Crocifissione e morte
Pieter Paul Rubens (1577-1640)
Cristo in Croce fra i due ladroni, 1620, olio su tela
Anversa, Koninklijk Museum voor Schone Kunsten

Cremona, Duomo.
Il fatto
LA CROCIFISSIONE
La Crocifissione rappresenta l’evento culminante della vita terrena di Gesù. Seguita dopo tre giorni dalla Resurrezione, essa porta a compimento la redenzione del genere umano che, con il peccato originale, si era precluso la salvezza. La crocifissione era la più atroce e umiliante delle condanne a morte, tanto che a un cittadino romano non poteva essere applicata. Comminata soprattutto nei processi politici per il reato di sedizione, si svolgeva pubblicamente e con grande clamore, dovendo costituire un monito incancellabile per l’intera comunità. Il condannato veniva fissato con le mani alla traversa e con piedi al palo verticale della croce mediante grossi chiodi. Il corpo veniva così sostenuto sino al cedimento delle gambe, che portava a un’abnorme estensione della cassa toracica e quindi a una lenta e straziante morte per soffocamento. Al fine di prolungare il supplizio, potevano essere somministrate al condannato delle bevande drogate per aumentare la sua resistenza. Raramente la morte veniva accelerata, e se ciò accadeva era per motivi di ordine pubblico, oppure, come nel caso di Gesù e dei due ladroni, a causa di particolari usanze locali, nella fattispecie l’imminenza del Sabato di Pasqua, per cui si voleva evitare che i cadaveri dei giustiziati rimanessero pubblicamente esposti durante la festività. In tal caso si poteva procedere in due modi, con un colpo di lancia al cuore oppure con la rottura delle gambe, che privava il condannato dell’unico punto di sostegno e quindi della possibilità di respirare.
La parola
Dal Vangelo di Matteo (27,33-56)
«Giunti al luogo chiamato Golgota, che vuol dire luogo del cranio, gli diedero da bere vino misto a fiele. Gustatolo, non volle bere. Quando l’ebbero crocifisso, si spartirono le sue vesti tirandole a sorte e, seduti là, gli facevano la guardia. Al di sopra della sua testa avevano apposto la scritta della sua condanna: “Costui è Gesù, il re dei Giudei”. Poi crocifissero insieme a lui due ladroni, uno a destra, l’altro a sinistra. I passanti inveivano contro di lui scuotendo il capo e dicendo: “O tu che puoi distruggere il tempio e riedificarlo in tre giorni, salva te stesso. Se sei Figlio di Dio, scendi giù dalla croce!”. Nello stesso modo i sommi sacerdoti, insieme agli scribi e agli anziani, beffeggiandolo, dicevano: “Ha salvato gli altri, non può salvare se stesso. Se è il re d’Israele, discenda ora dalla croce e crederemo in lui. Ha confidato in Dio, lo liberi ora, se lo ama. Ha detto infatti: Sono il Figlio di Dio”. Nello stesso modo lo beffeggiavano i ladroni che erano stati crocifissi con lui. Dall’ora sesta fino all’ora nona si fece buio su tutta la terra. Verso l’ora nona Gesù a gran voce gridò: Elì, Elì, lemà sabachtanì? Cioè: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Alcuni dei presenti, uditolo, dicevano: “Egli chiama Elia”. E subito uno di loro corse a prendere una canna per dargli da bere. Ma gli altri dicevano: “Aspetta. Vediamo se viene Elia a salvarlo”. Ma Gesù emise di nuovo un forte grido ed esalò lo spirito. Ed ecco, il velo del tempio si squarciò in due da cima a fondo, la terra tremò e le rocce si spaccarono; le tombe si aprirono e molti corpi dei santi che vi giacevano risuscitarono. Infatti dopo la resurrezione di lui uscirono dalle tombe, entrarono nella città santa e apparvero a molti. Il centurione e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, alla vista del terremoto e di quanto accadeva, furono presi da grande spavento e dicevano: “Davvero costui era Figlio di Dio!”. C’erano molte donne che stavano a guardare da lontano; avevano accompagnato Gesù dalla Galilea per servirlo; fra esse c’era Maria Maddalena, Maria madre di Giacomo e di Giuseppe e la madre dei figli di Zebedeo.»
dal Vangelo di Marco (15,24-41)
«Perciò lo crocifissero e si divisero le sue vesti, gettando sopra di esse la sorte per quel che ciascuno dovesse prendersi. Era l’ora terza quando lo crocifissero, e l’iscrizione con la causa della condanna recava scritto: “Il re dei Giudei”. Insieme a lui crocifissero due ladroni, uno alla sua destra e l’altro alla sua sinistra (e si adempì la Scrittura, che dice: “Fu computato con gli iniqui”). Quelli che passavano lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: “Eh! tu che distruggi il tempio e in tre giorni lo riedifichi, salva te stesso scendendo dalla croce”. Similmente anche i capi dei sacerdoti con gli scribi si facevano beffe di lui dicendo tra loro: “Ha salvato gli altri, non può salvare se stesso. Il Cristo, il re d’Israele, scenda ora dalla croce, affinché vediamo e crediamo”. Perfino quelli che erano stati crocifissi con lui lo insultavano. Giunta l’ora sesta, si fece buio su tutta la terra fino all’ora nona. All’ora nona, Gesù esclamò a gran voce: “Eloì, Eloì, lamà sabactanì”, che si traduce: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. Allora alcuni dei presenti, uditolo, dicevano: “Ecco, invoca Elia”. Un tale corse a inzuppare una spugna di aceto, la pose su una canna e gli dava da bere, dicendo: “Lasciate, vediamo se viene Elia a tirarlo giù”. Ma Gesù, emesso un grande grido, spirò. Allora il velo del tempio si squarciò in due, dall’alto fino al basso. E il centurione che gli stava di fronte, vistolo spirare gridando a quel modo, esclamò: “Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!”. Vi erano pure alcune donne che stavano osservando da lontano. Tra esse: Maria Maddalena, Maria madre di Giacomo il Minore e di Giuseppe, e Salome, le quali lo avevano seguito e servito quando era in Galilea, e molte altre che erano salite con lui a Gerusalemme.»
