Il profeta Geremia

La figura del profeta

Un volto

Il putto
Il personaggio
Geremia (in ebraico
Yirmeyahu,"esaltazione di Yahweh"), nato intorno alla metà del VII secolo a.C. ad Anatot, presso Gerusalemme, era di stirpe sacerdotale. È il profeta di cui abbiamo più notizie biografiche, tratte dalla sua stessa opera. Nel suo libro – composto di 52 capitoli, in parte scritti da lui, in parte dal discepolo Baruc e ulteriormente ampliati dalla tradizione successiva – spiccano almeno due temi fondamentali:
1. le cosiddette "confessioni", di carattere marcatamente introspettivo e autobiografico;
2. la critica severa della corruzione del clero e dei capi della nazione ebraica: ancora oggi, nel linguaggio comune si definiscono "geremiadi" i discorsi che esprimono lamentazioni.
Nella vita di Geremia si distinguono quattro periodi, caratterizzati da tre sventure di Israele:
1. la sconfitta e la morte del re Giosia a Megiddo nel 609;
2. la prima conquista di Gerusalemme da parte di Nabucodonosor nel 598;
3. la conquista e distruzione della città del 587.
Dopo questa data il Profeta rimase in patria, ma fu poi costretto a fuggire in Egitto. Qui continuò la sua opera, ma non abbiamo notizie sicure sulla sua morte.
La vocazione profetica di Geremia avvenne nel 627. In quel periodo il re Giosia, approfittando delle difficoltà in cui versava l’Assiria, mirava a ricostituire uno stato ebraico unitario. Anche per Geremia, nonostante la divisione fra nord e sud, Israele costituiva un’unità: tuttavia era scettico sia nei confronti di Giosia (che aveva come obiettivo il potere), sia sulla sincera disponibilità di Giuda. Da questo contrasto scaturisce una certa incertezza intellettuale che caratterizzò sempre la sua opera.
Geremia, di carattere timido e mite, fu chiamato da Dio ad andare controcorrente per essergli fedele. Il destino di Geremia, infatti, fu di non essere ascoltato. Subì attacchi e complotti, processi e condanne, carcere e fustigazione.
C'era un aspetto della natura umana che lo preoccupava al punto di fargli sentire l’assurdità della sua missione di profeta: predicava agli ebrei che, se si fossero pentiti, si sarebbero salvati. ma in fondo riteneva questo cambiamento impossibile per l’uomo.
Il suo scetticismo era così radicale che nella più celebre delle "confessioni" giunse addirittura a maledire il giorno della propria nascita: «Maledetto il giorno in cui nacqui; / il giorno in cui mia madre mi diede alla luce / non sia mai benedetto. / Maledetto l’uomo che portò la notizia / a mio padre, dicendo: / “Ti è nato un figlio maschio”, colmandolo di gioia. […] perché non mi fece morire nel grembo materno; / mia madre sarebbe stata la mia tomba / e il suo grembo gravido per sempre. / Perché mai sono uscito dal seno materno / per vedere tormenti e dolore / e per finire i miei giorni nella vergogna?» (20, 14-18). In un altro passaggio parla della vocazione come di una seduzione che gli è costata cara: «Mi hai sedotto, Signore e io mi sono lasciato sedurre; / mi hai fatto forza e hai prevalso. / Sono diventato oggetto di scherno ogni giorno; / ognuno si fa beffe di me. / Quando parlo, devo gridare, / devo proclamare: “Violenza! Oppressione!”. / Così la parola del Signore è diventata per me / motivo di obbrobrio e di scherno ogni giorno. / Mi dicevo: “Non penserò più a lui, / non parlerò più in suo nome!”. / Ma nel mio cuore c’era come un fuoco ardente, / chiuso nelle mie ossa; / mi sforzavo di contenerlo, / ma non potevo» (20, 7-9).
La parola del profeta
Mi fu rivolta la parola del Signore:
«Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo,
prima che tu uscissi alla luce, ti avevo consacrato;
ti ho stabilito profeta delle nazioni».
Risposi: «Ahimè, Signore Dio, ecco, io non so parlare,
perché sono giovane».
Ma il Signore mi disse: «Non dire: Sono giovane,
ma va’ da coloro a cui ti manderò
e annunzia ciò che io ti ordinerò.
Non temerli.
perché io sono con te per proteggerti».
Oracolo del Signore.
Il Signore stese la mano, mi toccò la bocca
e il Signore mi disse:
«Ecco, ti metto le mie parole sulla bocca.
Ecco, oggi ti costituisco
sopra i popoli e sopra i regni
per sradicare e demolire,
per distruggere e abbattere,
per edificare e piantare».
[…]
Ed ecco, oggi io faccio di te
come una fortezza,
come un muro di bronzo
contro tutto il paese,
contro i re di Giuda e i suoi capi,
contro i suoi sacerdoti e il popolo del paese.
Ti muoveranno guerra ma non ti vinceranno
perché io sono con te per salvarti».
Oracolo del Signore.
Geremia 1, 4-10; 18-19