Il proemio e l’innamoramento di Dante
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(dalla Vita nuova, I - II - III)
Struttura e contenuto
Dopo la breve e solenne “dichiarazione dell’argomento” del primo capitolo, che fa da proemio all’intera opera, Dante porta subito il lettore al centro sostanziale della vicenda con il racconto di due momenti decisivi:
- il primo incontro con Beatrice a nove anni, segnato già da straordinarie sensazioni e premonizioni;
- l’incontro decisivo, nove anni dopo, in cui Beatrice gli rivolge il saluto ricolmandolo così di somma beatitudine (e inquietudine) e innescando l’amorosa visione esposta nel primo sonetto del libro.
Metro
Sonetto di endecasillabi a rime incrociate nelle quartine e alternate nelle terzine (ABBA ABBA CDC CDC).
Temi
L’innamoramento di Dante
Il sogno d’amore
La poesia cortese e il Dolce stil novo
CAPITOLO I
In quella parte del libro de la mia memoria1, dinanzi a la quale poco si potrebbe leggere2, si trova una rubrica3 la quale dice: “Incipit vita nova”4. Sotto la quale rubrica io trovo scritte le parole le quali è mio intendimento d’assemplare5 in questo libello; e se non tutte, almeno la loro sentenzia6.
CAPITOLO II
Nove fiate già appresso lo mio nascimento era tornato lo cielo de la luce quasi a uno medesimo punto, quanto a la sua propria girazione7, quando a li miei occhi apparve prima8 la gloriosa donna de la mia mente9, la quale fu chiamata da molti Beatrice10, li quali non sapeano che si chiamare. Ella era in questa vita già stata tanto, che ne lo suo tempo lo cielo stellato era mosso verso la parte d’oriente de le dodici parti l’una d’un grado11, sì che quasi dal principio del suo anno nono apparve a me, ed io la vidi quasi da la fine del mio nono12. Apparve vestita di nobilissimo colore, umile ed onesto, sanguigno13, cinta e ornata a la guisa che a la sua giovanissima etade si convenia14. In quello punto dico veracemente che lo spirito de la vita, lo quale dimora ne la secretissima camera de lo cuore, cominciò a tremare sì fortemente che apparia ne li mènimi polsi orribilmente; e tremando15, disse queste parole: «Ecce deus fortior me, qui veniens dominabitur mihi16». In quello punto lo spirito animale, lo quale dimora ne l’alta camera ne la quale tutti li spiriti sensitivi portano le loro percezioni17, si cominciò a maravigliare molto, e parlando spezialmente a li spiriti del viso18, sì disse queste parole: «Apparuit iam beatitudo vestra19». In quello punto lo spirito naturale, lo quale dimora in quella parte ove si ministra lo nutrimento nostro20, cominciò a piangere, e piangendo, disse queste parole: «Heu miser, quia frequenter impeditus ero deinceps!21». D’allora innanzi dico che Amore segnoreggiò la mia anima, la quale fu sì tosto a lui dispensata22, e cominciò a prendere sopra me tanta sicurtade e tanta signoria per la vertù che li dava la mia imaginazione, che me convenia fare tutti li suoi piaceri compiutamente23. Elli mi comandava molte volte che io cercasse per vedere questa angiola giovanissima; onde io ne la mia puerizia molte volte l’andai cercando, e vedèala di sì nobili e laudabili portamenti, che certo di lei si potea dire quella parola del poeta Omero: “Ella non parea figliuola d’uomo mortale, ma di Deo”24. E avegna che25 la sua imagine, la quale continuamente meco stava, fosse baldanza d’Amore26 a segnoreggiare me, tuttavia era di sì nobilissima vertù, che nulla volta sofferse27 che Amore mi reggesse sanza lo fedele consiglio de la ragione in quelle cose là ove cotale consiglio fosse utile28 a udire. E però che soprastare a le passioni e atti di tanta gioventudine pare alcuno parlare fabuloso, mi partirò da esse29; e trapassando molte cose, le quali si potrebbero trarre de l’esemplo onde nascono queste, verrò a quelle parole le quali sono scritte ne la mia memoria sotto maggiori paragrafi30.
