Il profeta Giona
In quest’immagine si coglie molto bene la posizione “strategica” del profeta Giona, che unisce alla spettacolarità monumentale un complesso gioco di rimandi religiosi con gli affreschi che gli stanno accanto.
Giona e la sua storia – si notino il pesce e la pianticella di ricino, che alludono all’intera vicenda – diventano momento centrale e sintesi dei due episodi che Michelangelo affianca nei pennacchi: la Punizione di Amàn (a sinistra) e il Serpente di bronzo (a destra).
Giona, il profeta “ribelle”, diventa addirittura simbolo della morte e resurrezione di Gesù.
Questo bizzarro capovolgimento è ribadito – appunto – dai due affreschi laterali:
1) Amàn muore colpevole su uno strumento di supplizio – la croce – simbolo di sacrificio e redenzione.
2) Il serpente – che tentò Eva nell’Eden – issato sull’asta diventa simbolo di vita.
In entrambi i pennacchi sono visibili rimandi a Gesù Cristo e alla sua croce, che ribaltano il peccato e diventano elemento di salvezza per l’umanità.
Ma notiamo anche che Giona, con il volto verso l’alto, si rivolge direttamente al Creatore, raffigurato nell’atto di separare la luce dalle tenebre. Se da una parte le sue vesti appaiono più umili di quelle degli altri profeti e non reca in mano né volumi né rotoli, dall'altra Giona è l’unico tra i veggenti ad alzare lo sguardo direttamente verso Dio.
Il gioco di rimandi religiosi è puntualmente ribadito sul piano stilistico. Come la figura di Giona appare ritorta all’indietro e lungo un asse obliquo, così i pennacchi ai lati del Profeta sono caratterizzati da scorci accentuati: il groviglio degli israeliti nel Serpente di bronzo e la figura di Amàn crocifisso.
L’ossessiva insistenza sugli scorci negli affreschi della parete di fondo – infine – è in rapporto con l’intero complesso delle immagini che si svolgono lungo l’asse centrale della Cappella.
La dinamica figura di Giona – collocata in posizione dominante proprio sopra l’altare – accostata ai due pennacchi laterali, attraeva prepotentemente l’attenzione di quelli che entravano nella Cappella Sistina dalla Sala Regia.