La Chanson de Roland

Una commistione tra immaginari barbarici e cristiani si trova pure nei testi dell’epica medievale francese, la più nota e diffusa, che ha le sue lontane origini nello stesso periodo di Beowulf (viii secolo), ma che trova espressione letteraria molto più tardi, alla fine dell’xi secolo. Il principale testo di riferimento è la Chanson de Roland (Canzone di Orlando), la più antica delle chansons de geste (o canzoni di gesta, poemi che narrano le gesta appunto di eroici cavalieri alle prese con i loro nemici).

La Chanson de Roland è tradizionalmente attribuita a un tal monaco Turoldo (il suo nome compare nell’ultimo verso del poema, ma potrebbe semplicemente essere quello di chi ha ordinato il materiale della tradizione orale o del copista). In altre opere successive, invece, le notizie su Orlando e sugli altri paladini verranno attribuite a una presunta cronaca dell’arcivescovo di Reims Turpino, che è anche uno dei numerosi personaggi storici presenti nel poema,

Scritta in antico francese (o lingua d’oïl) dopo un periodo di trasmissione orale, la Chanson de Roland narra in chiave epica un episodio storico di secondaria importanza avvenuto ai tempi di Carlo Magno. Nel 778, di ritorno da una spedizione in Spagna, la retroguardia dell’esercito di Carlo fu assalita e distrutta da bande di predoni baschi, mentre attraversava i Pirenei. Al comando della retroguardia c’era, a quanto pare, un nipote di Carlo, Roland/Orlando. Questo avvenimento, tramandato oralmente e arricchito nel corso dei secoli, viene trasfigurato in chiave epica dall’anonimo autore della Chanson: caratteristica dell’epica (antica, medievale e moderna) è infatti la compresenza, nel racconto, di due piani sovrapposti, quello umano (degli eroi che combattono) e quello divino, soprannaturale (degli dei, appunto, che intervengono e affiancano, aiutano o ostacolano gli eroi nelle loro imprese).

La trama

Dopo sette anni di guerra fra cristiani e musulmani, il re spagnolo Marsilio manda a Carlo Magno ambasciatori per trattare la pace: se Carlo lascerà i suoi territori, Marsilio si riconoscerà suo vassallo. Tra i consiglieri di Carlo, Orlando è tra coloro che intendono continuare la guerra; Gano di Maganza, suo patrigno, insiste invece per accettare la proposta di pace. Orlando propone allora che Gano vada personalmente a trattare con Marsilio. Gano, deciso a vendicarsi (sospetta che Orlando voglia eliminarlo costringendolo a una missione troppo rischiosa), si accorda segretamente con Marsilio.

Carlo, ottenuti ostaggi da Marsilio, torna in Francia con l’esercito; Gano propone che Orlando comandi la retroguardia e quest’ultimo, pur sospettando il tradimento, accetta la sfida. A Roncisvalle, in una gola tra i Pirenei, la retroguardia viene attaccata dai musulmani. Orlando potrebbe suonare l’olifante (un corno ricavato da una zanna di elefante) per chiamare l’esercito franco in aiuto, ma il suo orgoglio gli consente di farlo solo quando è ormai troppo tardi e tutta la retroguardia è stata sterminata.

Carlo arriva sul luogo della battaglia e, dopo avere inseguito Marsilio, lo sconfigge definitivamente. Poi processa Gano per tradimento: deciso a sostenere la sua innocenza in duello, Gano viene battuto ed è infine giustiziato. Con la sua morte si conclude il poema.

La Chanson de Roland è un poema pienamente e intenzionalmente epico. La vicenda del valoroso protagonista acquista infatti un esplicito valore religioso: Orlando muore combattendo contro i musulmani, tradito da Gano di Maganza (come Gesù da Giuda Iscariota).
Lo straordinario successo della Chanson de Roland (che dà inizio a un genere letterario ricco di opere e di autori) e la stesura stessa dell’opera sono fenomeni che si possono comprendere a partire del contesto storico e culturale nel quale il poema fu composto. Nell’xi secolo si diffonde in Europa occidentale lo spirito di crociata che culmina con la grande spedizione del 1096-1099 e con la conquista di Gerusalemme da parte delle armate cristiane. All’espansionismo economico dell’Europa, stimolato dalle innovazioni tecniche e dai segnali di crisi del mondo musulmano, si affianca nel corso del secolo l’elaborazione di un’ideologia capace di sostenere questo espansionismo e di potenziarlo (come è noto, le repubbliche marinare hanno tratto enormi vantaggi economici dalle Crociate). L’epica medievale è uno degli aspetti di questa ideologia, che la Chanson de Roland sintetizza in un verso famoso e più volte ripetuto all’interno del poema: «I pagani hanno torto e i cristiani hanno ragione».

Orlando è l’incarnazione del perfetto cavaliere cristiano, un santo-soldato: casto e valoroso, unisce alle doti militari (vigore, coraggio, abilità, lealtà) quelle di un animo puro e nobile (fede, devozione, fedeltà al sovrano, amore per la patria), che nel poema sono apertamente esaltate. La forza emblematica del personaggio sta proprio nella compresenza di questi due aspetti che a noi possono apparire contraddittori (religiosità e valore guerriero), ma che sono invece complementari nella mentalità del tempo.

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La Chanson de Roland

Miniatura tratta da un poema epico tedesco, che riprende la vicenda della famosa Chanson de Roland. Nella parte superiore un angelo ordina a Carlo Magno di consegnare a Orlando, il suo miglior paladino, due oggetti leggendari: Olifante, un enorme corno da caccia udibile da Carlo Magno a qualsiasi distanza, e la spada Durlindana. In basso Orlando, il cavaliere più valoroso di Carlo Magno, riceve i due oggetti dal suo signore.

Chanson de Roland, rilievo, 1120 circa. Angoulême, Cathédrale Saint-Pierre

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La morte di Orlando