CAPITOLO III
Poi che furono passati tanti die, che appunto erano compiuti li nove anni31 appresso l’apparimento soprascritto di questa gentilissima, ne l’ultimo di questi die avvenne che questa mirabile donna apparve a me vestita di colore bianchissimo32, in mezzo a due gentili donne33, le quali erano di più lunga etade34; e passando per una via, volse li occhi verso quella parte ov’io era molto pauroso, e per la sua ineffabile cortesia, la quale è oggi meritata nel grande secolo35, mi salutoe molto virtuosamente, tanto che me parve allora vedere tutti li termini de la beatitudine36. L’ora che lo suo dolcissimo salutare mi giunse, era fermamente nona di quello giorno37; e però che quella fu la prima volta che le sue parole si mossero per venire a li miei orecchi, presi tanta dolcezza, che come inebriato mi partio da le genti, e ricorsi a lo solingo luogo d’una mia camera, e puòsimi a pensare di questa cortesissima. E pensando di lei mi sopragiunse uno soave sonno, ne lo quale m’apparve una maravigliosa visione38, che me parea vedere ne la mia camera una nèbula di colore di fuoco, dentro a la quale io discernea39 una figura d’uno segnore di pauroso aspetto a chi la guardasse; e pareami con tanta letizia, quanto a sé, che mirabile cosa era; e ne le sue parole dicea molte cose, le quali io non intendea40 se non poche; tra le quali intendea queste: «Ego dominus tuus41». Ne le sue braccia mi parea vedere una persona dormire nuda, salvo che involta mi parea in uno drappo sanguigno42 leggeramente; la quale io riguardando molto intentivamente43, conobbi ch’era la donna de la salute44, la quale m’avea lo giorno dinanzi degnato di salutare. E ne l’una de le mani mi parea che questi tenesse una cosa, la quale ardesse tutta; e pareami che mi dicesse queste parole: «Vide cor tuum45». E quando elli era stato alquanto, pareami che disvegliasse questa che dormia; e tanto si sforzava per suo ingegno, che la facea mangiare questa cosa che in mano li ardea, la quale ella mangiava dubitosamente46. Appresso ciò, poco dimorava che la sua letizia si convertia in amarissimo pianto; e così piangendo, si ricogliea questa donna ne le sue braccia, e con essa mi parea che si ne gisse verso lo cielo47; onde io sostenea sì grande angoscia, che lo mio deboletto sonno non poteo sostenere, anzi si ruppe e fui disvegliato. E mantenente cominciai a pensare, e trovai che l’ora ne la quale m’era questa visione apparita, era la quarta de la notte stata; sì che appare manifestamente ch’ella fue la prima ora de le nove ultime ore de la notte48. Pensando io a ciò che m’era apparuto, propuosi di farlo sentire a molti, li quali erano famosi trovatori in quello tempo: e con ciò fosse cosa che49 io avesse già veduto per me medesimo l’arte del dire parole per rima, propuosi di fare uno sonetto, ne lo quale io salutasse tutti li fedeli d’Amore50; e pregandoli che giudicassero la mia visione, scrissi a loro ciò che io avea nel mio sonno veduto. E cominciai allora questo sonetto, lo quale comincia: “A ciascun’alma presa”.
A ciascun’alma presa, e gentil core,
nel cui cospetto ven lo dir presente,
in ciò che mi rescrivan suo parvente,
4salute in lor segnor, cioè Amore.
Già eran quasi che atterzate l’ore
del tempo che onne stella n’è lucente,
quando m’apparve Amor subitamente,
8cui essenza membrar mi dà orrore.
Allegro mi sembrava Amor tenendo
meo core in mano, e ne le braccia avea
11madonna involta in un drappo dormendo.
