesa Cattolica

La Chiesa Cattolica riconosce l’uguaglianza assoluta fra uomo e donna, che restano però, al tempo stesso, esseri distinti e caratterizzati specificamente: essi infatti sono destinati a completarsi nell’unione coniugale e familiare, il nucleo fondante della società umana e cristiana.

Catechismo della Chiesa Cattolica

369 - L'uomo e la donna sono creati, cioè sono voluti da Dio: in una perfetta uguaglianza, per un verso, in quanto persone umane, e, per l'altro verso, nel loro rispettivo essere di maschio e di femmina. «Essere uomo», «essere donna» è una realtà buona e voluta da Dio: l'uomo e la donna hanno una insopprimibile dignità, che viene loro direttamente da Dio, loro Creatore.  L'uomo e la donna sono, con una identica dignità, «a immagine di Dio». Nel loro «essere-uomo» ed «essere-donna», riflettono la sapienza e la bontà del Creatore.

370 - Dio non è a immagine dell'uomo. Egli non è né uomo né donna. Dio è puro spirito, e in lui, perciò, non c'è spazio per le differenze di sesso. Ma le «perfezioni» dell'uomo e della donna riflettono qualche cosa dell'infinita perfezione di Dio: quelle di una madre  e quelle di un padre e di uno sposo.

1603 - «L'intima comunione di vita e di amore coniugale, fondata dal Creatore e strutturata con leggi proprie, è stabilita dal patto coniugale [...]. Dio stesso è l'autore del matrimonio». La vocazione al matrimonio è iscritta nella natura stessa dell'uomo e della donna, quali sono usciti dalla mano del Creatore. Il matrimonio non è un'istituzione puramente umana, malgrado i numerosi mutamenti che ha potuto subire nel corso dei secoli, nelle varie culture, strutture sociali e attitudini spirituali. Queste diversità non devono far dimenticare i tratti comuni e permanenti. Sebbene la dignità di questa istituzione non traspaia ovunque con la stessa chiarezza, esiste tuttavia in tutte le culture un certo senso della grandezza dell'unione matrimoniale. «La salvezza della persona e della società umana e cristiana è strettamente connessa con una felice situazione della comunità coniugale e familiare».  


Teresa D’Avila

Signore dell’anima mia, Tu, quando peregrinavi quaggiù, non aborrivi le donne, anzi le favorivi con benevolenza e in loro trovavi tanto amore e maggior fede che negli uomini. Tra di loro vi era anche la tua Santissima Madre. Perché allora non dovremmo riuscire a fare qualcosa di valido per Te in pubblico? Perché non dovremmo osare di dire apertamente alcune verità che piangiamo in segreto? Perché tu non dovresti esaudirci quando ti rivolgiamo una giusta richiesta? Tu sei giudice giusto e non fai come i giudici del mondo, tutti uomini, per i quali non esiste virtù di donna che non ritengano sospetta. O mio Re, dovrà pur venire il giorno in cui tutti vengano riconosciuti solo per quel che valgono.


Francesco

Tante cose possono cambiare e sono cambiate nell'evoluzione culturale e sociale, ma rimane il fatto che è la donna che concepisce, porta in grembo e partorisce i figli degli uomini. E questo non è semplicemente un dato biologico, ma comporta una ricchezza di implicazioni sia per la donna stessa, per il suo modo di essere, sia per le sue relazioni, per il modo di porsi rispetto alla vita umana e alla vita in genere. Chiamando la donna alla maternità, Dio le ha affidato in una maniera del tutto speciale l'essere umano.
Ci sono però due pericoli sempre presenti, due estremi opposti che mortificano la donna e la sua vocazione: ridurre la maternità a un ruolo sociale, a un compito, anche se nobile, ma che di fatto mette in disparte la donna con le sue potenzialità, non la valorizza pienamente nella costruzione della comunità. Questo sia in ambito civile, sia in ambito ecclesiale. L'altro pericolo, come reazione a questo, in senso opposto: promuovere una specie di emancipazione che, per occupare gli spazi sottratti dal maschile, abbandona il femminile con i tratti preziosi che lo caratterizza. E qui vorrei sottolineare come la donna abbia una sensibilità particolare per le "cose di Dio", soprattutto nell'aiutarci a comprendere la misericordia, la tenerezza e l'amore che Dio ha per noi. Soffro, dico la verità, quando vedo nella Chiesa che il ruolo di servizio, che tutti dobbiamo avere per le donne scivola verso un ruolo di servitù e non di servizio: a me piace pensare che la Chiesa non è “il Chiesa”: è donna e madre, e questo è bello.

