Paolo Veronese (1528-1588),
Gesù e il centurione di Cafarnao, 1580, olio su tela,
Vienna, Kunsthistorisches Museum.
LA GUARIGIONE DEL SERVO DEL CENTURIONE - Luca e Matteo collocano questo episodio dopo il Discorso della montagna. A Cafarnao si trova di guarnigione un centurione romano, molto affezionato a uno dei suoi schiavi. Quest’ultimo, già gravemente ammalato, è ormai in punto di morte e il centurione, secondo Matteo, si rivolge a Gesù implorandolo: «Signore, io non sono degno che tu venga sotto il mio tetto; ma soltanto di’ una parola e il mio servo sarà guarito» (Matteo 8,8). Ammirato dalla fede del centurione, Gesù gli dice: «Va’, sia fatto come tu hai creduto!», e in quell’istante il servo guarisce. Secondo Luca, invece, il centurione non osa rivolgersi direttamente a Gesù, ma gli invia un’ambasciata composta da autorevoli giudei del paese, i quali lo raccomandano vivamente al Messia: «Colui che ci manda, merita il tuo aiuto. Egli ama la nostra nazione ed è stato lui a costruirci la sinagoga» (Luca, 7, 15). Sia in Luca sia in Matteo, la fede del centurione si esprime in base a una logica, per così dire, squisitamente militaresca: «Ho sotto di me alcuni soldati. E dico ad uno: “Va” ed egli va; ed ad un altro: “Vieni” ed egli viene». È quello che gli antichi romani chiamavano «imperium», perciò, secondo il centurione, è sufficiente che Gesù impartisca un ordine d’«imperium», perché le forze della natura gli ubbidiscano e liberino lo schiavo ammalato dalla morte incombente. Si tratta, certo, di un centurione assai particolare, che si preoccupa della salute degli schiavi, costruisce la sinagoga ai giudei e, benché pagano e per di più romano, quindi un esponente del potere dominante, ha una fede incrollabile in Gesù, il quale, infatti, fa notare ai discepoli: «Presso nessuno in Israele ho trovato tanta fede» (Matteo 8,10).