Poi la svegliava, e d’esto core ardendo
lei paventosa umilmente pascea:
14appresso gir lo ne vedea piangendo.
vv. 1-4 A ciascuna anima innamorata (presa) e cuore gentile, nella cui presenza (cospetto) viene il presente scritto (dir), affinché (in ciò che) mi scrivano in risposta (rescrivan) la loro interpretazione (parvente), porgo il mio saluto in nome del loro signore, cioè Amore.
vv. 5-8 Era già passato quasi un terzo delle ore (quasi che atterzate l’ore) della notte, il tempo in cui tutte le stelle splendono, quando improvvisamente (subitamente) mi apparve Amore, di cui mi procura paura ricordare (membrar) la figura (essenza).
vv. 9-11 Amore mi sembrava allegro mentre teneva (tenendo) in mano il mio cuore, e tra le braccia aveva la mia signora (madonna) avvolta in un drappo che dormiva (dormendo).
vv. 12-14 Poi la svegliava e, con tenera sollecitudine (umilmente), nutriva (pascea) di questo (esto) cuore che ardeva la donna (lei) timorosa (paventosa): poi lo vedevo andarsene in lacrime (piangendo).
sasasasas
Note
Analisi del testo
Note
1 libro de la mia memoria
I ricordi di Dante, che sono raccolti nella sua mente come a formare un libro.
2 dinanzi … leggere
Si tratta dunque di ricordi giovanili.
3 rubrica
Titolo, di libro o di capitolo (il termine deriva infatti dal latino ruber, che significa “rosso”, il colore con cui veniva scritto il titolo dei manoscritti). In questo caso, nella metafora del “libro” come “racconto della propria vita”, indica l’inizio di un periodo decisivo nella vita di Dante, quello dell’amore per Beatrice.
4 Incipit vita nova
Comincia una vita nuova. L’aggettivo “nuova” sarà da intendere anche come “rinnovata”, “rigenerata” dall’amore. L’uso del “titolo” in latino e la sua incisività sottolinea l’importanza della storia che Dante si accinge a raccontare.
5 assemplare
Trascrivere.
6 sentenzia
Significato, senso essenziale e complessivo.
7 Nove fiate … girazione
Nove volte (fiate) il sole aveva compiuto il giro intorno alla terra, cioè erano trascorsi circa nove anni dalla nascita di Dante. Compaiono qui due elementi tipici della poesia di Dante, frequenti anche nella Divina Commedia: il riferimento al numero nove con valore simbolico e sacrale (il nove è il prodotto di tre per tre, numero simbolo della Trinità divina), e l’uso di riferimenti astrologici per indicazioni di luogo e di spazio.
8 prima
Per la prima volta
9 la gloriosa … mente
Fin da questa sua prima comparsa Beatrice (che ha qui nove anni) viene presentata da Dante con quegli attributi di assoluta celebrazione che assumerà nel corso della vita.
10 fu chiamata … Beatrice
Nel nome della donna si coglie il suo valore: ella è “portatrice di beatitudine”
11 lo cielo stellato … d’un grado
L’indicazione astronomica indica semplicemente che sono passati otto anni e quattro mesi dalla sua nascita (cfr. nota 7).
12 anno nono … del mio nono
Per questa insistenza sul numero nove, cfr. nota 7.
13 vestita di nobilissimo colore … sanguigno
Questa annotazione sul colore delle vesti di Beatrice è la prima di una serie che rivela una costante attenzione ai significati simbolici della realtà.
14 a la guisa … si convenia
Nel modo adatto a una bambina della sua età.
15 lo spirito de la vita … tremando
Secondo le scienze del tempo, tre erano gli “spiriti” che presiedevano alla vita delle persone: lo spirito della vita, potenza vitale primaria, che ha sede nel cuore; lo spirito animale, che regola la vita sensitiva e che risiede nel cervello da cui si diffonde attraverso i nervi in tutto il corpo; lo spirito naturale, che regola la vita vegetativa e risiede nel fegato. L’emozione “miracolosa” derivata dalla visione di Beatrice provoca in Dante il tremore dello spirito vitale che si manifesta attraverso il battito orribilmente (dolorosamente) rallentato del polso. Il tremore come effetto dell’incontro con l’amata era un canone poetico-erotico che da Ovidio era passato ai provenzali e alla poesia del Duecento. Per gli stilnovisti il tremore diventa una forma di reverenza e venerazione. In Dante, a partire dalla Vita nuova, il canone stilnovistico si complica e diventa timore di fronte alla divinità.
