Con sempre maggiore frequenza sentiamo parlare di “scie chimiche”. Qual è la sua posizione in merito: è solo allarmismo oppure possiamo definirle “ecomafia”?
A mio avviso c’è al riguardo tanta disinformazione e, effettivamente, anche inutile allarmismo. Le scie chimiche si formano perché sotto determinate condizioni (quando cioè l’atmosfera ha determinate caratteristiche di temperatura e umidità) i vapori emessi dai motori degli aerei condensano e formano scie che resistono perché in quella precisa porzione di atmosfera l’aria è poco turbolenta (animata insomma da scarsa turbolenza). Ciò non toglie che le scie siano una forma di inquinamento, ma solo e semplicemente perché – come per il traffico urbano – i gas di scarico dei motori contengono sostanze nocive. Ciò che invece contesto è la convinzione che dietro tutto ciò ci sia un complotto su grande scala per modificare il clima o peggio danneggiare la nostra salute: quando si parla di scienza si possono discutere anche le teorie più strampalate, ma bisogna portare risultati ottenuti con metodo scientifico, e non semplici supposizioni basate su personali sensazioni/convinzioni, altrimenti è tutto fuorché scienza.
Come giustifica alcuni studi fatti a riguardo che accertano l’aumento di malattie neurodegenerative (es. Parkinson, Sla e Alzheimer) dipese dalla tossicità delle scie chimiche?
Premetto che non conoscendo tali studi e non essendo un medico non ho intenzione di commentarne l’eventuale attendibilità. Tuttavia ciò non mi stupirebbe: cosi come sono dannosi (ed è accertato che lo siano) i gas di scarico delle automobili, lo sono anche quelli degli aerei, e gli effetti possono essere senz’altro molteplici. Mi pare che in questo caso non ci sia alcun “mistero” da svelare…
Come potremmo definire e giustificare la presenza dei polimeri – meglio conosciuti come filamenti bianchi – che ultimamente vediamo con molta frequenza?
Non è la mia materia (non sono un biologo), ma credo che il fenomeno sia stato efficacemente spiegato come prodotto organico di alcuni specie (fra cui alcuni tipi di ragno). Come mai piovono dal cielo? Per lo stesso motivo per cui a volte piovono dal cielo (e non è un mistero) sementi, rane e addirittura pesci: se le correnti sono sufficientemente intense sollevano dal suolo i corpi più leggeri e li trascinano in alto all’interno della colonna atmosferica. Quella dei polimeri mi ricorda tanto la bufala dei blocchi di ghiaccio: finché i media hanno tenuta accesa la luce sul fenomeno era tutto un piovere di blocchi di ghiaccio, dopodiché – spente le luci della ribalta – sono scomparsi. Semplicemente è sempre capitato, continua a capitare e capiterà sempre: a essere aumentata non è la frequenza con cui il fenomeno si manifesta, ma l’attenzione che noi vi prestiamo. È fenomeno ben noto in scienza, e lo studioso sa come comportarsi, chi invece scienziato non è dà le interpretazioni a lui più convenienti. Porto un esempio, di ambito meteorologico, che spero possa render ancor più chiaro il concetto. Negli Stati Uniti nell’immediato dopoguerra si contavano mediamente 300-400 tornado (violentissime ed enormi trombe d’aria) all’anno. Negli anni 2000 salvo alcune particolari eccezione se ne sono contati circa 1000-1200 all’anno. Insomma un brusco cambiamento climatico capace di quadruplicare il numero annuo di questi violentissimi fenomeni! Tutto vero? Solo in parte! In effetti il surriscaldamento del Pianeta ha favorito una maggior produzione di questi violenti fenomeni, ma molto probabilmente solo della metà. E allora perché ne contiamo 4 volte tanto e non solo 2 volte tanto? Semplicemente perché negli anni ’50 se un tornado si formava nel bel mezzo delle sconfinate pianure americane, non abbatteva case e non veniva visto da nessuno, allora non veniva neanche conteggiato perché nessuno sapeva della sua esistenza. Oggi, invece, una rete di radar copre l’intero suolo americano e individua TUTTI i tornado che si formano, anche quelli che si “nascondono” negli angoli più lontani. Ecco allora che in parte è aumentata effettivamente il numero dei tornado, e in parte è aumentata la nostra “capacità” (o volontà) di vederli. Tutto questo per dire che la scienza impone che non ci si fermi all’apparenza, ma che si indaghi in maniera critica e con metodo scientifico.
Però l’HAARP non è un'evidente dimostrazione di come ci sia volontà di controllo del clima?
