Nello, nella Milano di inizio anni Ottanta, è un sindacalista. Crede nella solidarietà ma anche nella responsabilità e nell'iniziativa. Va a finire in una cooperativa di freschi ex degenti manicomiali: è da poco entrata in vigore la Legge Basaglia (13 maggio 1978). Ma la cooperativa è tuttora dominata dalla supervisione di uno psichiatra di vecchia scuola che crede nei farmaci e non nell'emancipazione del lavoro. Nello non sa niente di psichiatria ma si lascia guidare dall'istinto e da una semplice idea: «quello che fa stare bene me farà stare meglio anche loro», e con tutte le difficoltà trasforma i picchiatelli in richiestissimi parquettisti: infatti il disastro che combinano al primo lavoro viene scambiato per originale creatività. E così avanti fra cadute, crisi, fallimenti, ritorno indietro. Giuseppe Battiston è il giovane psichiatra basagliano che affianca Nello, Anita Caprioli è la fidanzata di Nello in bilico tra adesione al sogno di lui e inseguimento del successo nella Milano della moda. Il regista è Giulio Manfredonia, lo sceneggiatore Fabio Bonifacci, fotografia, costumi, montaggio, musica, tutto merita un elogio. Ma soprattutto il gruppone di attori non noti che danno al film la sua ossatura. Non è invenzione. Lo sceneggiatore lesse molti anni fa un articolo che raccontava l'esperienza di un sindacalista e di una cooperativa in provincia di Pordenone. Non una fiaba, non un'utopia ma la prova che, se si vuole, «si può fare».
(tratto da: P. D’Agostini, Bisio e i matti, ecco il film più bello, in “La Repubblica”, 31/10/2008)