L'uomo più felice

Lo storico greco Erodoto (V secolo a.C.) racconta che un giorno Creso, re della Lidia, ricevette a corte i più importanti saggi della Grecia, tra cui Solone, il legislatore ateniese.

Dopo aver esibito con orgoglio e una certa arroganza le famose stanze dove erano raccolti i suoi innumerevoli tesori, chiese a Solone se mai avesse mai conosciuto qualcuno più felice di lui.

Sorprendendo il sovrano, Solone rispose: «Tello l'Ateniese è l'uomo più felice che io abbia mai incontrato; un uomo semplice, che ha avuto la gioia dell'amore dei figli e dei nipoti, morendo mentre combatteva con onore in difesa della propria città, dopo aver visto l'intero arco della generazione nata da lui. Un uomo che ha saputo gioire della felicità duratura».

In greco ci sono molti termini per esprimere la felicità.
Due di essi sono caratterizzati dall'avere il prefisso eu- che indica qualcosa di positivo:

  • eudaimonía significa avere un daimon ("demone", quegli esseri semi-divini intermediari tra gli dèi e gli uomini) ben disposto, che protegge;
  • eutychía significa avere la tyche, la "sorte" a favore.

Si tratta di due condizioni che non dipendono da sé stessi e che stanno fuori dalle possibilità umane.

Nel testo di Erodoto Tello è di più, è ól-bios, perché la sua "vita" (bíos) è "completamente" (olon) piena di beni duraturi (non caduchi e transitori come quelli di Creso), quelli che danno senso all'esistenza e la rendono autenticamente felice.