Non è mia materia, ma è risaputo che l’HAARP non è progettato per controllare il clima, ma per studiare l’atmosfera. Poi uno può crederci oppure no. Che ci sia volontà di controllare il clima lo sostiene qualcuno ma – non mi stancherò mai di ripeterlo – bisogna portare le prove. Altrimenti io potrei dire – perché no – che il Duomo di Milano è in realtà uno stargate per un’altra dimensione, che tutti ce lo hanno sempre nascosto e che fra 10 anni inghiottiranno l’intera città di Milano e poi (furbescamente) sostenere che è chiaramente così semplicemente perché nessuno è in grado di confutare la mia affermazione (vi invito, se ne siete capaci, a dimostrare senza ombra di dubbio che il Duomo NON è un portale per un’altra dimensione). Dire che l’HAARP è impianto dedicato alla modifica del clima e che sicuramente è così perché è installazione (in parte) militare dedita alla ricerca atmosferica equivale a dire che nell’Area 51 è custodito un alieno: quanti di voi credono che sia realmente così? Ragionando a questo modo si può dire tutto e il contrario di tutto: se vogliamo ragionare in modo serio dobbiamo farlo con metodo scientifico, il che implica una dimostrazione evidente – basata su dati o, se preferite, prove – della teoria proposta.
Fausto Carioti, Le bufale che surriscaldano il cervello
1) Il surriscaldamento
È la prima cosa su cui manca il consenso scientifico anzi, molti scienziati negano l'esistenza del riscaldamento globale e, comunque, che l'uomo abbia influenza in esso. In Italia tra chi sostiene cose simili c'è il climatologo Franco Prodi che da sempre sostiene che le previsioni hanno margini di errore elevatissimi.
2) Gli scienziati “buoni”
Gli scienziati onesti sono quelli che sostengono la teoria del riscaldamento globale. Gli altri, gli scettici, sono quelli che barano. Peccato che finora gli unici scoperti a manipolare i dati sono i primi. Poche settimane fa sono diventate pubbliche le e-mail nelle quali questi ricercatori discutevano su come alterare i dati per fare apparire incontrovertibile il surriscaldamento del Pianeta.
3) L'anidride carbonica uccide
L'anidride carbonica è un gas letale: è la bufala più divertente. Perché senza anidride carbonica che trattiene il calore dei raggi solari la Terra sarebbe una palla di ghiaccio senza vita.
4) È colpa dell'uomo
Altra bufala che va per la maggiore: l'anidride carbonica prodotta dall'uomo. Il quale invece è responsabile di una quota minima, inferiore al 10% delle emissioni. La restante è prodotta dal Pianeta, ad esempio tramite oceani, vulcani. La quantità immessa dall'uomo è meno dell' 1% di quella presente in atmosfera.
5) Mamma Terra
La Terra come un grande essere vivente in perenne equilibrio: è l'ipotesi di “Gaia”. L'uomo minaccerebbe questo meraviglioso super-organismo. Peccato che la storia della Terra è un susseguirsi di temperature che sono scese e salite per cause del tutto naturali e hanno causato una lunga serie di estinzioni di massa. È l'uomo che deve temere la Terra e non viceversa.
6) Le generazioni future
Combattere il riscaldamento globale è la cosa migliore che possiamo fare per le prossime generazioni. Ma se veramente vogliamo investire per gli altri, esistono modi molto più sensati. Quanti vaccini, scuole, condutture di acqua potabile, alimenti si possono portare dove ce n'è bisogno.
7) Chilometro zero
È l'ultima moda delle famiglie eco-consapevoli: comprare il cibo prodotto a due passi da casa. Meno spostamenti, meno emissioni di anidride carbonica. Ma non è così che funziona. Un'inchiesta dell'“Economist” ha dimostrato che il modo più ecologico di fare la spesa è andare nei grandi supermercati. Se poi si mette anche l'energia per produrre i cibi, si scopre che i prodotti provenienti dall'altra parte del mondo possono essere più ecologici di quelli fatti in casa.
8) I biocarburanti
Le soluzioni sono i carburanti derivanti da canna zucchero e mais. Poi però si è scoperto che la richiesta di questi vegetali per farne combustibili spingeva i prezzi tanto in alto da mettere a rischio la sicurezza alimentare dei Paesi poveri. In più con risultati deludenti sul fronte delle emissioni come ha più volte sostenuto la FAO.
