La rivoluzione della cura

Guarire il mondo, riparare la casa comune dai danni umani e ambientali, ridurre le conseguenze della crescente diseguaglianza sociale ed economica, sono le urgenze «per costruire un mondo migliore, pieno di speranza per le future generazioni». E ha posto questa domanda: «In che modo possiamo aiutare a guarire il nostro mondo, oggi?».

La risposta è nella «rivoluzione della cura», che deve diventare patrimonio condiviso, stile di relazioni e modalità di impegno capace di rigenerare dall'interno gli ambiti della vita comune, dando respiro alla progettualità politica e rinnovando l'economia.

Essa può diventare espressione di "cura", rallentando un ritmo disumano di consumo e produzione per imparare a comprendere la Natura e a riconnetterci con la realtà.

La cura è fatta di tenerezza e di coraggio: come ha osservato l'economista Gaël Giraud «è la capacità di chinarsi su ogni frammento, di fare attenzione ai dettagli, di saper cogliere i nessi, le implicazioni, le sfumature delle situazioni, delle storie e dei contesti. È la tenerezza di chi si lascia toccare dalla realtà dell'altro, non rimane indifferente di fronte al suo grido, impassibile dinanzi ai suoi sogni. È la forma più alta del coraggio. Ed è sempre politica».

La cura come obiettivo da raggiungere

«La cura costituisce la qualità essenziale della condizione umana, ma non è qualcosa che ci appartiene, come il corpo e la mente; è il nostro esserci, il nostro modo di stare nel mondo con gli altri, al quale siamo chiamati a dare forma. L'esserci è una tensione continua a ricercare quello che è necessario per conservare la vita, per farla prosperare e per guarire le ferite ricevute».

In queste parole Luigina Mortari ci suggerisce due concetti:

  1. il primo che la cura non è qualcosa di scontato, ma un obiettivo da raggiungere;
  2. il secondo che essa ha a che fare con la nostra scelta esistenziale.

Precisa meglio la filosofa: «Siamo quello che facciamo e quello di cui abbiamo cura».
Evidentemente, il primo passo che dobbiamo compiere in relazione alla scelta esistenziale è la cura verso noi stessi. Prendersi cura di sè stessi implica il conoscersi, per trovare "la propria verità".

Le nostre azioni di cura (quelle che diamo e quelle che riceviamo) ci "modellano": quello che accade nello scambio relazionale con l'altro, diverrà poi parte di noi.

L'impegno reciproco di cura vale in tutte le comunità: la famiglia, la scuola, i luoghi di lavoro, le istituzioni pubbliche.

Non basta ancora: anche al mondo dobbiamo la nostra cura. Senza questa, l’ambiente si degrada, la povertà dilaga, si affermano diseguaglianze e ingiustizie.

In una parola, senza la cura, perdiamo la condizione di benessere a cui aspiriamo e a cui abbiamo diritto.