I diritti delle donne | Per approfondire

Il parere delle diverse religioni

La dignità e l’importanza della donna sono elementi ricorrenti in tutti i pensieri religiosi più diffusi, pur con impostazioni diverse, che risentono in particolare del contesto culturale specifico. Inoltre, le principali religioni sono consapevoli dei profondi mutamenti sociali e culturali degli ultimi decenni, e tendono a favorire, in genere, il progressivo allargamento dei diritti e delle opportunità sociali riservate alle donne.

Rivka Barissever, Uomo e donna hanno pari importanza

La specificità della donna, nella lingua ebraica, è dichiarata direttamente sul suo nome: "ichà", donna in ebraico, non è solo il femminile della parola "ich", uomo, ma il fatto che venga aggiunta una lettera al nome della donna, simboleggia, secondo un commento ebraico, la differenza e specificità della donna. Nell’Ebraismo, la famiglia è considerata la base della vita sociale; il Talmud attraverso le sue leggi, mira ad assicurarne la purezza e la stabilità.
Malgrado le società dell’antico Medio Oriente fossero essenzialmente a carattere patriarcale, la Bibbia riserva un’immagine favorevole alla donna, in particolare in ambito famigliare ma anche all’interno della vita religiosa d’Israele.
Inoltre, riconoscendo lo specifico ruolo che la donna riveste all’interno della famiglia, il Talmud le attribuisce un alto rango. Malgrado le sfere d’attività maschile e femminile all’interno della famiglia divergano, la donna non occupa un livello d’importanza inferiore all’uomo. Attraverso il ruolo che riveste in famiglia, la donna contribuisce allo sviluppo e alla continuità della comunità.


Tariq Ramadan, Seguire il cammino comune

L'uomo e la donna devono seguire lo stesso cammino di conoscenza rispetto al Creatore.
Il Profeta dell'islam è molto chiaro a questo proposito: la ricerca del sapere è un obbligo per ogni musulmano e ogni musulmana. Inoltre ha affermato che colui o colei che educherà sua figlia allo stesso modo che suo figlio, sarà protetto dal castigo dell'altra vita. Le tradizioni che confermano ciò sono numerose e rientrano tutte nell'idea globale, per l'uomo come per la donna, che un sapere vasto è la condizione per una fede profonda. L'istruzione è fondatrice dell'identità musulmana e il miglior esempio è proprio la moglie di Muhammad, Aisha, che ha trasmesso molte tradizioni, istruito tante generazioni e che, durante la sua vita, è rimasta un punto di riferimento in materia di conoscenza religiosa. Resta il fatto che, tra questo insegnamento fondamentale e la realtà delle società islamiche oggi, il divario è immenso. l modelli sociali ed educativi che negano alle donne l'accesso alla conoscenza sono in opposizione con i principi dell'islam perché violano un diritto inalienabile: bisogna denunciare questi sistemi arcaici.


Paljin Tulku, La via verso la dignità

Le donne occidentali, approdate al buddhismo in tempi recenti, dopo esser passate attraverso il femminismo e l’indipendenza economica, richiedono con sicurezza istruzione, autorevolezza, accesso al potere. Fra le buddhiste d’occidente e quelle d’oriente il divario esistenziale è ancora troppo grande perché si possa costituire una comune piattaforma di ricerca, ma qualcosa si sta muovendo e i numerosi congressi, dibattiti e incontri che si svolgono fra donne buddhiste mettono in risalto lo sforzo di due mondi differenti, che dialogando cercano di avvicinarsi e vogliono diventare uguali. Sarà di certo un mutamento complesso e laborioso, i cui frutti, maturati lentamente nel tempo, sapranno portare a un maggiore livello di libertà e dignità la donna, indicata nell’amore di madre come la più completa espressione della compassione, suprema virtù nell’etica buddhista.

I diritti delle donne | Per approfondire

La parola agli esperti: "perché sì"

I brani riportati di seguito rappresentano due riflessioni di studiose “attiviste”, da sempre schierate in difesa dei diritti delle donne, e, pur con elementi di riflessione critica, tendono a sottolineare i progressi compiuti dalle donne, grazie all’impegno nella lotta per la parità.

