Cercatori appassionati, mai sazi

«Siamo cercatori di felicità, appassionati e mai sazi. Questa inquietudine ci accomuna tutti.
Sembra quasi che sia la dimensione più forte e consistente dell'esistenza, il punto di incontro e di convergenza delle differenze. Non può essere che così: è la nostra vita quotidiana il luogo da cui sale la sete di felicità.
Nasce con il primo anelito di vita e si spegne con l'ultimo.
Nel cammino tra la nascita e la morte, siamo tutti cercatori di felicità»
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Queste parole sono tratte dalla Lettera ai cercatori di Dio scritta dalla Commissione Episcopale per la dottrina della Fede, l'Annuncio e la Catechesi nel 2008, come strumento possibile per il primo annuncio della fede in Cristo (il kerýgma) «a tutti coloro che sono in ricerca di risposte ai grandi interrogativi esistenziali».

Essa, secondo le parole dell'allora Presidente della Commissione, monsignor Bruno Forte, si proponeva di «suscitare attenzione e interesse anche in chi non si sente in ricerca, nel pieno rispetto della coscienza di ciascuno, con amicizia e simpatia verso tutti».

Se gli interrogativi che riguardano il Male, nelle sue forme di dolore, sofferenza, malattia, morte ci riguardano tutti, è altrettanto vero quanto afferma la Lettera: tutti noi esseri umani, credenti di qualunque confessione, e non credenti, bambini, giovani, adulti, anziani, cerchiamo la felicità.

Questo è vero fin dalle nostre origini ed è interessante notare che anche le prime forme di pensiero filosoficamente organizzato si proponevano come fine la ricerca della felicità.

Kerýgma

Il termine greco significa "annuncio": è la proclamazione solenne di un fatto. Nel nostro caso i fatti annunciati dagli apostoli sono la morte e la risurrezione di Gesù e il loro significato di salvezza per tutti gli uomini.