16 Ecce deus … mihi
Ecco un dio (l’Amore) più forte di me che viene a dominare su di me: si annuncia così la signoria dell’Amore sulla vita di Dante.
17 lo spirito animale … le loro percezioni
cfr. nota 15.
18 parlando spezialmente a li spiriti del viso
Le sensazioni di Dante si manifestano in modo particolare attraverso le espressioni del viso
19 Apparuit iam beatitudo vestra
Ora è apparsa la vostra beatitudine; la visione di Beatrice costituirà il godimento supremo per gli occhi di Dante. Questa immagine costituisce un topos costante nella raffigurazione letterale e allegorica di Beatrice e del rapporto di Dante con lei, che ritornerà con potenziato valore spirituale e religioso nella Commedia.
20 lo spirito naturale … lo nutrimento nostro
cfr. nota 15.
21 Heu miser … deinceps!
Misero me, poiché da ora in avanti sarò impedito nelle mie funzioni! Così Dante esprime le sofferenze fisiche che questa passione amorosa gli procurerà
22 dispensata
Sposata, congiunta.
23 me convenia … compiutamente
Ero costretto, mi era necessario soddisfare completamente i suoi voleri.
24 Ella … di Deo
Così Dante trascrive un verso dell’Iliade (libro XXIV, V. 258).
25 avegna che
Sebbene.
26 fosse baldanza d’Amore
Conferisse forte dominio di Amore su di me.
27 nulla volta sofferse
Non permise mai.
28 tuttavia … utile
L’immagine di Beatrice è così virtuosa da ispirare sempre e solo pensieri ragionevoli e morali.
29 E però … da esse
Poiché parlare di sentimenti così giovanili può sembrare fabuloso, cioè inventato o poco credibile, mi allontanerò da loro, cioè smetterò di parlarne.
30 trapassando … maggiori paragrafi
Tralasciando molte cose di quei ricordi giovanili, passerò a parlare di quelle segnate nella mia memoria con maggiore importanza e più vicine nel tempo, vissute in età più matura
31 nove anni
cfr. nota 7
32 vestita di colore bianchissimo
cfr. nota 13.
33 in mezzo a due gentili donne
La figura di Beatrice accompagnata o circondata da altre gentili donne appartiene all’immaginario reale e poetico del tempo, e assumerà chiari connotati simbolici nella Commedia. Così, nella sua prima apparizione a Dante nel Purgatorio, intorno a Beatrice danzeranno due gruppi di tre e di quattro donne, simbolo rispettivamente delle virtù teologali e delle virtù cardinali.
34 di più lunga etade
Di maggiore età, più anziane.
35 ineffabile cortesia … secolo
La virtù di Beatrice è ora ricompensata in Paradiso, nella vita eterna (nel grande secolo). Dante anticipa qui l’evento della morte di Beatrice in giovane età, e la sua “santificazione” fra gli spiriti beati.
36 mi salutoe … beatitudine
Il saluto di Beatrice e la beatitudine che questo provoca in Dante è un motivo centrale nella vicenda amorosa del poeta.
37 nona di quello giorno
cfr. nota 7.
38 una maravigliosa visione
È il primo sogno-visione di Dante, che rivela in una dimensione quasi estatica la realtà più segreta della coscienza. Seguiranno altre visioni, che si proporranno come anticipatrici e disvelatrici delle più alte e misteriose realtà. La stessa Divina Commedia può essere raffigurata come un’unica grandiosa “visione”, con al centro sempre Beatrice.
39 discernea
Intravvedevo, distinguevo.