Ebba Witt-Brattstrom, La Svezia: un esempio di parità

Si pensa sempre alla Svezia come al regno delle pari opportunità: come si spiega allora la nascita e il successo di movimenti femministi?
Rispetto al passato, la società svedese ora è paritaria perché ci sono le leggi: c'è parità per esempio nell'amministrazione e senza bisogno di quote, ma non sempre la presenza femminile incide adeguatamente.

Lei insegna da tanto tempo letteratura nelle Università, in Svezia, in Germania. Le sembra che i giovani abbiano risolto questi problemi oppure hanno ereditato la difficoltà di superarli?
La nuova generazione considera le questioni poste dai movimenti femminili come una parte limitata delle diseguaglianze di genere, che oggi includono per esempio anche i problemi legati all’omosessualità, ma almeno a mio parere i movimenti femministi in Svezia hanno posto il problema della condizione femminile senza chiusure al resto della contemporaneità.

La Svezia ha voluto intitolare un importante dibattito a "Il paese delle donne": è uno stato che ha, più di altri, una storia al femminile?
La Svezia si è costruita un’identità particolarmente associata al femminile ed alle pari opportunità attraverso la sua storia legislativa nell'ultimo secolo e grazie alle disposizioni più recenti, che attraverso il riconoscimento dei diritti delle donne hanno favorito una crescita complessiva dei diritti sociali.

Grupp8, il movimento delle donne in Svezia, quaranta anni fa faceva richieste concrete: lo sforzo per la parità di genere è una questione sociale?
Il lavoro portato avanti dal gruppo è stato uno sforzo che ha portato a delle risposte legislative importanti nelle istituzioni, il problema adesso è farle rispettare, cioè ottenere che le conquiste istituzionali favoriscano la maturazione della società civile.

Qual è la conquista più importante che la società nel suo insieme ottiene riducendo le barriere sessiste?
I movimenti delle donne, attraverso i passi in avanti ottenuti, hanno comunicato con i fatti i miglioramenti per tutti: oggi in Svezia è riconosciuta la paternità, con la relativa esenzione dal lavoro e la possibilità per gli uomini di stare assieme ai figli nel primissimo periodo della loro crescita, un diritto molto apprezzato dai maschi.


Elisabeth Badinter, Femminismo e maternità

La donna si trova ad affrontare una rivoluzione che vuole rimettere la maternità al centro del destino femminile. La crisi economica, inoltre, contribuisce a riportarla al suo ruolo di madre. Ma non dovrebbe essere una scelta?
Sì, per una parte di loro è una scelta. Le donne che hanno una reale vocazione alla maternità hanno sofferto un isolamento negli anni ‘70. Per loro, probabilmente si tratta di un miglioramento. Anche se non so quel che accadrà loro una volta cresciuti i figli. Ma è una loro scelta, assolutamente rispettabile. Mi metto però dalla parte delle donne che vogliono essere madri senza dover rinunciare al lavoro e a una vita sociale. Le pressioni e il senso di colpa per chi ha queste ambizioni non sono mai state così forti come in questo periodo. Di fatto si induce la donna a rimanere a casa con il proprio figlio, a lavorare part-time e con salari ridotti… finché la coppia dura, tanto meglio. Ma dato che una coppia su tre divorzia, è chiaro che sono proprio le donne ad essere penalizzate.

Studi scientifici rigorosi stabiliscono che l’istinto materno non è un mito.
Le lascio la responsabilità di questa affermazione. Non posso accettare che la prolattina e l’ossitocina, due ormoni materni, regolino le leggi umane. L’inconscio, la storia personale di ciascuno e i modelli sociali prevalgono sugli ormoni. Il desiderio umano non è riducibile alla biologia.

Nel suo libro ci sono donne che rivendicano la scelta di non avere figli. Ma in questa scelta non si cela anche una vena di rimpianto?
Nella mia ricerca ho raccolto fedelmente quello che le donne, soprattutto le donne tedesche, mi hanno raccontato. Non sono una psicanalista…

Non pensa che se il femminismo di Simone de Beauvoir ha così poca eco al giorno d’oggi è perché ha escluso la maternità dalla sua vita e dalla sua opera?
Non c’è dubbio che Beauvoir abbia sottovalutato la questione della maternità. Una volta le ho chiesto: «Hai mai desiderato di essere incinta?». Mi ha risposto di no, ma le ho creduto solo a metà. Credo che l’esperienza della maternità sia una tale avventura che anche chi non vuole bambini la sogni almeno una volta.

