Una "cosa" che è di tutti

Il concetto di "Bene comune" venne teorizzato nell'antica Grecia - da parte dei filosofi Platone e Aristotele - a proposito della legittimità dell'esistenza della comunità politica (da pólis, che significa "città"), delle istituzioni sociali e in particolar modo dell'esercizio dell'autorità civile.

I due pensatori hanno centrato le loro riflessioni sul tema dell'impegno pubblico e sulla necessità che chi ricopriva una carica civile dovesse possedere determinati princípi morali, ubbidire a regole di comportamento condivise o praticare un determinato stile di vita.

In questo senso passò nella cultura latina (in particolare, con Cicerone): presso i Romani la più alta aspirazione di un uomo consisteva nel partecipare alla vita politica, per il bene della collettività, essendo considerato al servizio della res publica (da cui "repubblica", letteralmente "ciò che appartiene a tutti").

Per poter comprendere l'identità del Bene comune Platone paragonò «lo Stato ben ordinato» a un corpo e alle sue membra: si tratta di un'immagine che ebbe un certo successo.