Crocifissione e morte


Pordenone (1484-1539),
Cristo inchiodato alla Croce, 1521-1522 olio su tela,

Cremona, Duomo.





GESÙ INCHIODATO ALLA CROCE - Alcuni episodi della Crocifissione, che nei Vangeli sono soltanto allusi o addirittura impliciti nella narrazione, hanno trovato invece nell’iconografia uno sviluppo autonomo. È il caso, per esempio, dell’episodio di Gesù inchiodato alla croce, che da un punto di vista “tecnico”, se così si può dire, costituisce la prima fase della crocifissione vera e propria. Questa poteva svolgersi secondo modalità diverse, ma di solito il condannato veniva inchiodato mani e piedi alla croce adagiata per terra, la quale veniva poi sollevata in posizione verticale per mezzo di corde e leve, e al tempo stesso fatta scivolare in un foro sufficientemente profondo praticato nel terreno, dove veniva solidamente fissata. Altre volte, invece, il condannato veniva inchiodato a terra alla sola traversa, che poi veniva issata e fissata al palo verticale, già conficcato nel terreno. Se vastissima è l’iconografia relativa alla fase finale del supplizio, con la croce che svetta solitaria sul Golgota, oppure accanto a quelle dei ladroni, meno comune è quella relativa alla fase preliminare, raffigurante la croce appoggiata a terra e i carnefici che procedono all’inchiodatura dei piedi e delle mani. Come abbiamo detto, i vangeli riassumono la crocifissione con estrema concisione, ma in quel ricorrente «crocifisso», o «crocifissero», c’è evidentemente molto di più: c’è la lunga, concitata e drammatica fase dell’inchiodatura, con il battere dei martelli che conficcano i chiodi di ferro nella carne viva, lo strazio della Madonna e degli amici di Gesù, gli insulti della plebe, il sarcasmo dei potenti, gli oltraggi dei soldati.
 
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