9) Il vento e il sole
Le fonti rinnovabili come l' energia solare e l'energia eolica [vedi Energie] sono convenienti e rappresentano il futuro. Sarebbe bello e tutti lo vorremmo. Ma pannelli solari ed eliche si stanno diffondendo solo perché sovvenzionati dallo Stato. In più la loro efficienza è limitata e discontinua. Per soddisfare il 10% del fabbisogno elettrico nazionale occorrerebbero 24.000 pale eoliche alte 50 metri; e per ottenere lo stesso risultato con pannelli fotovoltaici occorrerebbe impegnare un'estensione di 200 chilometri quadrati e spendere 240 miliardi di euro.
Patrick Moore, Dall'ambientalismo alla sostenibilità
Nonostante le sue posizioni particolari, quasi “eretiche” in materia di ambiente, lei non ha mai smesso di definirsi un ambientalista.
Perché lo sono: volevo però abbandonare una concezione dell’ambientalismo come scontro permanente. Oggi la vera sfida si chiama sostenibilità [vedi Sviluppo sostenibile]: ovvero come trovare un equilibrio tra priorità ambientali, sociali ed economiche. 7 miliardi di persone si svegliano ogni mattina con esigenze reali di cibo, energia e beni materiali. La sostenibilità vuole garantire il soddisfacimento di queste esigenze, riducendo nel contempo le conseguenze negative derivanti da agricoltura, industria energetica, mineraria... È questa la strada da battere insieme a governi, università e imprese. Non si può pretendere che i bisogni di 7 miliardi di abitanti cessino di esistere.
Allow Golden Rice Society, l’organizzazione no profit da lei fondata, si batte per diffondere nel mondo il golden rice, una varietà di riso geneticamente modificata. Oggi 250 milioni di bambini soffrono di una deficienza cronica di vitamina A, un nutriente essenziale per la vista e per il sistema immunitario. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, ogni anno muoiono 2 milioni di persone, perlopiù giovani, per malattie legate alla carenza di questa vitamina, e 500 mila bambini diventano ciechi. La mancanza di vitamina A è il principale killer di bambini: più di malaria, AIDSe tubercolosi. Greenpeace è contraria perché, dice, l’uso del riso OGM costringerebbe gli agricoltori a dipendere dalle multinazionali.
È una menzogna. Il progetto golden rice ha fatto un accordo con i proprietari dei brevetti affinché ogni coltivatore che guadagna meno di 10 mila dollari l’anno ottenga una licenza gratuita. Quando il golden rice sarà commercializzato, i contadini saranno liberi di conservare le sementi. Il riso modificato costerà ai consumatori quanto quello convenzionale. Questo è un progetto che ha pochi soldi ma può contare su tanta energia personale. La campagna si finanzia con piccoli ma numerosi contributi individuali. Non riceviamo grossi finanziamenti da imprese. Con mio fratello usiamo anche i fondi della nostra famiglia.
In Italia gli OGM sono un tabù. È vietato produrli sebbene siano regolarmente impiegati nei mangimi di tutte le produzioni, incluse quelle DOP.
Ognuno di noi è “geneticamente modificato”, perché nasce da una combinazione casuale di geni paterni e materni. Tutte le coltivazioni di cibo sono geneticamente modificate e somigliano ben poco alle piante selvagge originali. L’intera storia dell’umanità è stata possibile soltanto grazie alla modificazione genetica. La biotecnologia non è altro che un modo nuovo di combinare i geni per rivolgere la modificazione genetica a nostro vantaggio in termini di produttività, contenuto nutritivo ed efficienza tecnica.
Il cibo biologico e a km zero rischia di diventare una nuova religione in nome del ritorno allo stato di natura. Ma la natura, le domando, oltre che madre, è anche matrigna?
Se la natura è madre lo siamo anche noi, in quanto parte della natura: è sbagliato sostenere che gli esseri umani siano nemici della natura. Il primo insegnamento dell’ecologia invece è che tutta la vita è interconnessa e gli esseri umani sono parte di essa.
Sul “New York Times” l’ambientalista scettico e suo amico Bjorn Lomborg ha affermato recentemente che il cibo bio è una cosa per ricchi. Come gli risponde?
Io non sono contrario, ma neanche così impressionato dal cibo cosiddetto bio. A dire il vero, contesto l’uso della parola bio, che deriva dalla chimica e significa espressamente “basato sul carbonio”, com’è ogni elemento di vita sulla Terra. In campo agrario il termine “biologico” è puro marketing. Molte delle sostanze chimiche impiegate nell’agricoltura biologica non sono biologiche, come il solfato di rame e la fosforite. Secondo uno studio dell’Università di Stanford, non si trae alcun beneficio nutritivo dal cibo bio. Eppure la gente è contenta di pagarlo il doppio. Gli abitanti dei Paesi in via di sviluppo non possono permetterselo. È cibo per ricchi con molti soldi da sprecare.