Il paradosso dei limiti

Il sociologo tedesco Georg Simmel affermava che «noi possiamo esprimere la nostra natura con un paradosso: noi abbiamo ovunque un limite, e noi non abbiamo affatto un limite».
In questo paradosso è racchiusa tutta la dialettica dell'esistenza.

L'esperienza del limite - nelle forme dei fallimenti, del dolore e della morte - diventa coscienza della finitudine, ma questa consapevolezza non porta a far pace con la realtà naturale, perché «nell'uomo c'è qualcosa che soffre di questo no, del limite».

Un limite della vita è la fragilità di quando si è feriti, nel corpo o nello spirito.

Di questa fragilità Gesù insegnerà a farsi carico non solo rispetto a sé stessi, ma anche rispetto agli altri (il piccolo, il povero, il malato, lo straniero, l'abbandonato).

Ma questa è solo una parte della realtà umana. Vi è infatti quella "eccedenza" («noi non abbiamo affatto un limite») che ci porta ad andare oltre quello che è immediatamente comprensibile, a intuire il mistero che ci trascende e che, toccandoci nella profondità del nostro essere, ci permette di trovare un senso alla vita.

Stare "nella" vita

Nella concretezza dell'esperienza umana (individuale e sociale) riconosciamo dunque "l'altro da sé" e "l'oltre il sé" passando, accogliendo e oltrepassando i confini che ci limitano.

Questo significa non dominare la vita, ma aprirci a essa, sceglierla, non soffermarci solo su prospettive astratte "sulla" vita, ma stando concretamente "in" essa.

Il filosofo e teologo Romano Guardini riteneva l'essere umano un "concreto vivente", che tiene in sé le due polarità opposte, i due limiti a cui abbiamo accennato.

A suo modo di vedere, la vita è proprio: «quell'unità in cui sta legata quella grande ricchezza degli opposti e dei loro rapporti». La tensione che la innerva dà ragione della sua «polarità fondamentale», fra coscienza della finitezza e struggente desiderio di pienezza.

Infatti, essa: «abbraccia sempre entrambi i lati degli opposti. Mai essa può nascere da uno solo. È sempre sia l'uno sia l'altro». All'interno di questa "dinamica degli opposti" «è possibile forgiare risposte originali ed esemplari, intrecciando le esigenze materiali con le istanze di senso, il finito con l'infinito».