40 le sue parole … non intendea
Dante non comprende inizialmente le parole di questa figura “divina”, cioè di Amore, perché il linguaggio degli dei è incomprensibile all’uomo. Situazioni analoghe si presenteranno con forte valore simbolico nella Commedia; l’episodio più significativo, a questo proposito, sarà quello dell’incontro con l’avo Cacciaguida nel canto xv del Paradiso, dove ritroviamo proprio il tema del linguaggio così elevato da risultare incomprensibile a Dante.
41 Ego dominus tuus
Io sono il tuo signore.
42 drappo sanguigno
cfr. nota 13.
43 intentivamente
attentamente.
44 la donna de la salute
La donna che lo aveva salutato e che gli aveva così donato salvezza e beatitudine, cioè Beatrice.
45 Vide cor tuum
Vedi il tuo cuore. La scena assume tratti misteriosi e quasi drammatici, con la figura di Amore che tiene in mano il cuore ardente di Dante. Tale atmosfera si accentuerà nelle righe successive.
46 dubitosamente
Esitante e timorosa
47 mi parea che si ne gisse verso lo cielo
Anche questa dolente “ascensione” al cielo di Beatrice (amarissimo pianto, piangendo) è annuncio dell’imminente morte della donna amata.
48 la prima ora de le nove ultime ore de la notte
Nella misurazione delle ore del giorno ai tempi di Dante corrisponde all’ora tra le nove e le dieci di sera. Si tratta anche qui di un modo per insistere sul numero nove (cfr. nota 7).
49 con ciò fosse cosa che
Poiché, per il fatto che.
50 li fedeli d’Amore
I poeti d’amore (→ p. 173).
Riconoscere gli elementi di una storia
Metro
Guida alla lettura
Il “titolo” in latino, oltre a dare solennità al momento e all’opera, è anche il primo esempio del bilinguismo tipico della scrittura di Dante, in tutte le sue opere. Ne vedremo presto nuovi esempi.
Secondo le norme tradizionali di composizione, questa è la “dichiarazione dell’argomento” che deve introdurre l’opera. Vedi il corrispondente “proemio” del Convivio.
La simbologia dei numeri (il nove) e dei colori (qui sanguigno), e i riferimenti astronomici (il cielo stellato) sono ricorrenti segni di sacro e fatale destino, tipici della cultura medievale.
L’abito rosso (sanguigno) raffigura l’ardore della carità, così come il colore bianchissimo della veste di Beatrice nel prossimo capitolo sarà simbolo di purezza e castità, ma anche della virtù teologale della Fede. Più avanti la ritroveremo con abito verde, simbolo della Speranza.
Dante dichiara in modo esplicito il suo “vassallaggio” nei confronti dell’Amore, immagine tipica della cultura cortese che assume originali significati nella poesia stilnovistica.
L’amore di Dante e dello Stil novo non è semplice sentimento, ma condizione spirituale che induce a riflessione intellettuale.
La storia d’amore di Dante per Beatrice è scandita anche cronologicamente in tempi e situazioni che assumono valore simbolico e che le attribuiscono un valore “soprannaturale”
Compare per la prima volta nell’opera di Dante l’elemento del “sogno” e della “visione”, che nella cultura medievale ha il valore di rivelazione di verità e realtà altrimenti incomprensibili.
Compare qui il motivo tradizionale del “cuore mangiato” come cibo e rito d’amore. Si tratta di un tema diffuso nella letteratura medievale, che sarà rielaborato anche da Boccaccio in alcune novelle del Decameron.
Dante si propone di far conoscere ad altri poeti del tempo, i fedeli d’amore cui si rivolgerà nelle righe successive, la propria visione e di sottoporla al loro giudizio. Veniamo così a conoscenza dell’esistenza di un’attiva relazione fra i gruppi di artisti del tempo
L’esordio del componimento con la dedica e l’indicazione del pubblico “privato” cui è rivolto è elemento retorico caratteristico in Dante e nella letteratura cortese in genere
L’umiltà è virtù che occupa un posto centrale nell’etica di Dante, come riscatto dalla viltà e dalla superbia ed elevazione alla nobiltà di cuore. Sarà costante attributo di Beatrice.