Cristo buon pastore (particolare), secondo quarto del V secolo, mosaico,
Ravenna, mausoleo di Galla Placidia.
IL «BUON PASTORE» E LA «PORTA» DEL GREGGE - Quello del pastore è un classico tema biblico, che nell’Antico Testamento va dalle intonazioni tragiche di Zaccaria (11,4-17) al sollecito Dio-Pastore di Ezechiele: «Dice il Signore Dio: Ecco, io stesso cercherò le mie pecore e ne avrò cura. Come un pastore passa in rassegna il suo gregge quando si trova in mezzo alle sue pecore che erano state disperse, così io passerò in rassegna le mie pecore e le radunerò da tutti i luoghi dove erano disperse nei giorni nuvolosi e di caligine» (Ezechiele 34,11-12). La figura è ripresa anche nel Salmo 22, il celebre inno al consolatorio Dio-Pastore: «Il Signore è il mio pastore: / non manco di nulla; / su pascoli erbosi mi fa riposare / ad acque tranquille mi conduce. / Mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino, / per amore del suo nome». Nel quarto Vangelo, Gesù definisce se stesso un «buon pastore» che «chiama le sue pecore una per una e le conduce fuori», e le pecore lo seguono, «perché conoscono la sua voce» (Giovanni 10,3-4). Il brano ha una collocazione particolarmente significativa, segue cioè la miracolosa guarigione del cieco nato, a proposito della quale i farisei sviluppano una furiosa polemica, stabilendo che se qualcuno avesse riconosciuto Gesù come il Messia, sarebbe stato escluso dalla sinagoga. L’intransigenza dogmatica e l’autoritarismo fariseo si ricollegano a un secondo motivo suggerito da Gesù nel contesto tematico del «buon pastore», quello della «porta». Solo la «porta», dice Gesù, ci permette di distinguere il «buon pastore» dai sedicenti «capi» che, come i farisei, pretendono di imporre la loro autorità sul gregge: «Chi non entra per la porta nell’ovile delle pecore, ma s’arrampica da un’altra parte, è un ladro e un bandito. Chi invece entra per la porta è pastore delle pecore» (Gv 10,1-2), e conclude: «io sono la porta». Dunque, il «buon pastore» che guida il cammino delle pecore e la «porta» attraverso cui vengono condotte, coincidono in Lui, come in Lui coincidono la «Via», la «Verità» e la «Vita» (Giov anni 14,6), secondo un’affermazione pronunciata dal Messia alla vigilia della Passione. Ma della Passione, e della Resurrezione, Gesù parla anche nel corso della sua spiegazione relativa al «buon pastore». Infatti, paragonando se stesso a un «buon pastore» disposto a dare la propria vita per le pecore, dice apertamente: «Io do la mia vita per riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie, ma io la do da me stesso. Ho il potere di darla e ho il potere di riprenderla» (Gv 10,17-18).