Continua a pensare, dopo Beauvoir, che la madre sia una figura sociale costruita?
Sì. Per esempio, penso che la maternità ormai è considerata talmente un fatto di natura che è semplicemente vietato vederla come un’esperienza stressante. Se fossimo state naturalmente determinate ad essere madri, allora saremmo tutte dei fenomeni della maternità. E invece c’è un numero incredibilmente alto di bambini abbandonati e maltrattati. Ammiro le donne che, prima di fare figli, si chiedono: «Sarò in grado di prendermene la responsabilità?»

Lei scrive che «il bambino è il miglior alleato della dominazione maschile»…
La formula è volutamente provocatoria. Nel 1970, ci fu un tentativo di esercitare pressioni sui padri affinché condividessero tutto. Poi il discorso è scomparso.

Eppure ci sono sempre più papà all’uscita delle scuole e degli asili…
Certo, ma l’80% del lavoro continua a ricadere sulle donne, come dimostrano gli studi dell’Istituto nazionale demografico. È un vero fallimento per noi femministe. Non abbiamo fatto abbastanza pressione, oppure le donne da sole non possono cambiare nulla.

Sembra, leggendo il suo libro, che essere madre sia un dono.
Sì, è un dono in gran parte creato dai propri genitori e da come è stata vissuta la propria infanzia. Ci sono donne che riescono a vivere la maternità in modo equilibrato. In effetti io credo che una buona madre sia proprio quella che riesce a trovare la giusta distanza. Né troppo né troppo poco.

E lei l’ha trovata?
Sono una madre “mediocre”, come credo la stragrande maggioranza delle donne. Spesso, ci sembra di fare bene e ci rendiamo conto solo dopo molto tempo di aver commesso errori.

I diritti delle donne | Per approfondire

La parola agli esperti: "perché no"

I brani di Costanza Miriano e Susanna Tamaro non vogliono, naturalmente, negare l’importanza del ruolo della donna nella società o la legittimità della parità, ma tendono a sottolineare aspetti critici e conflittuali delle teorie femministe, che hanno, secondo loro, snaturato il ruolo delle donne, spingendole sovente verso una sorta di omologazione, assai lontana dagli ideali di vera libertà.

Costanza Miriano, Sposati e sii sottomessa

Come fa a essere così sicura che il matrimonio sia la giusta scelta?
Intanto perché sono cattolica e la Chiesa ci indica alcune vie per la nostra felicità sulla Terra che sono la consacrazione e il matrimonio, non ce n’è un'altra. Credo che il matrimonio sia qualcosa che ci custodisce nella nostra incostanza, nei momenti in cui possiamo avere colpi di testa, distrazioni, andare dietro alle emozioni, alla stanchezza. Il matrimonio sembra da fuori, per chi non lo conosce o non lo accetta, una gabbia, in realtà è un sostegno, è una gabbia contenitiva, non una gabbia che impedisce la libertà. Qualcosa che dal nostro interno ci sostiene e ci permette di affrontare qualsiasi situazione nella libertà e nella gioia. Senza un minimo di contenimento, di regola, l’uomo non è capace di essere felice.

Ma qual è il segreto per un matrimonio felice? E come può la donna farlo funzionare?
Il segreto è la donna. In realtà la buona riuscita di un matrimonio sta soprattutto nella capacità della donna di essere accogliente, di smussare gli angoli, di non pretendere dall’altro la completa soddisfazione di tutte le proprie ansie. Per esempio a livello pratico se una è scontenta, è preoccupata, non deve subito chiamare il marito e sovraccaricarlo di lamentele, perché un uomo quando sente un problema cerca una soluzione pratica mentre magari invece noi vorremmo solo sfogarci e poi ci dimentichiamo. Invece l’uomo non si dimentica e il peso gli rimane tutto sulle spalle, quindi da un punto di vista pratico questo è il consiglio principale.

