Il profeta Zaccaria

Il volto del profeta

I fanciulli
Il personaggio
Zaccaria (in ebraico
Zekaryah "Yahweh ricorda"), nato a Galaad e appartenente alla tribù di Levi, visse a Gerusalemme intorno al 500 a.C.
In vecchiaia tornò in Palestina, morì in tardissima età e fu probabilmente sepolto accanto alla tomba del profeta Aggeo, insieme al quale aveva iniziato la sua predicazione.
Il Libro di Zaccaria si compone di 14 capitoli. I primi otto sono attribuiti al Profeta, mentre gli altri sei sono di autori diversi, la cui collocazione storica è molto discussa dagli studiosi. Le datazioni variano da un tempo addirittura anteriore allo stesso Zaccaria fino al periodo ellenistico, ma l’ipotesi più probabile è che siano stati redatti all’incirca nello stesso periodo in cui visse il Profeta.
Nei capitoli sicuramente attribuibili a Zaccaria, è evidente l'intento di consolare i reduci dall’esilio babilonese: tra la gente d’Israele, infatti, regna una profonda crisi di sfiducia. Benché il Tempio di Gerusalemme, dimora di Dio in mezzo al suo popolo e simbolo massimo dell’unità ebraica, sia stato con fatica ricostruito, mancano i segni della benevolenza del Signore, che sembra indifferente alle tribolazioni del suo popolo. Ecco allora che Zaccaria, forte della certezza che Dio allontanerà da Israele ogni peccato, incoraggia ed esorta la sua gente ad attendere con fiducia la venuta del Messia. Il suo libro si conclude con la descrizione della felicità dell’epoca messianica.
L’elemento di maggiore originalità dell’opera del profeta Zaccaria consiste nel fatto che egli non considera la condizione di sudditanza in cui versa Israele – e quindi l’assenza di una significativa e autonoma forza militare – motivo di debolezza. La forza d’Israele – ammonisce Zaccaria – si fonda sullo spirito di Dio e non sulle armi (4, 6-7). Zaccaria, dunque, mette soprattutto in evidenza la santità e la spiritualità che, nel rinato Israele, dovranno accompagnare l’opera di ricostruzione materiale. I frutti della benevolenza e dell’onnipotenza di Dio raggiungeranno il loro culmine con l’avvento del regno del Messia.
Per quanto riguarda lo stile e il modo con cui espone il proprio pensiero, l’opera di Zaccaria presenta una forte carica innovativa.
La visione – che già si era affermata con Ezechiele – diventa con Zaccaria il modo più comune, diretto ed efficace per esporre le verità professate dall’autore.
La futura liberazione d’Israele dal peccato, per esempio, viene mostrata attraverso due visioni successive: nella prima, su un rotolo che vola sulla terra sono scritte le maledizioni divine che spazzeranno da Israele ladri e spergiuri (5, 1-4); nella seconda, una donna, simbolo di empietà, viene allontanata da Israele rinchiusa in un grande recipiente (5, 5-11).
Il vangelo di Matteo cita quasi testualmente la profezia di Zaccaria a proposito dell’ingresso trionfale di Gesù in Gerusalemme – la Domenica delle Palme – a cavallo di un’asina. È importante notare che Zaccaria attribuisce al Messia un carattere regale («il tuo re viene a te»), ma al tempo stesso mite e pacifico, simboleggiato dall’umile cavalcatura («seduto su un’asina»).
Quando furono vicini a Gerusalemme e giunsero presso Bètfage, verso il monte degli Ulivi, Gesù mandò due dei suoi discepoli dicendo loro: «Andate nel villaggio che vi sta di fronte: subito troverete un’asina legata e con essa un puledro. Scioglieteli e conduceteli a me. Se qualcuno poi vi dirà qualche cosa, risponderete: "Il Signore ne ha bisogno, ma li rimanderà subito"». Ora questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato annunziato dal profeta:
Dite alla figlia di Sion:
"Ecco, il tuo re viene a te
mite, seduto su un’asina,
con un puledro figlio di bestia da soma."
I discepoli andarono e fecero quello che aveva ordinato loro Gesù: condussero l’asina e il puledro, misero su di essi i mantelli ed egli vi si pose a sedere.
(Matteo 21, 1-7)
La parola del profeta
Esulta grandemente figlia di Sion,
giubila, figlia di Gerusalemme!
Ecco, a te viene il tuo re.
Egli è giusto e vittorioso,
umile, cavalca un asino,
un puledro figlio d’asina.
Farà sparire i carri da Èfraim
e i cavalli da Gerusalemme,
l’arco di guerra sarà spezzato,
annunzierà la pace alle genti,
il suo dominio sarà da mare a mare
e dal fiume ai confini della terra.
Quanto a te, per il sangue dell’alleanza con te,
estrarrò i tuoi prigionieri dal pozzo senz’acqua.
Ritornate alla cittadella, prigionieri della speranza!
Ve lo annunzio fino da oggi:
vi ripagherò due volte.
Tendo Giuda come mio arco.
Èfraim come un arco teso;
ecciterò i tuoi figli. Sion, contro i tuoi figli. Grecia,
ti farò come spada di un eroe.
Allora il Signore comparirà contro di loro,
come fulmine guizzeranno le sue frecce;
il Signore darà fiato alla tromba
e marcerà fra i turbini del mezzogiorno.
Il Signore degli eserciti li proteggerà:
divoreranno e calpesteranno le pietre della fionda,
berranno il loro sangue come vino,
ne saranno pieni come bacini, come i corni dell’altare.
Il Signore loro Dio
in quel giorno salverà come un gregge il suo popolo,
come gemme di un diadema
brilleranno sulla sua terra.
Zaccaria 9, 9-16