Un'azione comune

L'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) si adopera per aiutare chi è costretto per vari motivi a lasciare il Paese d'origine.

Il Commissario di questo Ente, Filippo Grandi, ha incontrato papa Francesco il 16 aprile 2021 in un'udienza privata per un confronto sui bisogni di queste persone: in quell'occasione si è sottolineata l'importanza di rafforzare una salda cooperazione tra la Santa Sede e l’UNHCR, nell'accogliere, proteggere e integrare i richiedenti asilo e i rifugiati.

Presso la CEI è attivo un Organismo Pastorale che si dedica alle migrazioni: la Fondazione Migrantes, impegnata a «promuovere nelle comunità cristiane atteggiamenti e opere di fraterna accoglienza nei loro riguardi, per stimolare nella società civile la comprensione e la valorizzazione della loro identità in un clima di pacifica convivenza» (Statuto, art. 1).

L’UNHCR e la Chiesa condividono, dunque, una visione di governance globale della migrazione forzata basata su vicinanza e solidarietà.

Tutti siamo stranieri

L'amore per il prossimo insegnato da Gesù è il principio in nome del quale il cristiano è chiamato ad accogliere fraternamente chi è diverso.

E, in ambito ebraico, la morale della Bibbia ammoniva: «Amate dunque il forestiero, perché anche voi foste forestieri nella terra d’Egitto» (Deuteronomio 10, 19).
Nella Bibbia questo comandamento ritorna più volte (Deuteronomio 24, 17; Esodo 22, 20; Levitico 19, 34) ed è un invito a sentirsi stranieri e – proprio a partire da questa autocoscienza – ad assumere la responsabilità verso gli stranieri che giungono a noi, nella loro diversità che appare incomprensibile.

Questo ci dice il testo biblico: ciascuno di noi è straniero rispetto ad altri e proprio per questo deve comportarsi con lo straniero come lui vorrebbe che altri si comportassero nei suoi confronti.

Per chi non è credente o appartiene ad altre confessioni religiose, il principio dell'accoglienza e della solidarietà dovrebbe essere insito nella natura umana, ed è comunque – come abbiamo visto – riconosciuto a livello internazionale. Eppure, gli stranieri tra noi sono guardati con sospetto (o con paura).

La filosofa Julia Kristeva ha affermato: «Stranamente lo straniero ci abita: è la faccia oscura della nostra identità […]. Riconoscendo lo straniero in noi stessi, possiamo non detestarlo in lui» e il poeta Edmond Jabès: «Lo straniero ti permette di essere te stesso, facendo di te uno straniero» e, ancora, «La distanza che ti separa dallo straniero è quella che ti separa da te stesso».