L'ultima Cena
Lorenzo di Pietro detto il Vecchietta (1412-1480)
Lavanda dei piedi, 1445
Siena, Pinacoteca Nazionale
- Daniele Crespi
Il fatto
L’Ultima Cena è quella consumata da Gesù insieme agli Apostoli durante la pasqua ebraica, la sera del giovedì precedente la sua morte. Ebbe luogo nel cosiddetto Cenacolo, la sala da pranzo di una casa privata presumibilmente di proprietà di un simpatizzante di Gesù e, secondo il Vangelo di Giovanni, fu preceduta dalla lavanda dei piedi, un rito di purificazione e insieme di profonda umiltà.
La parola
La lavanda dei piedi
Dal Vangelo di Giovanni (13,1-20)
«Prima della festa di Pasqua, sapendo Gesù che era venuta la sua ora per passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine. Durante la cena, quando il diavolo aveva già posto in animo a Giuda di Simone Iscariota di tradirlo, sapendo che il Padre aveva messo tutto nelle sue mani e che da Dio era uscito e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose il mantello e, preso un panno, se ne cinse. Versò quindi dell’acqua nel catino e incominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con il panno del quale si era cinto. Arriva dunque a Simon Pietro. Gli disse: “Signore, tu mi lavi i piedi?”. Gli rispose Gesù: “Ciò che io ti faccio, tu ora non lo sai; lo comprenderai in seguito”. Gli disse Pietro: “Non mi laverai i piedi. No, mai!”. Gli rispose Gesù: “Se io non ti lavo, non avrai parte con me”. Gli disse Simon Pietro: “Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani ed il capo”. Gesù soggiunse: “Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi, ed è integralmente puro; e voi siete puri, ma non tutti”. Sapeva infatti chi stava per tradirlo; per questo disse: “Non tutti siete puri”. Or quando ebbe lavato loro i piedi, riprese il suo mantello, si rimise a sedere e disse loro: “Capite che cosa vi ho fatto? Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, vi ho lavato i piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Infatti vi ho dato un esempio, affinché anche voi facciate come io ho fatto a voi. In verità, in verità vi dico: Il servo non è più grande del suo padrone né l’apostolo è più grande di colui che l’ha mandato. Se capite queste cose, siete beati se le mettete in pratica. Non parlo per tutti voi: io conosco chi ho scelto: ma deve compiersi la Scrittura: Colui che mangia il mio pane, ha levato contro di me il suo calcagno. Fin d’ora ve lo dico prima che accada, affinché, quando accadrà, crediate che lo sono. In verità, in verità vi dico: Chi accoglie colui che avrò mandato, accoglie me, e chi accoglie me, accoglie Colui che mi ha mandato”.»
Approfondimento
1. Leonardo da Vinci, Cristo, particolare dell’Ultima cena.
2. Fra Raffaele da Brescia, Imago pietatis, sul tabernacolo eucaristico proveniente dall’Abbadia a Romeno, primo decennio del XVI secolo, Asciano, Siena, Museo d’Arte Sacra.
3. Coppo di Marcovaldo (attribuito a), Cristo Giudice, 1265 ca., Firenze, Battistero.
4. Andrea Orcagna, Pala d’altare, 1354-1357, Firenze, Santa Maria Novella, Cappella Strozzi.
Nel Cenacolo di Leonardo la figura centrale del Salvatore ricorda l’iconografia dell’Uomo dei dolori (o Imago pietatis), immagine devozionale molto diffusa che raffigura Gesù morto in posizione eretta, visibile dalla vita in su fuori dal sepolcro, con gli occhi chiusi e le braccia allargate (o incrociate sul ventre), di cui si può osservare un esempio nell’Uomo dei dolori di fra Raffaele da Brescia. Leonardo sembra voler proiettare sulla scena l’ombra della Croce, usando una posa, un gesto, per alludere a una condizione di Gesù diversa da quella che vediamo. Qui la spontanea apertura delle braccia con cui indica il pane e si appresta a prendere il bicchiere di vino rimanda all’istituzione dell’Eucaristia, ma al tempo stesso, adombrando l’apertura delle braccia sulla croce, ricorda un’immagine relativa alla Passione. Passaggio, questo, profondamente significativo, perché l’offerta del corpo e del sangue di Gesù nei segni del pane e del vino, giovedì sera alla cena, era destinata a completarsi con l’offerta fisica del corpo e del sangue poche ore dopo, venerdì, sulla croce. Ma il Cristo con le braccia allargate appartiene anche a un’altra classica iconografia, quella del Cristo Giudice, come quella del Battistero di Firenze attribuita a Coppo di Marcovaldo, che con le braccia estese accoglie o respinge in virtù del mistero della sua Passione. Affine al Cristo Giudice è poi l’iconografia del Cristo Legislatore, diffusa soprattutto nell’arte paleocristiana e medievale e qui esemplificata nella pala dell’Orcagna. Gesù allarga le braccia e con la destra affida a san Tommaso d’Aquino il libro della teologia, mentre con la sinistra consegna le chiavi del regno celeste a san Pietro.