Cosa significa che la donna è stata creata per “accogliere” il prossimo? 
Io penso che la spiegazione sia sotto gli occhi di tutti. È così, lo dice anche la nostra conformazione fisica, il fatto che accogliamo i bambini nella pancia e anche nella nostra mente. Una mamma è una mamma sempre, non si stacca mai dal pensiero del suo bambino, mentre il padre, che necessariamente a volte deve andare più dritto all’obiettivo anche lavorativo, ha un’altra mentalità. Un uomo fa una cosa per volta e la fa bene, la donna mantiene sempre il cuore aperto alle necessità dei suoi bambini, anche quando è lontana li porta con sé. La stessa attitudine materna la sappiamo esercitare con tutte le persone che prendiamo a cuore. E questa attitudine ce l’hanno anche quelle che non sono mamme fisicamente.

Tutto questo si scontra con uno dei cardini del femminismo, l’idea secondo cui l’istinto materno non esiste perché uomini e donne sono uguali. Che cosa si può dire in proposito?
Che la realtà è esattamente il contrario di quanto dice l’ideologia femminista. Penso che uomini e donne siano talmente diversi che, a volte, servirebbe un interprete per capirsi. Basta vedere i bambini, che sin da piccoli scelgono giochi da maschi o da femmine senza che nessuno glieli imponga. Io credo che dietro l’idea di eliminare le differenze ci sia l’idea di dire «io mi determino da solo, scelgo io chi essere». Ma questo, in ultima analisi, significa eliminare Dio, il creatore, colui che ci assegna un bagaglio di talenti, delle caratteristiche. La lotta contro la figura del padre in atto oggi, a ben vedere, è la lotta al Padre celeste. Quanto all’istinto nella donna, non lo si può negare. È un istinto potentissimo, quasi animale!

Lei mette il matrimonio in netta contrapposizione con la convivenza, concezione moderna dello “stare insieme”. Tenendo presente che quando parliamo di matrimonio intendiamo quello religioso, che differenza c’è tra questi due modelli di vita in comune?
Prima di tutto, il matrimonio è un sacramento, che trasfigura la realtà, la arricchisce della potenza e della Grazia rigenerante di Dio: nel matrimonio non sono più due persone che cercano di andare d'accordo, ma è Dio che con la sua onnipotenza ne fa una carne sola. Poi, se passiamo a un punto di vista psicologico, decidersi per il matrimonio significa non lasciarsi vincere dalla logica del «vediamo fino a quando si sta bene insieme», ma dire: «Io e te dobbiamo stare insieme per sempre, quindi vediamo di fare in modo che le cose vadano bene». In certi momenti potrà anche essere faticoso, ma avere superato l’ostacolo, la stanchezza, la noia, renderà marito e moglie ancora più profondamente uniti e davvero felici, perché l’amore eterno è quello che desidera ogni cuore umano.

Lavoro e maternità sono due condizioni conciliabili o contrastanti? In particolare, lei come riesce a essere moglie, madre e avere un lavoro così impegnativo come quello della giornalista?
Io credo sinceramente che le due condizioni siano contrastanti: è davvero disumano fare la mamma e anche lavorare, almeno fino che i bambini sono piccoli. Purtroppo, però, in molti casi non c’è possibilità di scegliere. Però deve essere chiaro che quella che le donne sbandierano come una conquista, in realtà, a volte finisce per essere una condanna. Nel mio caso, io ci riesco facendo tanta fatica, tollerando l’imperfezione su tutti i fronti e avendo deciso in modo ferreo che non farò carriera. Mi limito a fare il mio dovere al lavoro, e credo di farlo bene e con onestà, ma senza quell’intraprendenza e dedizione spasmodica che servirebbero per emergere. Pazienza, non si può avere tutto. Per me, la famiglia è al primissimo posto.

Molti giovani potrebbero chiederle cosa trova di speciale nello spendere tutta la vita accanto ad un solo uomo, senza voglia di cambiare, di sentirsi realizzata al di fuori della famiglia e dalle mura di casa…
A parte che io, per necessità, lavoro anche fuori di casa. Anzi, di lavori ne ho due, perché scrivo anche. Ma è chiaro che la mia realizzazione più vera e profonda la trovo in casa, con i bambini e mio marito. Cosa rispondere a chi pone queste domande? Non so, io penso che siamo talmente imbevuti di mentalità “del mondo” da voler negare anche l'evidenza, cioè che tutte noi donne desideriamo un solo uomo per sempre. Chi mai si mette con un fidanzato, anche solo per una settimana, pensando che finirà? Tutti, uomini e donne, vogliamo la storia capace di superare anche la morte. Il problema è che, imbevuti come siamo di idee strampalate sull’amore (farfalle nello stomaco, emozioni, brividi lungo la schiena), al primo problema mettiamo il freno a mano invece che lavorare con impegno e dedizione perché le cose funzionino.


