ANALISI

Il titolo originale

Una delle prime osservazioni da fare è che il titolo originale del film non è Le crociate, bensì Kingdom of Heaven, cioè «Regno dei Cieli». Il film infatti non racconta l’intera storia delle crociate, ma riguarda soltanto alcuni eventi accaduti prima della terza crociata, che si svolse tra il 1189 e il 1192. Tra i fatti storici messi in scena dal film ci sono la battaglia di Hattin (1187) e la conquista di Gerusalemme da parte del sultano Salah al-Din (1187). Questi avvenimenti indussero gli Europei a organizzare la terza crociata verso la Terrasanta. Il titolo «Regno dei Cieli», inoltre, fa riferimento a Gerusalemme, che è considerata città santa da tre religioni (ebrea, cristiana, musulmana), e sottolinea la volontà di pace e di rispetto reciproco che si era temporaneamente affermata tra cristiani e musulmani.



Un grande film avventuroso

Le crociate è il tipico film realizzato nella grande industria cinematografica che ha sede a Hollywood, negli Stati Uniti. Per portarlo a termine sono stati spesi 150 milioni di dollari e sono state coinvolte migliaia di persone tra attori, tecnici e comparse. Soltanto i costumi di scena raggiungono il numero di 12.000. La città di Gerusalemme è stata parzialmente ricostruita in Marocco, mentre altre riprese sono state effettuate in Spagna. Il film ha avuto un grande successo e ha guadagnato molto di più dei capitali investiti per la sua realizzazione. Si capisce dunque come il principale obiettivo del regista sia stato quello di fare un film emozionante e piacevole, in modo da accontentare un pubblico numeroso. Per ottenere questo risultato, ha dovuto cambiare o inventare una serie di avvenimenti, introducendo nella vicenda diversi elementi avventurosi che non corrispondono alla realtà storica. Per esempio, la storia d’amore tra Baliano di Ibelin e l’affascinante principessa Sibilla non è mai avvenuta.



L’affresco storico

Il modo migliore per apprezzare Le crociate non è verificare se ogni evento narrato è davvero accaduto. È meglio guardare all’opera nel suo insieme, cercando di cogliere il grande affresco storico che essa rappresenta. Da questo punto di vista risulta particolarmente efficace il modo in cui viene raffigurata la Gerusalemme del XII secolo: una città con millenni di storia alle spalle, nella quale si possono riconoscere diversi stili architettonici, dalle rovine romane agli edifici in stile gotico costruiti da poco. Una città abitata da popoli diversi (europei, ebrei, asiatici) che hanno trovato il modo di convivere, almeno per un certo periodo, esercitando tra loro una reciproca influenza: vediamo perciò crociati che si alimentano di cibi orientali, medici arabi che assistono pazienti europei e così via. Di ottima qualità sono anche le scene di guerra, realizzate con un enorme impiego di scenografie e di effetti speciali, e con un approfondito studio delle tecniche militari di allora. Il risultato è un grandioso sguardo d’insieme che soltanto il cinema, nonostante le numerose inesattezze storiche, può rendere possibile.



Invito alla tolleranza

Il regista Ridley Scott ha dichiarato più volte che Le crociate contiene un messaggio di tolleranza. Nella prima parte del film, infatti, cristiani e musulmani convivono pacificamente, ed è soltanto per colpa di alcuni fanatici che si scatena una nuova guerra. Il re Baldovino e il sultano Salah al-Din, che governano rispettivamente la popolazione cristiana e musulmana, sembrano coltivare ideali di pace e considerare la violenza come l’ultima strada da intraprendere per risolvere le controversie tra i popoli. Chi invece vuole la guerra sono coloro che agiscono per motivi ideologici o religiosi, o per pura avidità personale: tra questi, l’ambizioso Guido di Lusignano, il violento Rinaldo di Châtillon, i cavalieri templari, il patriarca di Gerusalemme, ma anche le autorità religiose tra le file dei musulmani. Il regista, insomma, attraverso il film sembra volerci dimostrare che l’egoismo, il fanatismo, l’ipocrisia, il razzismo sono i maggiori ostacoli al raggiungimento di una pace duratura tra gli uomini.



Un film sul presente

Tra le critiche rivolte al film c’è proprio quella di non parlare del passato ma del presente. In altre parole, c’è chi ritiene che il regista, raccontando le spedizioni dei crociati in Terrasanta, abbia voluto lanciare pesanti accuse contro la politica delle nazioni occidentali dopo l’11 settembre 2001 quando un gruppo di fondamentalisti islamici attuò un clamoroso attentato contro le Torri gemelle di New York, causando migliaia di vittime. Da allora gli Stati Uniti e i loro alleati intrapresero una lotta contro il terrorismo che portò all’occupazione militare dell’Irak e dell’Afghanistan, Paesi nei quali si riteneva fossero collocate le basi del terrorismo. I metodi di questa lotta, promossa in primo luogo dal presidente americano George W. Bush, furono contestati da larga parte dell’opinione pubblica mondiale; a suscitare dubbi e proteste furono anche i toni usati dai sostenitori delle spedizioni militari: il presidente Bush parlò di «scontro di civiltà», identificando i Paesi occidentali con il «bene» e i Paesi a maggioranza islamica come il «male» da combattere. Ebbene, con questo film il regista Ridley Scott sembra sostenere la tesi che ci sia una somiglianza tra gli atteggiamenti avuti dall’Occidente verso il mondo musulmano negli anni Duemila, e le spedizioni verso la Terrasanta che si svolsero nel Medioevo.



L’opinione dello storico Franco Cardini

Poco dopo l’uscita nei cinema, Franco Cardini, uno dei maggiori studiosi delle crociate, espresse un parere molto negativo sul film. In un articolo comparso sul quotidiano «Avvenire» il 21 aprile 2005, lo storico giudicò Le crociate ben riuscito dal punto di vista dell’avventura, ma del tutto inadeguato come film storico. Secondo Cardini le crociate e la guerra al terrorismo degli anni Duemila sono due fenomeni che non si possono in alcun modo paragonare. Nello stesso articolo, inoltre, Cardini sottolineava come la parola «crociata», pronunciata molte volte nel corso del film, non poteva essere usata a quei tempi, dato che sarebbe entrata nel linguaggio comune solo nel XV secolo.