La dimensione comunitaria del Bene

Il concetto di Bene comune è stato assunto dalla riflessione della Chiesa riguardo alla società – detta Dottrina sociale – che prese corpo a partire dal XIX secolo per poi trovare una definizione più precisa e approfondita nel Concilio Vaticano II.

La costituzione pastorale Gaudium et Spes emanata dal Concilio Vaticano II dà questa definizione di Bene comune: «è l'insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono tanto ai gruppi quanto ai singoli membri di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più speditamente» (Gaudium et Spes, n. 26).

Se il compito di ogni singolo individuo è quello di realizzare il Bene, il compito degli uomini nel loro insieme (cioè della società umana) è quello di compiere il Bene comune, che è «la dimensione comunitaria del Bene morale».

La politica per il Bene comune

Papa Giovanni XXIII, che del Concilio Vaticano II fu promotore, sottolineò che «il Bene comune costituisce la ragion d'essere dei poteri pubblici».

Quindi, anche se spetta a ciascun cittadino promuovere e tutelare nel suo operato il Bene comune e non ostacolarlo, è compito specifico della comunità politica, cioè dello Stato e delle istituzioni, orientarsi verso questo Bene.

Questa idea di società è coerente con quella che aveva l'antichità greco-romana ed è quanto mai attuale: non potremmo, infatti, comprendere appieno il concetto di Bene comune senza rapportarlo alla politica, la quale si occupa di assicurare un ordinamento statale funzionante, che tuteli i diritti umani fondamentali.

Secondo la Dottrina sociale cristiana, dunque, l'identità del Bene comune rappresenta lo scopo e il motivo della legittimità della comunità politica, delle istituzioni sociali e in particolar modo dell'esercizio dell’autorità civile.

La politica e la virtù della Carità

In un videomessaggio trasmesso in occasione dell'Expo tenutasi a Milano nel 2015, papa Francesco ha affermato: «La politica, tanto denigrata, è una vocazione altissima, è una delle forme più preziose della Carità, perché cerca il Bene comune».

La Carità di cui parla il Papa è una delle tre virtù teologali, insieme a "Fede" e "Speranza".

Nell’Inno alla carità, scritto da Paolo di Tarso nella Lettera ai Corinzi (13, 1-13), si spiega che essa coincide con la magnanimità e la benevolenza. Si tratta dell'amore autentico verso il nostro prossimo, fatto di vicinanza, premura, responsabilità: il cuore dell'insegnamento di Gesù.

Il perseguimento del Bene comune comprende, dunque, valori morali e culturali che sono oggetto di generale consenso e che sono alla base delle strutture della convivenza civile, nei suoi vari aspetti (la proprietà, l'accoglienza, la sicurezza, la salute, la cooperazione, l'istruzione, la solidarietà ecc.).