Susanna Tamaro, Siamo in mille, ma siamo sole

Appartengo alla generazione che ha combattuto, negli anni della prima giovinezza, la battaglia per la libertà sessuale e per la legalizzazione dell’aborto [vedi Aborto]. Quella generazione che organizzava voli collettivi a Londra per accompagnare ad abortire donne in uno stato così avanzato di gravidanza da sfiorare il parto prematuro.

È difficile, per chi non li ha vissuti, capire l’eccitazione, l’esaltazione, la frenesia di quegli anni. La sensazione era quella di trovarsi sulla prua di una nave e guardare un orizzonte nuovo, aperto, illuminato dal sole di un progresso foriero di ogni felicità. Alle spalle avevamo l’oscurità, i tempi bui della repressione, della donna oggetto manipolata dai maschi e dai loro desideri, oppressa dal potere della Chiesa che, secondo gli slogan dell’epoca, vedeva in lei soltanto un docile strumento di riproduzione. Erano gli anni Settanta.

Sono più felici, mi chiedo, sono più libere le ragazze di adesso rispetto a quarant’anni fa? Non mi pare. Le grandi battaglie per la liberazione femminile sembrano purtroppo aver portato le donne a essere soltanto oggetti in modo diverso. Non occorre essere sociologi né fini pensatori per accorgersi che ai giorni nostri tutti i messaggi rivolti alle bambine si concentrano esclusivamente sul loro corpo, sul modo di offrirsi agli altri. Si vedono bambine di cinque anni vestite come dive del cinema e già a otto anni le ragazzine vivono in uno stato di semi anoressia, terrorizzate di mangiare qualsiasi cosa in grado di attentare alla loro linea. Bisogna essere magre, coscienti che la cosa che abbiamo da offrire, quella che ci renderà felici o infelici, è solo il nostro corpo. Il fiorire della chirurgia plastica non è che una tristissima conferma di questa realtà. Pare che molte ragazze, per i loro diciotto anni, chiedano dei ritocchi estetici in regalo. Un seno un po’ più voluminoso, un naso meno prominente, labbra più sensuali, orecchie meno a vela. Il risultato di questa chirurgia di massa è già sotto ai nostri occhi: siamo circondate da Barbie perfette, tutte uguali, tutte felicemente soddisfatte di questa uguaglianza, tutte apparentemente disponibili ai desideri maschili. Sembra che nessuno abbia mai detto a queste adolescenti che la cosa più importante non è visibile agli occhi e che l’amore non nasce dalle misure del corpo ma da qualcosa di inesprimibile che appartiene soprattutto allo sguardo.

Siamo passati così dalla falsa immagine della donna come angelo del focolare, che si realizza soltanto nella maternità, alla mistica della promiscuità, che spinge le ragazze a credere che la seduzione e l’offerta del proprio corpo siano l’unica via per la realizzazione. Più fai sesso, più sei in gamba, più sei ammirata dal gruppo. Nella latitanza della famiglia e della scuola, la realtà educativa è dominata dai media e i media hanno una sola legge. Omologare. Ma questo lato apparentemente così comprensibile, così frivolo — voler essere carine o anche voler mitigare i segni del tempo — che cosa nasconde? Il corpo è l’espressione della nostra unicità ed è la storia delle generazioni che ci hanno preceduti. Quel naso così importante, quei denti storti vengono da un bisnonno, da una trisavola, persone che avevano un’origine, una storia e che, con la loro origine e la loro storia, hanno contribuito a costruire la nostra. Rendere anonimo il volto vuol dire cancellare l’idea che l’essere umano è una creatura che si esprime nel tempo e che il senso della vita è essere consapevoli di questo. La persona è l’unicità del volto. L’omologazione imposta dalla società consumista (e purtroppo sempre più volgarmente maschilista) ha cancellato il patto tra le generazioni, quel legame che da sempre ha permesso alla società umana di definirsi tale. Noi siamo la somma di tutti i nostri antenati ma siamo, al tempo stesso, qualcosa di straordinariamente nuovo e irripetibile. Cancellare il volto vuol dire cancellare la memoria, e cancellare la memoria, vuol dire cancellare la complessità dell’essere umano. Consumare i corpi, umiliare la forza creativa della vita per superficialità e inesperienza, vuol dire essere estranei dall’idea dell’esistenza come percorso, vuol dire vivere in un eterno presente, costantemente intrattenuti, in balia dei propri capricci e degli altrui desideri. Senza il senso del tempo non abbiamo né passato né futuro, l’unico orizzonte che si pone davanti ai nostri occhi è quello di una specchio in cui ci riflettiamo infinite volte, come nei labirinti dei luna park. Procediamo senza senso da una parte, dall’altra, vedendo sempre e soltanto noi stessi, più magri, più grassi, più alti, più bassi. All’inizio quel girare in tondo ci fa ridere, poi col tempo, nasce l’angoscia. Dove sarà l’uscita, a chi chiedere aiuto? Battiamo su uno specchio e nessuno ci risponde. Siamo in mille, ma siamo sole.