dal Vangelo di Luca (23,33-49)
«Quando giunsero sul posto, detto luogo del Cranio, là crocifissero lui e i due malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. Gesù diceva: “Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno”. Intanto, spartendo le sue vesti, le tirarono a sorte. Il popolo stava a guardare. I capi del popolo invece lo schernivano dicendo: “Ha salvato gli altri, salvi se stesso se è il Cristo di Dio, l’Eletto”. Anche i soldati lo schernivano; si accostavano a lui per dargli dell’aceto e gli dicevano: “Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso”. Sopra il suo capo c’era anche una scritta: Questi è il dei Giudei. Uno dei malfattori, che erano stati crocifissi, lo insultava: “Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!”. Ma l’altro lo rimproverava: “Non hai proprio nessun timore di Dio, tu che stai subendo la stessa condanna? Noi giustamente, perché riceviamo la giusta pena per le nostre azioni, lui invece non ha fatto nulla di male”. Poi aggiunse: “Gesù, ricordati di me, quando verrai nel tuo regno”. Gesù gli rispose: “In verità ti dico: oggi, sarai con me in Paradiso”. Era quasi l’ora sesta, quando si fece buio su tutta la terra fino all’ora nona, essendo eclissato il sole. Il velo del tempio si squarciò a metà. E Gesù, gridando a gran voce, disse: “Padre, nelle tue mani raccomando il mio spirito”. Detto questo, spirò. Il centurione, vedendo l’accaduto, glorificava Dio: “Certamente quest’uomo era giusto”. Anche tutti quelli che erano convenuti per questo spettacolo, davanti a questi fatti se ne tornarono a casa battendosi il petto. Tutti i suoi amici e le donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea se ne stavano lontano, osservando tutto ciò che accadeva.»
dal Vangelo di Giovanni (19,17-37)
«[Gesù] portando la croce da sé, uscì verso il luogo detto del Cranio, in ebraico Golgota, dove lo crocifissero e con lui altri due: uno da una parte e uno dall’altra, e nel mezzo Gesù. Pilato aveva scritto anche un cartello e l’aveva posto sopra la croce. Vi era scritto: “Gesù il Nazareno, il re dei Giudei”. Molti Giudei lessero questo cartello, perché il luogo dove fu crocifisso Gesù era vicino alla città ed era scritto ebraico, in latino, in greco. I sacerdoti-capi dei Giudei dissero allora a Pilato: “Non lasciare scritto: Il re dei Giudei, ma scrivi: Costui disse: sono il re dei Giudei”. Rispose “Ciò che ho scritto, ho scritto”. I soldati, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti e ne fecero quattro parti, una per ciascun soldato, e anche la tunica. Ma la tunica era senza cucitura, tessuta dalla parte superiore tutta di un pezzo. Dissero dunque fra di loro: “Non dividiamola, ma tiriamo a sorte di chi sarà”. È così che si compì la Scrittura che aveva detto: Si sono spartite fra loro le mie vesti e per il mio vestito hanno tirato la sorte. Queste cose fecero i soldati. Vicino alla croce stavano sua madre e la sorella di sua madre, Maria di Cleofa e Maria Maddalena. Gesù, dunque, vista la madre e presso di lei il discepolo che amava, disse alla madre: “Donna, ecco tuo figlio!”. Quindi disse al discepolo: “Ecco tua madre!”. E da quell’ora il discepolo la prese in casa sua. Dopo ciò, sapendo Gesù che già tutto era compiuto, affinché si adempisse la Scrittura, disse: Ho sete. C’era là un vaso pieno di aceto. Fissata dunque una spugna imbevuta di aceto ad un ramo d’issopo, glielo accostarono alla bocca. Quando ebbe preso l’aceto, Gesù disse: “Tutto è compiuto”; e, chinato il capo, rese lo spirito. I Giudei, siccome era giorno di Preparazione, perché i corpi non rimanessero sulla croce di sabato – quel giorno di sabato era infatti solenne – chiesero a Pilato che spezzassero loro le gambe e venissero rimossi. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe del primo e dell’altro che erano stati crocifissi c on lui. Venuti da Gesù, siccome lo videro già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con un colpo di lancia gli trafisse il fianco e ne uscì subito sangue e acqua. Colui che ha visto ha testimoniato e la sua testimonianza è verace ed egli sa che dice il vero, affinché anche voi crediate. Questo avvenne infatti affinché si adempisse la Scrittura: Non gli sarà spezzato alcun osso; e ancora un’altra Scrittura dice: Guarderanno a colui che hanno trafitto.»