La poesia provenzale
In Francia, nei primi anni del XII secolo, mentre nel Nord si afferma l’epica delle chansons de geste e incominciano la loro attività i primi romanzieri in lingua d’oïl, nel Sud si sviluppa un’importante scuola di poesia lirica in lingua d’oc (o provenzale).
L’iniziatore di questa poesia è tradizionalmente indicato in Guglielmo IX d’Aquitania (1071-1127), uno dei più grandi signori di quel tempo, alla cui corte sono chiamati numerosi intellettuali e poeti. I poeti sono detti “trovatori” (da trobar, “scrivere versi”) e la loro attività si prolungherà per oltre un secolo, fino ai primi decenni del Duecento, quando l’intera Francia meridionale sarà devastata da una delle più cruente crociate, quella condotta parallelamente dalla Chiesa (Innocenzo III) contro l’eresia albigese e dal re di Francia (Filippo Augusto) contro i signori che resistevano alla sua politica di accentramento monarchico.
La crociata contro gli albigesi (conclusasi intorno al 1230) provocherà la dispersione dei poeti provenzali verso la Spagna, l’Inghilterra, la Germania e l’Italia settentrionale, dove già erano vive scuole poetiche che imitavano la lirica provenzale.
La poesia provenzale è poesia “lirica” in quanto destinata al canto. I poeti provenzali erano infatti poeti-musicisti; ma sui circa 2500 testi provenzali a noi pervenuti solo una minima parte è accompagnata dalla notazione musicale.
Nella sua sostanziale compattezza linguistica e di genere, la poesia provenzale affronta tuttavia una grande varietà di temi:
- l’amore;
- la politica e le questioni sociali (Marcabru);
- la guerra e l’amicizia (Bertram de Born);
- poesie di carattere umoristico (Peire Vidal);
- questioni religiose (Lanfranco Cigala, Girhaut de Bornelh).
Bisogna comunque sottolineare il carattere laico della poesia trobadorica e dei suoi interpreti: solo in rari casi i poeti appartengono al clero (per esempio Folchetto da Marsiglia) e le loro opere non assumono mai la forma della preghiera o del testo liturgico.