GlossarioBiografie

Diritti civili

Diritti di cui godono tutti i cittadini di uno Stato in quanto tali. Sono i diritti riconosciuti dall’ordinamento giuridico come fondamentali, inviolabili e irrinunciabili, dunque non suscettibili di limitazione da parte dello Stato.


Illuminismo

Movimento politico, culturale, sociale e filosofico sviluppatosi in Europa nel XVIII secolo. Il termine indica genericamente ogni forma di pensiero che voglia "illuminare" la mente degli uomini, ottenebrata dall’ignoranza e dalla superstizione.


Sociologia

Scienza sociale che studia i fenomeni della società umana, indagando i loro effetti e le loro cause, in rapporto con l'individuo e il gruppo sociale.


Talmud

Uno dei testi sacri dell’ebraismo: è una raccolta di discussioni avvenute tra i sapienti e i maestri sul significato e l’attuazione dei passi della Torah scritta.


Badinter

Badinter, Elisabeth

Elisabeth Badinter (1944) è una scrittrice e sociologa francese, autrice di numerose opere in cui difende e sviluppa idee caratteristiche del movimento femminista.

Barissever, Rivka

Rivka Barissever  vive a Roma e ha studiato a lungo la famiglia nella cultura e nella religione ebraica.

de Beauvoir

de Beauvoir, Simone

Simone de Beauvoir (1908-1986) è stata una scrittrice, filosofa e militante femminista francese.

de Gouges

de Gouges, Olympe

Olympe de Gouges (1748-1793) è stata una drammaturga francese vissuta durante la Rivoluzione francese, e celebre per la risonanza dei suoi scritti dedicati alla condizione della donna. Fu ghigliottinata dal regime giacobino per essersi opposta alla condanna a morte di Luigi XVI.

D’Avila

D’Avila, Teresa

Teresa D’Avila (1515-1582) è stata una religiosa e mistica spagnola. Grazie alla sua attività di scrittrice e di organizzatrice della vita monastica, divenne una delle principali figure della Riforma Cattolica.

Francesco

Francesco

Francesco, al secolo Jorge Mario Bergoglio, è nato a Buenos Aires, in Argentina, nel 1936. Dal 13 marzo 2013 è il 266° papa della Chiesa cattolica: è il primo pontefice proveniente dal continente americano, nonché il primo ad appartenere alla Compagnia di Gesù.

Frogh

Frogh, Wazhma

Wazhma Frogh (1980) è un’attivista e scrittrice afghana, impegnata da anni nella difesa e nella promozione dei diritti delle donne in Afghanistan.

Miriano

Miriano, Costanza

Costanza Miriano (1970) è una giornalista e scrittrice: sostiene con convinzione la visione cristiana del matrimonio, a cui ha dedicato diverse opere di successo.

Ramadan

Ramadan, Tariq

Tariq Ramadan è docente universitario a Oxford, scrittore e giornalista svizzero. Ramadan sostiene la necessità di interpretare correttamente i testi e la natura eterogenea dell'Islam.

Tamaro

Tamaro, Susanna

Susanna Tamaro (1957) è una scrittrice italiana celebre in tutto il mondo: oggi promuove anche attività di volontariato e progetti di solidarietà attraverso la Fondazione Tamaro, istituita nel 2000.

