Il dolce stil novo
Negli ultimi decenni del XIII secolo, mentre ancora sono vive le esperienze del caposcuola Guittone e dei suoi seguaci quali Bonagiunta Orbicciani e Chiaro Davanzati, incomincia a manifestarsi un’altra tendenza poetica, un movimento che raccoglie i poeti più giovani e innovativi e che Dante Alighieri, il più importante dei suoi esponenti, definirà «dolce stil novo».
Il primo centro di elaborazione della nuova poetica è Bologna, sede di un’università già prestigiosa, e il primo poeta che elabora il nuovo stile è il notaio Guido Guinizzelli, che verrà riconosciuto come caposcuola dagli altri esponenti del movimento.
Ma sarà Firenze a imporsi, tra il 1280 e il 1310 circa, come la nuova capitale della poesia italiana. Fiorentini sono infatti i due principali esponenti della nuova scuola, Dante Alighieri e Guido Cavalcanti, e toscani gli altri stilnovisti di rilievo, come Lapo Gianni, Gianni Alfani, Dino Frescobaldi e Cino da Pistoia.
Lo Stil novo si caratterizza innanzitutto come movimento culturalmente aristocratico. Gli stilnovisti rivendicano apertamente la natura intellettuale, filosofica, “difficile” della loro poesia, e sono consapevoli di costituire un’élite. Proprio per questo, uno dei temi dello Stil novo è l’amicizia tra poeti, cioè il sodalizio fra persone che condividono le stesse idee, la stessa cultura, la stessa ricerca estetica e filosofica.
I principali elementi d’identità possono essere così indicati:
- La tematica amorosa. Dai versi degli stilnovisti sono banditi i temi etico-politici e i riferimenti alla vita comunale e alle sue lotte, che avevano invece animato gran parte dell’opera guittoniana.
- Il rapporto amore-filosofia. L’amore è affrontato dagli stilnovisti in chiave apertamente filosofica: è la sapienza filosofica che permette infatti al poeta di cogliere l’essenza del sentimento.
- La figura della donna angelicata. In generale, lo Stil novo propone una visione dell’amore fortemente spiritualizzata, che tenta di conciliare l’amore terreno e la morale cristiana: l’amore tende a coincidere con la virtù e a diventare uno strumento di avvicinamento a Dio. La donna diventa quindi una figura sovrumana, capace con il suo solo apparire di far maturare nell’animo dell’uomo la virtù. Il paragone della donna con l’angelo, già presente in alcune liriche provenzali e siciliane, viene dunque ripreso con diverso significato: non si tratta più solo di una metafora, ma di un vero e proprio innalzamento della donna al ruolo salvifico di mediatrice tra il poeta innamorato e Dio.
- Una nuova concezione della nobiltà. Non tutti i cuori sono pronti a partecipare a un tale processo di affinamento etico-spirituale, ma solo quelli «gentili», cioè nobili. Gli stilnovisti approdano così a una nuova concezione della nobiltà, che non coincide più con il sangue e i natali, ma con la naturale e personale tensione al bene e alla perfezione. Nobiltà e gentilezza non sono quindi virtù ereditarie, ma vanno conquistate individualmente con la pratica di vita. Schematizzando, possiamo riconoscere nella poesia cortese l’espressione (complessa e sempre problematica) di una società cavalleresca, quale veniva sviluppandosi nelle corti provenzali del XII secolo; nella poesia stilnovistica la letteratura in cui si rispecchia la nuova élite intellettuale urbana, espressione tipica della società comunale italiana del xiii secolo.
- La dolcezza stilistica. Altro fondamentale elemento di novità dello Stil novo riguarda le scelte stilistiche: il termine dolce, con cui Dante indica una delle due caratteristiche di fondo del movimento (l’altra è la sua novità tematica: «stil novo») va inteso in senso tecnico, stilistico appunto.