Chrétien de Troyes
Poco si sa della vita di questo autore, che pure è considerato il più grande poeta medievale prima di Dante. Nacque a Troyes, nella regione della Champagne, intorno al 1135 e probabilmente fu un chierico che visse prima alla corte di Maria di Champagne (duchessa dal 1164 e animatrice, come sua madre Eleonora d’Aquitania, di una grande stagione culturale) e poi di Filippo d’Alsazia, conte di Fiandra. Qui morì prima del 1190.
Di lui ci sono pervenuti cinque romanzi ispirati alle leggende bretoni, tutti scritti in lingua d’oïl e in versi ottonari a rima baciata, ispirati ai temi tipici della narrativa romanzesca medievale, l’amore e l’avventura in primo luogo.
Lancillotto o il cavaliere della carretta (incompiuto) - La vicenda è incentrata sull’amore di Lancillotto del Lago per la regina Ginevra, moglie di re Artù, che viene rapita dal perfido Méléagant, figlio del re di Gorre (un mitico reame da cui nessuno può fare ritorno). Lancillotto la cerca per salvarla e incontra un nano che accetta di dargli informazioni solo se lui salirà su una carretta adibita al trasporto dei condannati a morte (da qui il titolo del romanzo): si tratta di una prova difficile, perché Lancillotto rischia di essere disonorato, ma per amore accetta il patto, supera la prova e quelle successive, trova la regina e uccide il traditore. Il romanzo, scritto su commissione di Maria di Champagne, fu completato da un altro scrittore, Goffredo di Leigni.
Perceval (incompiuto per la morte dell’autore) - Scritto su invito di Filippo d’Alsazia, conte delle Fiandre, secondo alcuni è il primo testo in cui si parla del Santo Graal, un oggetto/tema che avrà enorme fortuna nei decenni e nei secoli successivi. In realtà, Chrétien parla semplicemente di “un graal”, cioè un piatto, che sembra avere poco a che fare con il vaso riempito con il sangue di Gesù della tradizione più tarda.
Perceval il Gallese cresce con la madre in una foresta, isolato dal mondo: la donna ha infatti già perso il marito e gli altri figli in imprese cavalleresche, ed è decisa a evitare a Perceval la stessa fine. Un giorno, però, il giovane incontra un gruppo di cavalieri, ne resta affascinato e decide di partire per recarsi alla corte di re Artù per ricevere egli stesso l’investitura a cavaliere. Artù, colpito dalla forza sovrumana e dall’ingenuità del ragazzo, che pure rende oggetto di risa e di scherni, lo nomina cavaliere e lo affida a un maestro, Gornemanz. La figlia di quest’ultimo, Biancofiore, si innamora di lui, ma Perceval parte in cerca di avventure e arriva al castello del Re Pescatore, un uomo saggio e buono, afflitto da una ferita inguaribile a causa di un incantesimo. Perceval, ospitato nel castello, assiste a una strana sfilata di oggetti, tra cui una lancia sanguinante e un graal, un piatto, che al suo apparire sprigiona una grande luce. Pur acceso dal desiderio di sapere, ma interpretando malamente l’insegnamento di Gornemanz di evitare i discorsi indiscreti, Perceval non chiede al Re Pescatore perché la lancia sia sporca di sangue e a chi sia destinato il graal, domande che invece avrebbero infranto l’incantesimo e liberato il Re Pescatore dalla sua infermità. Il mattino Perceval lascia il misterioso castello e ricomincia a vagabondare. Incontra un eremita, fratello del Re Pescatore, il quale gli spiega che il suo compito è ritrovare il graal e porre così rimedio al fatto di avere sbagliato a non porre le domande. Il giovane cavaliere scopre che il Re Pescatore in realtà è suo zio, e qui il romanzo si interrompe. Le vicende di Perceval si intrecciano a quelle di Galvano, un altro cavaliere arturiano. Mentre però la storia di Perceval si configura come un romanzo di formazione che porterà il protagonista non solo a diventare un perfetto cavaliere, ma a elaborare una nuova interpretazione della cavalleria, più spirituale e più sublimata, le avventure di Galvano hanno un carattere più tradizionale, materiale, e si risolvono spesso con sonore sconfitte. Il tono ironico di molte pagine sottolinea la sottile contrapposizione fra i due cavalieri.