Tulku

Tulku, Paljin

Paljin Tulku (1941) è un monaco buddista italiano: si occupa a tempo pieno della diffusione del buddismo tibetano. Convinto sostenitore del dialogo interreligioso, è tra i fondatori del Forum delle religioni di Milano.

Witt-Brattström

Witt-Brattström, Ebba

Ebba Witt-Brattström (1953) è docente di Letteratura comparata presso l'Università di Stoccolma, e da sempre è impegnata a fianco dei movimenti femministi.

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Glossario Biografie

Diritti civili

Diritti di cui godono tutti i cittadini di uno Stato in quanto tali. Sono i diritti riconosciuti dall’ordinamento giuridico come fondamentali, inviolabili e irrinunciabili, dunque non suscettibili di limitazione da parte dello Stato.

Illuminismo

Movimento politico, culturale, sociale e filosofico sviluppatosi in Europa nel XVIII secolo. Il termine indica genericamente ogni forma di pensiero che voglia "illuminare" la mente degli uomini, ottenebrata dall’ignoranza e dalla superstizione.

Sociologia

Scienza sociale che studia i fenomeni della società umana, indagando i loro effetti e le loro cause, in rapporto con l'individuo e il gruppo sociale.

Talmud

Uno dei testi sacri dell’ebraismo: è una raccolta di discussioni avvenute tra i sapienti e i maestri sul significato e l’attuazione dei passi della Torah scritta.

Badinter

Elisabeth Badinter

Elisabeth Badinter (1944) è una scrittrice e sociologa francese, autrice di numerose opere in cui difende e sviluppa idee caratteristiche del movimento femminista.

Rivka Barissever

Rivka Barissever  vive a Roma e ha studiato a lungo la famiglia nella cultura e nella religione ebraica.

de Beauvoir

Simone de Beauvoir

Simone de Beauvoir (1908-1986) è stata una scrittrice, filosofa e militante femminista francese.

de Gouges

Olympe de Gouges

Olympe de Gouges (1748-1793) è stata una drammaturga francese vissuta durante la Rivoluzione francese, e celebre per la risonanza dei suoi scritti dedicati alla condizione della donna. Fu ghigliottinata dal regime giacobino per essersi opposta alla condanna a morte di Luigi XVI.

D’Avila

Teresa D’Avila

Teresa D’Avila (1515-1582) è stata una religiosa e mistica spagnola. Grazie alla sua attività di scrittrice e di organizzatrice della vita monastica, divenne una delle principali figure della Riforma Cattolica.

Francesco

Francesco

Francesco, al secolo Jorge Mario Bergoglio, è nato a Buenos Aires, in Argentina, nel 1936. Dal 13 marzo 2013 è il 266° papa della Chiesa cattolica: è il primo pontefice proveniente dal continente americano, nonché il primo ad appartenere alla Compagnia di Gesù.

Frogh

Wazhma Frogh

Wazhma Frogh (1980) è un’attivista e scrittrice afghana, impegnata da anni nella difesa e nella promozione dei diritti delle donne in Afghanistan.

Miriano

Costanza Miriano

Costanza Miriano (1970) è una giornalista e scrittrice: sostiene con convinzione la visione cristiana del matrimonio, a cui ha dedicato diverse opere di successo.

Ramadan

Tariq Ramadan

Tariq Ramadan è docente universitario a Oxford, scrittore e giornalista svizzero. Ramadan sostiene la necessità di interpretare correttamente i testi e la natura eterogenea dell'Islam.

Tamaro

Susanna Tamaro

Susanna Tamaro (1957) è una scrittrice italiana celebre in tutto il mondo: oggi promuove anche attività di volontariato e progetti di solidarietà attraverso la Fondazione Tamaro, istituita nel 2000.

Tulku

Paljin Tulku

Paljin Tulku (1941) è un monaco buddista italiano: si occupa a tempo pieno della diffusione del buddismo tibetano. Convinto sostenitore del dialogo interreligioso, è tra i fondatori del Forum delle religioni di Milano.

Witt-Brattström

Ebba Witt-Brattström

Ebba Witt-Brattström (1953) è docente di Letteratura comparata presso l'Università di Stoccolma, e da sempre è impegnata a fianco dei movimenti femministi.

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