Chiamata dei Discepoli


Paolo Veronese (1528-1588),
Cena nella casa di Levi, 1573, olio su tela,

Venezia, Gallerie dell’Accademia.





Il Vangelo di Matteo e quello di Luca associano nello stesso episodio la chiamata di Matteo (che Luca, come abbiamo detto, chiama Levi) e il «grande banchetto» che questi, dopo la vocazione, offre in casa propria in onore di Gesù, con l’intervento di numerosi ospiti «Or mentre era a mensa nella casa, molti pubblicani e peccatori vennero a mangiare con Gesù e con i suoi discepoli: vedendo ciò, i farisei dissero ai discepoli: “Perché il vostro maestro mangia con i pubblicani e i peccatori?”. Egli, saputolo, disse: “Non hanno bisogno del medico i sani, ma i malati. Andate e imparate cosa vuol dire: “Misericordia cerco e non sacrificio”. Non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori”» (Matteo 9,10-13). Si tratta del banchetto identificato nell’iconografia come “convito in casa di Levi”, tema di questo celebre, grande dipinto di Paolo Veronese. La casa di Matteo, uomo ricco e, in quanto funzionario esattoriale, abituato a trattare questioni di denaro, viene raffigurata come particolarmente sontuosa, ed è perciò importante considerare che dopo questa cena Matteo lascia «ogni cosa» per seguire Gesù, sceglie cioè la stessa condizione di povertà di colui che aveva detto di se stesso: «Il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo» (Matteo 8,20).
 
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