Che cosa significa essere liberi

Nella vita ci sono però anche molte cose che ci limitano e che non dipendono in alcun modo da noi: dunque non possiamo dominarle.

Facciamo un semplice esempio a partire dal nostro corpo: ciascuno di noi ha un corpo, che talvolta è fragile e si ammala. Io sono in teoria libero di scalare una montagna, ma se il mio corpo è debole e non godo di buona salute, non posso mettere in pratica il mio desiderio.

Un altro esempio: ognuno di noi vorrebbe che le persone a cui vogliamo bene non morissero, eppure non possiamo impedirlo. Non dipende dalla nostra volontà.

La vita non sempre corrisponde ai nostri sogni e bisogna imparare ad accettare quello che ci capita, senza sentirsi una vittima (delle circostanze, della società ecc.).

Il vittimismo ci rende prigionieri di noi stessi, delle nostre paure, dell'incapacità di adattarsi alle circostanze della vita. Imparare ad accettare quello che non possiamo cambiare: è anche questa una forma di libertà.

Gli esempi fatti sopra determinano alcuni interrogativi sulla natura e sui limiti della nostra libertà. Non sempre siamo liberi di scegliere tutto quello che ci succede, né essere liberi di fare qualcosa vuol dire riuscirci.

Conoscerci approfonditamente, essere consapevoli di noi stessi e dell’ambiente nel quale viviamo può evitare che la nostra libertà si scontri, prima o poi, con la realtà.

Essere liberi non significa fare tutto quello che ci pare, secondo l’impulso del momento.

L’attivista e pastore protestante statunitense Martin Luther King – che ha sacrificato la sua vita alla libertà – diceva che la libertà di ciascuno di noi finisce dove comincia quella degli altri.

A suo tempo, anche Aristotele aveva parlato di libertà e, contraddicendo il senso comune, spiegava: «Lo schiavo è colui che non ha legami, non ha un suo posto, che si può utilizzare dappertutto e in modi diversi. L’uomo libero invece è colui che ha molti legami e molti obblighi verso gli altri, verso la città e verso il luogo in cui vive».